Someone who loves you wouldn't do this...

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"Oh, all that I did to try to undo it, all of my pain and all your excuses.
I was a kid but I wasn't clueless
(Someone who loves you wouldn't do this). All of my past,
I tried to erase it
but now I see, would I even change it?
Might share a face and share a last name, but...(We are not the same)".

(21)

«Devo parlarti».

Annuisco e dopo essermi calmata, le faccio cenno di iniziare a parlare.

Sapevo che mi stesse nascondendo qualcosa, l'ho sempre temuto.

«Parto dal presupposto che mi dispiace, io e Arthur non volevamo che finisse così ma eravamo ragazzini...»

Lei e Arthur.
Chiudo gli occhi e la lascio parlare, non voglio trarre conclusioni affrettate.

«Charles ha ragione, ti scriveva delle lettere, tante lettere ma non ti sono mai arrivate e questo perché le abbiamo sempre prese noi».

È come se qualcuno mi stesse schiaffeggiando il volto, la verità.
Dopo anni finalmente so la verità ma non posso che non essere arrabbiata con loro.

Mi chiedo il perché. Perché tutto questo...erano gelosi? Impossibile.

Alzo lo sguardo verso di lei mentre mi scanso, un dolore al petto mi impossibilita nel respirare correttamente.

«O mio dio Victoire...o mio dio». Mi alzo e corro verso la finestra, ho bisogno di aria. «Perché lo avete fatto? Perché?»

Lei mi segue mortificata ma con un cenno della mano le dico di non avvicinarsi di più, ho bisogno di spazio.

«Eravamo dei ragazzini Bella...non volevamo che vi innamorasse, i rapporti si sarebbero rovinati e noi non volevamo...» dice cercando di dissuadermi.

Nego con la testa.
«I rapporti così sono morti. Lui non mi perdonerà mai per queste lettere, non mi crede!» Urlo esasperata.

Se solo non si fossero intromessi, se solo mi avessero permesso di leggere quelle lettere...se solo.

«Vai via per piacere, devo stare da sola. Non ci posso credere, hai mandato a puttane la mia vita».

Victoire fa un altro passo verso di me ma non le permetto di fare altro, ad andarmene sono io.

Prendo il cellulare e mi catapulto dall'unica persona che forse potrebbe aiutarmi, che magari sa dirmi qualcosa su tutto questo schifo.

Ero talmente agitata che sono uscita senza giacca e adesso sto congelando dal freddo. È ormai quasi sera e l'umidità inizia a sentirsi.

Corro, corro e corro finché non leggo il suo nome sul citofono.

«Bella! Cosa ci fai qui?»

Pascale mi abbraccia, mi erano mancati i suoi abbracci ricchi di calore materno.

«Posso parlarti?»

«Certo cara. Ma stai congelando...entra ti faccio una tisana».

Strofino le mani tra di loro per creare calore e mi siedo intorno al tavolo.

sweetheart // charles leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora