Capitolo 9 - Gèrard

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Tornai all'Aqua Loft attorno alle 19:00.
In quell'intervallo di tempo in cui il bar si svuotava dagli aperitivi ed era ancora presto da riempirsi per la cena.
C'erano pochi clienti, le cameriere stavano pulendo i tavoli e Gèrard stava riempendo la lavastoviglie.
Decisi di prendere il discorso alla larga per metterlo alla prova, ansiosa di vedere se mi avrebbe raccontato la verità oppure avrebbe fatto finta di nulla, come il bastardo farabutto che era!
Lo salutai appoggiandomi al bancone e ordinai un Martini, che mi avrebbe dato la carica giusta per affrontare l'argomento indigesto, (anzi glie lo scroccai).
Carol: "Ciao Gerry! Hai tempo per un break?"
Si voltò e mi fece l'occhiolino:
"Per la mia bionda ho sempre tempo, baby!"
Aah però! Stava giocando a leccare il culo! Va bene!
Carol: "È una serata tranquilla, ci sono poche persone"
Gèrard: "Questa sera fa particolarmente freddo, le previsioni danno pioggia e temporali forti, la gente preferisce fuggire a casa.
Tu piuttosto? Oggi ti ho vista uscire prestissimo"
Carol: "Mi ha chiamato il vicino di casa perché continuava a suonare l'allarme, ho atteso che arrivasse il tecnico e infine eccomi qui!
Ho fatto talmente tardi che non vale neanche la pena di tornare al lavoro. Così ho pensato di passare a farti compagnia"
😇
Gèrard: "Grazieee! Quanta compagnia hai voglia di farmi?"
Carol: "Tantissimissima! Finché non mi dici cosa vuoi!"
Che cazzo vuoi da me? Dillo!
Si gettò il canovaccio sulla spalla e appoggiò le mani sul bancone.
Gèrard: "Sei adorabile e  imprevedibile"
Carol: "Dai Gerry, sciocchino... ma che dici?"
😇
Gèrard: "Vieni di la' che mi spiego meglio..."
Presi il mio bicchiere e lo seguii  nella saletta sul retro.
Appoggiai cappotto e borsa su un tavolo  e lo fissai negli occhi sorseggiando il mio drink.
Gèrard: "Quando mi guardi con quegli occhi da pantera mi provochi, lo capisci?
Coglione!
Chiuse la porta a chiave e buttai giù il Martini tutto di un fiato, sentii bruciare la gola... Aaaah... che  bella sensazione! Mi sentivo pronta come un drago sputa fuoco!
Mi abbracciò sollevandomi per i fianchi e mi fece sedere sul tavolo.
Gèrard: "Baby sei bellissima, sensuale, sei incredibile! Mi mandi fuori di testa!"
Carol: "Quanto fuori di testa?"
Gèrard: "Parecchio!"
Carol: "Giura che non lo dici solo per rimediare una scopata!"
Gèrard: "Me lo fai tirare così tanto che fa male!"
Carol: "Povero Gerry, hai la bua?" - Appoggiai la mano sul cavallo dei suoi jeans - Qui?"
Gèrard: "Sì cazzo...Lì!"
Carol: "E dimmi, cosa faresti per me?"
Gèrard: "Tutto"
Carol: "E saresti disposto a qualche rinuncia?"
Gli accarezzai la protuberanza nei pantaloni,
Gèrard: "Sì" - Sospirò a occhi chiusi...
Carol: "Anche rinunciare al centro estetico?"
Tornò istantaneamente sulla terra!
Gèrard: "Come dici?"
Carol: "So che hai fatto un offerta a Madame Perrin"
Gèrard: "Come lo hai saputo?"
Carol: "Ho i miei informatori!"
Gèrard: "Queste sono questioni private"
Carol: "Esattamente! Era una confidenza privata che ti ho fatto e tu non soltanto non te la sei tenuta per te, la stai usando contro di me!"
Gèrard: "Per comprare il centro estetico,  ci vogliono un mucchio di soldi che non hai. Non puoi prenderla come un affronto personale!"
Carol: "Chi ti dice che non li abbia?"
Gèrard: "Hai uno stipendio da estetista e vivi in affitto"
Mi stava dando della poveraccia?
Carol: "Invece ce li ho e tu non dovevi farmi una carognata del genere!"
Gèrard: "Se lo comprassi io,  cambierebbe soltanto la proprietà e tu non perderesti il tuo lavoro"
Carol: "Non ti sei degnato neanche di parlarmene!"
Gèrard: "Perché mai avrei dovuto?"
Carol: "Forse perché siamo amici? O per te sono solo sesso?"
Non rispose neanche! Si limitò a guardarmi coi suoi occhi neri privi di sentimento, senza alcuna luce.
Il suo silenzio valse più di mille parole e fu come una doccia fredda.
Carol: "Ti sei nascosto dietro falsi sorrisi e finto interesse, ma ora che ti sei mostrato per l'ipocrita che sei, mi fai schifo! Con me hai chiuso!"
Raccolsi borsa e cappotto e girai i tacchi.
Prima di uscire, mi voltai a guardarlo dalla testa ai piedi con ribrezzo:
"Lascia perdere il Beutè-Harmonie. Sei solo un barista, non saresti in grado di gestirlo!"
e me ne andai.
Mi fermai fuori dall'edificio a guardare il cielo buio sotto la pioggia scrosciante.
Lasciai scorrere l'acqua sul viso che si mescolava alle lacrime.
Il cuore batteva forte per il dolore, un groppo amaro mi bruciava in gola e mille pensieri mi vorticarono per la testa.
Avevo sbagliato tutto: a credere che fossimo amici, a fidarmi, a pensare che ci volevamo allo stesso modo, Gerry non era quello che credevo.

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