"Why not?
A fuckin' good time, never hurt nobody, I got a little drink
but it's not Bacardi.
If you loved the girl then I'm so, so sorry, I got to give it to her like we in a marriage".(25)
Sono in aereo, a trentasette mila piedi da terra mente stringo tra le mani l'ultima lettera che Charles mi ha scritto in questi anni.
Temo questa lettera più di qualsiasi altra cosa e questo perché so il contenuto che contiene, a differenza delle scorse volte so a cosa vado in contro.
A quale altro tipo di dolore devo approcciare.
La apro con le mani che tremano, mi ripeto adesso o mai più.
Questa lettera è l'ultimo ostacolo che mi separa da lui, l'ultimo prima di poter affrontare finalmente il discorso.
Il fiato però mi si blocca in gola non appena leggo la data.
Giugno 2017.
Bella,
ti prego di capirmi del perché io ti stia scrivendo. Questo credo sia il terzo foglio di carta che uso dato che gli altri li rovinavo con le lacrime; non so da dove iniziare ma so che scriverti mi fa sentire bene e ultimamente ne ho bisogno.
Una parta di me è morta.
Di nuovo.
Evidentemente sono proprio una brutta persona se mi merito tutto questo.
E la cosa che mi fa più rabbia è che io ne ero completamente allo scuro; non sapevo che mio padre stesse morendo finché non l'ho visto con i miei stessi occhi.
Finché dal volto di mia madre ho capito che se ne stava andando.
Per la prima volta andrò ad imbucare questa lettera da solo, l'ultima lettera e questa volta per sempre.
Prima che mio padre morisse gli ho raccontato una bugia, mia madre mi ha odiato in quel momento ma io non potevo fare altrimenti.
Come potevo lasciarlo andare senza vederlo orgoglioso di me ancora un'ultima volta, come potevo senza dirgli che ce l'avevo fatta. Che quella macchina che vedevo dal balcone del mio amichetto da adesso l'avrei guidata io.
Oh Bella, dovevi vedere il suo sorriso. Nonostante il dolore lancinante che stesse provando, nonostante il tumore se lo stesse mangiando vivo, sorrideva.
Era orgoglioso di me.
Il giorno del suo funerale ti ho vista, così come anni prima, eri venuta.
Ti ho vista avvinghiata ad Arthur e scusami se ti sembrerò cattivo ma anche solo per un momento ho sperato che ti respingesse, che ti cacciasse. Sarei voluto stare al suo di posto, volevo essere io ad essere calmato da te ma non potevo.
Non potevo perché quel giorno ho dovuto fare l'uomo di casa, o almeno ci ho provato. Ero io quello che avrebbe dovuto calmare suo fratello più piccolo ma ho miserabilmente fallito.
Non sono stato in grado di fare nemmeno quello; avrei dovuto fare forza alla mamma, lei che da quel giorno ci avrebbe dovuto fare anche da papà, ma ho fallito.
Dopo la cerimonia sono infatti corso in casa e mi sono rinchiuso in camera.
Non volevo fare più niente, per un momento ho pensato di lasciare; non avevo più il suo supporto, non mi era rimasto niente che mi spingesse a continuare. Poi però mi sono ricordato della promessa fatta a mio padre e così ho preso un aereo e sono andato a correre, e ho vinto per lui.
Al campionato mancano ancora qualche gara ma se dovessi vincere allora saprò che papà ha corso con me, così come Jules che ormai lo fa già da un po'.
Scriverti è stato liberatorio, lo ammetto, mi fa ancora male ma posso tollerarlo.
A quanto pare le cose tra noi due non si risolveranno mai, e mi dispiace devo dirtelo ma non so più che cosa fare, forse ho sbagliato in qualcosa, forse ho dato per scontato che anche tu provassi qualcosa per me, anche in una sola piccola parte.
Non volevo perderti, non volevo che la mia passione più grande alla fine mi prendesse tutta per sé senza lasciare tempo agli altri.
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sweetheart // charles leclerc
RomansaDue famiglie. Quattro figli, quattro storie. Due di loro sono però collegate. Bella Renaud studentessa universitaria in economia, condivide un passato segnato da un punto di rottura con il pilota Ferrari, Charles Leclerc. I due un tempo migliori...