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Izanami Kimura's pov

Erano le cinque di pomeriggio, avevamo appena finito di allenarci e i coach ci avevano dato il permesso di prepararci per la festa. Atsumu non spiccicava parola e non mi guardava neanche in faccia mentre Megumi si comportava in modo strano. Anche la notte prima era uscita di nascosto ma evitai di seguirla. E fino ad allora non avevo avuto ne la voglia ne il tempo di aprire quel discorso.

Dopo essermi fatta la doccia mi infilai dei pantaloncini bianchi e una maglietta blu e uscii in cortile ad aspettare gli altri. Li c'era già Atsumu insieme a Suna. Volevo parlargli, dirgli chissà cosa ma lui non voleva saperne. E io non sopportavo il fatto che mi stesse ignorando.

"Bene ora che ci siamo tutti possiamo andare. Non allontanatevi mai da soli e voglio vedervi tutti qui alle undici e mezza." ci avviammo tra le strade affollate della città e ben presto persi gli altri di vista. Allontanandomi rigorosamente da sola. Le bancarelle che vendevano cibo erano quelle con più fila. Sorrisi al solo pensiero di Osamu in coda per mangiarsi chissà cosa. La gente continuava a passarmi affianco e a tirarmi spallate. Ben presto mi stufai e decisi di andare a prendermi del ramen nel ristorante dell'altra volta.

"Buonasera, ojiisan" dissi accomodandomi.

"Oggi sei da sola?"

"Già..."

"Cosa ti porto?" sorrise dolcemente.

"Una ciotola media con carne extra e un bicchiere d'acqua, per favore" dissi passandogli dei soldi.

"Come mai non sei alla festa?" lo osservai preparare il mio ordine dietro al bancone.

"Non mi piacciono i posti affollati."

"Eppure anche quando giochi una partita c'è il pubblico."

"È diverso" mormorai staccando le bacchette.

"Immagino..." cominciò "Anche mio figlio giocava a pallavolo."

"Ha smesso?" chiesi lasciandolo spiazzato.

"Sai.. di solito quando lo dico a qualcuno mi chiedono se era forte e altre cose così..." ridacchiò "Comunque si, ha smesso" lo fissai pensierosa

"Evidentemente non gli piaceva abbastanza" sussurrai.

"Penso gli piacesse in realtà. Puntava ai nazionali e sono sicuro ci sarebbe arrivato. Poi si è ammalato e... non ce l'ha fatta. In un certo senso me lo ricordi, gli sareste piaciuti" fece riferimento anche ai miei amici, abbassai gradualmente lo sguardo fino a puntarlo nel piatto.
Non gli risposi. Non gli dissi 'mi dispiace', chissà quanti ne aveva sentiti fino ad allora. Semplicemente non dissi niente.

Finii il ramen e mi alzai dal tavolo.

"Domani parto. Le auguro il meglio che la vita possa offrirle." poggiai la mano sulla maniglia della porta.

"Non verrai più?" chiese.

"Non credo. Ma potrà continuare a vedermi in TV. Liceo Inarizaki" specificai "...Vincerò i nazionali anche per suo figlio. Ciao... ojiisan" dissi chiudendomi la porta alle spalle.

Afferrai il cellulare tra le mani e mi stupii nel notare che non ci fossero chiamate perse. Scrollai le spalle e camminai lentamente.

"Che ti dicevo? È lei!" mi bloccai di colpo.

Cazzo.

"Hey ragazzina!" il trentenne dell'altro giorno mi apparve davanti insieme a un suo amico.

"Si? Ci conosciamo?" chiesi facendo finta di nulla.

"Ma finiscila. Piuttosto come ti chiami?" sgranai gli occhi.

A. Miya x OcDove le storie prendono vita. Scoprilo ora