Now I got you in my space...

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"Now I got you in my space
I won't let go of you.
Got you shackled in my embrace
I'm latching on to you".

(5)

Come avevo previsto, l'università si è ormai presa gran parte del mio tempo.

Mi mancano davvero pochi esami alla laurea e sono indaffarata come non mai.

Tutti stanno andando avanti con le loro vite mentre io, sembro bloccata in un'ampolla di vetro.

«Ehi straniera».

Una voce ormai familiare mi fa voltare.

«Colin!»

Mi sbraccio dalla sua parte e lo abbraccio forte.

Non lo vedo da giugno, ma non è cambiato affatto.

Capelli castani così come le sue iridi, la solita maglietta nera che gli fascia il petto allenato ma che soprattutto gli scopre le braccia appena tatuate.

È proprio lui.

Colin l'ho conosciuto l'anno scorso, a inizio semestre.
Non era di queste parti e il nostro professore di diritto privato ha chiesto  il mio aiuto per farlo integrare al meglio.

Condividiamo qualche lezione in comune e nonostante lo trovi davvero un bellissimo ragazzo, non l'ho mai guardato più di tanto.

L'ho sempre visto come un amico, nulla di più.

Anzi...non amico, mio accompagnatore fidato nelle stronzate più colossali.

«Quindi com'è andata l'estate?»

«Nulla di che l'ho passata con mia sorella e alcuni amici».

Dico facendo un gesto con la mano come per dire: "è stata un disastro".

«Te invece? Non ti ho visto in giro».

Gli chiedo mentre inspiro dalla mia puff che però mi viene tolta subito di mano, anzi rubata.

Colin fa un tiro, poi con un sorriso orgoglioso mi risponde.

«Sono stato in giro sai...America, Canada, persino Brasile».

«Con quanta non-calanche me lo stai dicendo?!»
Esclamo felice per lui.

Lui fa spallucce e prima di ridarmi la mia amorevole puff, fa un altro tiro.

Certo, tanto sono gratis.

«Devi vedere la miriade di foto che ho fatto!» Esclama. «Prima però ho lezione, ci vediamo dopo».

Si alza e va via.

Io invece resto a fissarlo ancora un po', prima che si unisca alla folla di universitari mi rendo conto infatti di quanto effettivamente sia cambiato.

Raccolgo le scartoffie che ho lasciato con noncuranza sul tavolo quando sono arrivata e raggiungo l'aula dove si terrà la prossima lezione.

Oggi come non mai non sono particolarmente attenta, mi perdo tra i miei stessi pensieri...pensieri che finiscono sempre su una persona.
Su un volto che per sfortuna ho ben definito in mente e due occhi color giada.

Sbuffo irritata.

Perché lo sto pensando?

Per fortuna a riportarmi con i piedi per terra e alla lezione, è il mio telefono.

Max
B tre parole: alcool, festa, magari Lando?

-

Sorrido.

sweetheart // charles leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora