24|| JEALOUSY, JEALOUSY 🤍

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Me ne andai zoppicando lasciandomi alle spalle il campo, sentii risuonare la sua voce, la sua risata, vidi il suo viso illuminato da un sorriso nuovo, i suoi occhi blu risplendenti come il mare che ci aveva visto piano piano avvicinarci sempre di più, tornai alla realtà e mi accorsi che era lì, lì e non era venuta da me, non era venuta a cercarmi, non era venuta a parlarmi, stava lì con Federico a ridere e scherzare senza nemmeno accorgersi della mia presenza. << Manuel, rimani stavamo giusto parlando della partenza di domani, tu hai preparato già la valigia? >> Federico spostò l'attenzione su di me << Stavo giusto andando in camera, ho delle cose da sbrigare ma voi due divertitevi, fate come se fossi rimasto >> il mio sguardo era però puntato su di lei ma il suo cercava in tutti i modi di sfuggirmi, mi allontanai, lei non provò a fermarmi << Aspetta Manuel >> sentii la voce di Matteo ma non avevo la minima voglia di parlare di ciò che era appena successo, entrai velocemente e faticosamente in camera, chiusi la porta e lasciai spazio alla mia esasperazione. Mi sedetti sul letto, mi lasciai scivolare all'indietro distendendo la gamba con la caviglia dolorante, la porta si aprì << Ti sei storto la caviglia ma non vai mica piano >> pronunciò Matteo riprendendo fiato e poggiando del ghiaccio sulla caviglia << Non ti posso lasciare un attimo solo, eh? >> continuò << Hai visto anche tu no? >> chiusi gli occhi cercando a tutti i costi di eliminare tutte le immagini di Beatrice e Federico insieme, il mio migliore amico non rispose, si sedette accanto a me.

<< Sai a volte penso che il problema sia io, che non riesco a trattenere una persona, che non riesco ad amarla come dovrei ma la verità è che mi sono semplicemente abituato ad essere abbandonato ma questa volta no non doveva essere proprio così, 4 mesi pieni di gioia e di lei, di Beatrice, me ne dovevo accorgere prima che qualcosa non andava, andava tutto troppo liscio. Forse non mi merito tutto questo, forse non è questo che è stato riservato per me ma per Federico può esserlo, lui può essere l'uomo che l'aspetterà a casa a ritorno dal lavoro, l'uomo che le dedicherà tutti i suoi goal, l'uomo che riuscirà sempre a farla ridere, l'uomo che lei potrà amare e io chi sono per impedirle di essere felice. Io la amo, la amo così tanto ma io non sono pronto, questo non sono io, il Manuel di prima che scappa vedendo la ragazza che ama ridere e scherzare con un altro non è ciò che sono. Pensavo di stare bene ma adesso mi accorgo di no, sto malissimo Matteo e l'unico modo per stare meglio sarebbe stare del tempo con lei >> sospirai

<< Manuel, Federico non è il ragazzo giusto per lei, lei ama te e sei solo tu a non averlo ancora capito seppur te lo abbia anche detto e dimostrato>> disse il mio compagno di stanza impedendomi di continuare, fece per alzarsi capendo che era meglio lasciarmi da solo << Lo guarda come guardava me >> tirai fuori, Matteo si girò verso di me << Parlale>> mi consigliò uscendo.
Mi sdraiai completamente, ripensai a lei, dovevo lasciarla libera, riusciva soltanto a sfuggirmi, più io mi avvicino più lei si allontanava, non potevo farmi questo, rischiavo di farmi male ad ogni mio passo e lei a difendersi da me come se non volesse farmi entrare nella sua vita, come se non ci riuscisse e l'unico modo fosse tenermi alla larga. Parlare, dovevo parlare, dovevo parlarle, se mi sarei odiato e mi avrebbe odiato dopo quello che gli avrei detto? Certo che sì, le parole non sono mai benigne, non ti accarezzano con il loro spessore, non vanno mai al vento, ti trafiggono alle spalle, ti tradiscono, ti perseguitano e non potrai mai cancellarle. Non c'erano parole giuste o parole sbagliate che potessero descrivere al meglio quella situazione e ciò che dovevo dire a Beatrice eppure non riuscivo a trovarne. << Manuel tutto bene? >> rialzai il busto scorgendo la figura di Gianluca Vialli alla soglia della porta << No, né psicologicamente né fisicamente >> non volli mentire, Gianluca si avvicinò al mio letto << Vuoi parlarne? >> mi domandò, feci segno di no sprofondando di nuovo giù << Per qualsiasi cosa sai che sono qui, se vorrai parlarne io ci sono >> spostò il ghiaccio dalla caviglia << Che ti sei fatto qui? >> mi chiese rigirandosela tra le mani e controllando se fosse apposto << Una semplice storta, non c'è da preoccuparsi >> sminuii il problema, mi diede una mano per farmi alzare << Riesci a starci in piedi? Altrimenti è meglio se lasci il ritiro >> mi alzai e riuscii ad appoggiare completamente il piede anche se con un po' di dolore << Un po' di fisioterapia e sarai apposto >> mi diede una pacca sulla spalla << È giusto così, la vita del calciatore è fatta soprattutto da questi momenti perché è da questi che impara veramente. Sono sicuro però che la partita di dopodomani ti risolleverà il morale >> uscì poi ritornò su i suoi passi << Sai dov'è Beatrice? >> sospirai << È da un po' che non lo so >> si allontanò confuso verso il campo dove gli altri si stavano allenando, se Beatrice non era lì allora dove poteva essere, mi fermai un attimo a pensare " se vorrai cercarmi il tuo cuore capirà da solo che strada prendere " andai verso il parcheggio forzando sempre di più la mia caviglia che aveva soltanto bisogno di riposo, proprio come me.
Era lì in macchina con la chiave inserita e le mani al volante ma qualcosa le impediva di partire << Allora è così che credevi di risolvere la situazione? >> le urlai dall'ingresso di Coverciano << Adesso sono qui puoi parlarmi o se vuoi andartene e scrivermi un'altra lettera >> continuai, non avevo tutto quel coraggio, non avevo il coraggio di urlarle in faccia quelle cose ma lo stavo, lo stavo proprio facendo.

M.L. Finalmente tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora