I think that I might have to let you go...

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"Batteries drain, I get the memo,
I think that I might have to let you go...
So can I call you tonight?
I'm trying to make up my mind".

(1) Prologo

Estate 2009.

«Bella dobbiamo andare.»

Mia madre mi chiamò da fuori la porta di camera mia, erano le undici del mattino ed ero in ritardo; come al solito.

«Bella tua sorella è già pronta!»

Così mi alzai e indossai qualcosa, come ogni estate infatti anche quella targata 2009 l'avrei passata in compagnia della famiglia Leclerc.
Mamma e Pascale erano migliori amiche come lo eravamo noi figli. Eravamo piccoli, giocavamo ma avevamo già le nostre simpatie.

Charles, il figlio maggiore di Pascale era il mio migliore amico.
Aveva due anni più di me, ed era il più grande tra noi quattro, aveva i capelli castani e gli occhi verdi come la giada.
Adoravo passare il tempo con lui, era l'unico che mi capiva veramente e forse era anche per questo motivo se da bambina dicevo che era la mia persona preferita.

Poi c'era Vic, mia sorella e Arthur il fratello minore di Charles.

Io e mia sorella non facevamo altro che aspettare il periodo estivo solo perché sapevamo che avremmo passato molto più tempo con loro rispetto agli altri mesi.
Nonostante abitassimo nella stessa città, riuscivamo a vederci veramente poco per questo le nostre famiglie hanno sempre sfruttato le vacanze che siano estive o natalizie per riunirsi.

«Sono pronta.»
Annunciai a mia madre che mi salutò con un bacio sulla guancia.

Dopo poco eravamo tutti e quattro in macchina e io e Vic non facevamo altro se non chiedere:
"siamo arrivati?"

Peccato che la risposta fu per almeno una buon'ora un no secco.

Fino ad allora.

Finché non leggendo sui cartelli stradali, iniziai a riconoscere la strada.
Eravamo finalmente a Saint-Tropez!

Scesi dalla macchina e, insieme a mia sorella, iniziammo a correre verso il portone principale.

«Vic! Bella!»

Arthur fu l'unico a venirci in contro, ci abbracciammo forte. Poi mi misi alla ricerca della mia spalla, anzi nella mia testa ero già pronta a dirgliene quattro per non essermi venuta a salutare.

«Dov'è Charles?»

Pascale, sua madre, venne verso di me e mi abbracciò quasi sconsolata.

«Charles non passerà l'estate con noi, è rimasto a Monaco». Disse. «Preferisce concentrarsi sui kart».

Corsi verso mio padre e mi nascosi dietro la sua gamba.

Era la prima volta che piangevo per lui.

L'estate precedente a quella fu l'ultima che passai insieme a lui.
Se solo me lo avessero detto prima, magari me la sarei goduta di più e forse a quei tempi non ci sarei rimasta tanto male.

-

Charles da quell'estate non si fece vivo.

Quello che credevo fosse il mio migliore amico era scomparso, il ragazzo solare, gentile e premuroso con cui avevo condiviso l'infanzia si era dileguato e io, io ero rimasta indietro.

Ero stata superata.

Charles aveva deciso di accatastare la nostra amicizia, di lasciarla nel passato e di andare avanti come se nulla fosse. Lui e i kart iniziarono ad essere un'unica cosa e più il tempo passava più non lo si vedeva più.

Vedevo Arthur e Victoire crescere insieme, vedevo come la loro amicizia si solidificava sempre di più mentre io facevo da spettatrice.
Sarei cresciuta e maturata da sola; poi con gli anni sono arrivata alla conclusione di non aver avuto mai bisogno di lui, peccato che continuasse a mancarmi giorno dopo giorno.

Charles ormai era diventato un fantasma, il mio fantasma.
Era cambiato e io non riuscivo ad accettarlo, mi davo la colpa di tutto questo. Mi chiedevo perché?
Perché non mi ha detto niente, perché è scomparso, perché non mi saluta le poche volte in cui ci vediamo...

Forse sarei stata la sua fan numero 1, sarei andata a tutte le sue corse e lo avrei supportato anche nelle sconfitte.

Ma lui non mi ha mai voluta.

Con il tempo l'ho accettato ma quel sentimento di abbandono e tradimento che ho sentito nei primi anni si è poi evoluto...evoluto in un sentimento di odio.

Un sentimento che però ho scoperto essere reciproco.

Charles ed io non ci sopportavamo più, i due bambini che impazzivano l'uno per l'altro erano andati.

E nonostante io avessi le mie ragioni, lui si comportava altrettanto.
Iniziò ad odiarmi anche lui.

Non potevamo restare da soli o ci saremmo ammazzati, eravamo diventati incompatibili.

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01) So can I call you tonight by Dayglow.

sweetheart // charles leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora