When nothin' really goes to plan...

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"It's only been a couple of days and I miss you. Yeah...when nothin' really goes to plan, you stub your toe or break your camera.
I'lI do everythin' I can to help you through".

(16)

Come ogni giovedì, mi sono alzata presto proprio per andare in università e prendere i primi posti a lezione.

Adoro le lezioni di matematica finanziaria e non le perderei per nessuna ragione al mondo; anche se ho la faccia più simile ad uno zombie che ad un essere umano.

Ho bisogno di distrarmi, di pensare ad altro e niente può farlo meglio di questa lezione.

Quando sono costretta ad uscire dalla classe, raggiungo Colin che nel frattempo ha già preso posto al nostro solito tavolo.

Lo saluto e mi siedo al suo fianco.

«Come stai?» Mi chiede passandomi un pacchetto di gomme.

Ne prendo una e la addento.

«Sopravvivo...spero solo che questo mese passi subito».

Colin scuote la testa in dissenso. «Anche no Bella...a fine mese ho un esame e mi sto cagando sotto».

Rido ricordandomi che la sessione invernale è ormai alle porte e devo dare il duecento percento di me se voglio concluderla con ottimi risultati.

«Sono seria, devo sistemare le cose con Max...»

«Anche io sono serio. Non voglio un misero ventitré». Sghignazza strofinandomi la mano chiusa a pugno sui miei capelli.

Lo scaccio via ridendo, so che se fa così è per non farmi pensare ai giorni passati e non posso che non essergli grata.

«Adesso però se permetti devo andare, ho dello studio e del pianto in sospeso».

Colin alza lo sguardo e mi guarda preoccupato, volevo essere simpatica ma so che, con le mie parole, l'ho messo solo ancora più in pensiero.

«Non perderci tempo sopra...e nel caso posso prestarti il mio gatto; ti ricordo che si assomigliano».

Sorrido a quelle parole, immaginando il gatto di Colin con la foto di Max appiccicata sopra; in fondo ha ragione, si assomigliano.

Ma solo per i colori, Max infatti non vale come un animale a quattro zampe.

~•~

Mi chiudo la porta di casa alle spalle e corro dritta in cucina. I miei non ci sono ancora, e credo sia il caso di preparare il pranzo.

Apro il frigorifero e prendo le prime cose che mi capitano davanti; poi lego i capelli in una crocchia e dopo aver detto ad alexa di far suonare la mia playlist, mi concentro su quei quattro ingredienti che ho davanti.

So di non essere la migliore in cucina, ma so comunque cavarmela. Sto buttando la pasta quando la porta si apre e mia sorella mi corre incontro.

«Bella! Che bello vederti». Mi abbraccia lasciandomi un bacio sulla testa.

«Allora?! Sei riuscita a risolvere tutto quello schifo?»

Nego con la testa cercando di ricacciare le lacrime in dietro; non so perché ma mi è sempre più difficile affrontare l'argomento.

Ogni minuto, ora, giorno che passo senza di lui equivale ad una parte di me che si spegne.

Sembro rotta.

Victoire prende una ciocca dei miei capelli e li aggiusta dietro il mio orecchio. Delle volte sembra lei quella grande anziché io.

«Devo raccontarti una cosa...» confesso ormai stanca del peso che porto sul cuore.

sweetheart // charles leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora