34

430 17 3
                                    

Izanami Kimura's pov

Voglio morire. Pensai sprofondando nella sedia del ristorante stellato migliore di Tokyo. Mamma mi guardò con disappunto ma non poté dirmi nulla per via dello sguardo di Daisuke.

Eravamo a cena fuori come una bella famiglia di città, ci trovavamo lì da ben quarantasette minuti. Si, li avevo contati.

Quarantasette minuti in cui nessuno aveva proferito parola. Quarantasette minuti in cui mamma aveva da ridire su tutto quello che facevamo e quarantasette minuti in cui Daisuke le intimava con lo sguardo di non aprire bocca riguardo questioni che non la riguardavano. Mio fratello aveva la schiena rigida e sembrava pronto a saltare addosso al primo dei nostri genitori che avrebbe detto qualche stronzata.

"Allora... Izanami..." prese parola nostra madre "... come va con lo studio?" Inspirai muovendomi a disagio sulla sedia.

"Abbastanza bene."

"E con matematica?". Deglutii il groppo che mi si era fermato in gola e mi affrettai a rispondere. Mia madre odiava quando ci mettevo troppo a farlo.

"Sono migliorata."

"Ah si? E quanto hai preso all'ultimo esame?"

"Cinquantotto." borbottai mordendomi il labbro.

"Non è neanche la sufficienza." la sua voce si era inasprita e il suo volto si era racchiuso in un espressione contrariata e disgustata. "Fai ancora parte di quello stupido club scolastico, non è così? Fallisci a scuola perché sei troppo impegnata a saltare qua e la con una palla tra le mani. Non hai neanche vinto le nazionali. E tu Daisuke? È cosi che ti prendi cura dei tuoi fratelli?" abbassai di colpo lo sguardo.

Merda. Colpita e affondata.

Mi girai verso Daisuke che non sembrava intenzionato a parlare. Era stato sgridato per colpa mia eppure si girò verso di me per poi regalarmi un sorrisino di conforto.

"Mamma ti sbagli. Izanami è molto brava, quasi sicuramente riceverà una borsa di studio per poter continuare a giocare all'università. Invece Daisuke sta facendo un ottimo lavoro con noi." Jun per la prima volta decise di aprire bocca.

"Dovrei esserne fiera? La sua carriera da giocatrice finirà presto, per un infortunio o altro e finirà per strada. Quindi direi che tuo fratello non sta facendo proprio un buon lavoro."

Me ne voglio andare.

Ad un certo punto Daisuke si piegò lievemente avvicinando il suo viso al mio.

"Ho una sorpresa per te. Ma la vedrai più tardi" disse sorridendo.

ATSUMU

online


Come procede?

Male. Tu come stai?

L'allenamento oggi è
stato estenuante. Ho sbattuto
male a terra ed ora ho un livido
enorme sulla schiena.

Non ho parole...

Ridacchiai mettendo via il telefono e risollevai lo sguardo.

"Perché sorridevi guardando il cellulare? Con chi stavi parlando?" roteai gli occhi.

"Non era nessuno."

"Non ci credo fammi vedere il cellulare." disse con un tono che non ammetteva repliche.

"Lasciala in pace. È abbastanza grande da distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, inoltre violare la sua privacy è inaccettabile." mi girai verso Izanagi ringraziandolo con lo sguardo.

"Sono vostra madre, la vostra privacy con me non esiste. Forza dammi il cellulare."

"No." lei alzò il sopracciglio guardandomi scioccata.

"No?" emise una risata isterica "Izanami se non vuoi andare incontro a gravi conseguenza dammi quell'aggeggio."

"Cazzo, ti ho detto di no." mi alzai in piedi strusciando la sedia sul pavimento "Non sei nessuno per venire qui dopo anni e comportarti da madre dicendoci cosa dobbiamo fare o no. Ti do una notizia veloce: i miei genitori sono morti la prima volta che ci hanno abbandonati e lasciati tutti sulle spalle di Daisuke-nii. E non osare dire una parola su come ci sta crescendo perché qualsiasi cosa lui faccia per noi in un secondo del suo tempo tu non sarai mai in grado di equipararla in tutta la tua vita. Facci un favore e sparisci una volta per tutte portandoti quel burattino inanimato che ti trascini sempre appresso."

"Izanami. Siediti immediatamente. Non tollero questo tuo modo di parlare e di rivolgerti a noi. Come diamine li stai crescendo?"

Non ci credo.

"Crescerci non era suo compito. Era vostro. Non vi siete presi le vostre cazzo di responsabilità e siete andati in giro per il mondo fregandovene di noi. Era un cazzo di ventenne quando si è ritrovato con cinque ragazzini da crescere. Non solo vi rivolgiamo ancora la parola ma avete anche la faccia tosta, il coraggio e la sfrontatezza di venire da lui e dirgli come avrebbe dovuto crescerci quando voi piuttosto che farlo ve ne siete andati?! Ma ch"

"Iza, siediti." mi girai verso Daisuke

"Ma-"

"Va tutto bene, tranquilla." sospirai e mi sedetti. Lui alzò il braccio facendo cenno al cameriere di portare il conto.

"La verità è che vostra madre ha bisogno di un donatore." prese per la prima volta parola papà.

"Ma che cazz- perché?" borbottò Jun scioccato.

"I miei reni non funzionano più bene. Senza trapianto io..."

"Non ve ne frega un cazzo di noi. Siete tornati solo perché volete il rene di uno di noi." sbarrai gli occhi disgustata a quella deduzione di Izanagi. I nostri genitori non proferirono parola confermando quanto detto.

Che schifo.

"Basta così. Da oggi in poi non ho più intenzione di sopportare ulteriormente la vostra arroganza. Non sarete più i benvenuti a casa mia e dei miei fratelli. E se doveste presentarvi comunque, come vi avevo già accennato, non esiterò a chiamare la polizia e a denunciarvi per violazione di proprietà privata. Non ho neanche intenzione di indugiare sul modo in cui parlate ai miei fratelli e sul vostro continuo tentativo di invadere la nostra privacy. Se nonostante tutte queste premesse avete bisogno di affermazioni dirette per capire: non osate avvicinarvi nuovamente a noi o ne pagherete le conseguenze. D'ora in avanti sarete solo due sconosciuti con cui condividiamo, per pure caso, il cognome. E con questo buona serata signori. Andiamo ragazzi." Daisuke si alzò dal tavolo e prese la giacca del completo allontanandosi con noi al suo seguito.

"È stato così figo." annuii alle parole di Jun.

Una volta usciti dal ristorante ci avicinammo all'auto con cui eravamo arrivati.

"Dove pensi di andare?" mi chiede Daisuke.

"In hotel?"

"C'è la tua sorpresa lì." fece un cenno con la testa e mi girai. Dall'altra parte della strada c'era lui. Atsumu. Era a Tokyo. Per me.

A. Miya x OcDove le storie prendono vita. Scoprilo ora