Male FantasyB E A T R I C E
"Andiamo, alza quelle gambe da giraffa che ti ritrovi!" urlo, cercando di motivare mio fratello che sembra sull'orlo di crollare sul pavimento.
"Fanculo Bea, è già tanto che io sia qui dato che ti ricordo che odio correre" boccheggia a corto di fiato, per poi piegarsi sulle ginocchia. Roteo gli occhi e mi fermo, dato che sembra non aver nessuna intenzione di alzarsi.
"Ti fa solo che bene, hai mangiato tutto il mio barattolo di Nutella" ricordo, pensando al momento in cui ho aperto il mobile della cucina e ho trovato il vasetto completamente vuoto. "E visto che ormai fai la muffa a casa mia, almeno questo me lo devi" continuo, mentre faccio qualche esercizio di stretching per non perdere il ritmo. Abbiamo corso per soli dieci minuti, tempo record per mio fratello.
"Devi ringraziarmi per farti compagnia" sbuffa, rimettendosi in piedi con fare distrutto. "Anziché farmi morire sull'asfalto!"Sto per tirargli uno schiaffetto ma mi blocca la mano e mi manda un'occhiataccia. A volte siamo come cane e gatto, soprattutto nell'ultimo periodo in cui mi sono trovata a convivere con lui che ama particolarmente casa mia. Gli ho ripetuto più volte di prendersi un appartamento tutto suo dato che gli piace vivere da solo, ma mi ha sempre risposto che preferisce disturbare me piuttosto che lasciare il dormitorio universitario.
"Adesso andiamo, abbiamo ancora qualche isolato" lo incoraggio, muovendo le gambe per riprendere energie. "Alla fine c'è Dunkin Donuts" i suoi occhi si illuminano, proprio come avevo immaginato.
Così riprendiamo a fare jogging, tra i suoi lamenti di dolore e i miei insulti che mai si esauriscono. Facciamo solamente un altro isolato prima che Connor si butti a terra di nuovo.
"E dai!""Perché non ammetti che correre per tutta Malibu è solo una distrazione, invece di prendertela con me?" chiede sfacciato, facendomi perdere il sorriso. "Bingo" dice poi, capendo si aver fatto centro.
"Niente ciambelle con la glassa al cioccolato per te" lo minaccio, pur sapendo che non lascerà perdere.
Lui sbuffa. "Tanto non me le avresti fatte mangiare lo stesso."Ci mettiamo a camminare quando arriviamo alla spiaggia di Malibu, dove non c'è quasi nessuno dato che è gennaio e sono le sette di sera. Rabbrividisco per il freddo e immergo le mani nelle tasche della felpa, mentre Connor mi copre la testa con il cappuccio e mi deride dicendo che sembro un nano da giardino.
Ci sediamo sulla sabbia fredda e mio fratello tira fuori dalla tasca il suo pacco di sigarette, sollevando ripetutamente le sopracciglia. "Non smetteremo mai di questo passo" sospiro, accettando la sigaretta. Mi passa l'accendino e la accendo, facendo un po' di fatica per colpa del vento.
Connor scrolla le spalle. "E chi vuole smettere, sai che amo fumare."Osservo come le onde si infrangono contro la riva violentemente, il mare è piuttosto mosso stasera. Anche se è gennaio, a volte qualche pazzo surfista decide di sfidare l'oceano e farsi un bagno.
"Pure il mio amico Logan fa surf" riflette Connor, quasi in un sussurro. Si schiarisce la voce quando realizza di non essersi limitato a pensarlo. Sollevo il sopracciglio curiosa.
"Non mi dire" rispondo. "Come lo conosci? È la prima volta che lo vedo" mi riferisco al Gala tenutosi due giorni fa.
"È il fratello gemello di Violet. Non fa l'università ma me lo ha presentato ad una festa" racconta, mentre cerco di ricordare il volto della ragazza con cui si sente da più di un anno. "È un surfista a tempo pieno."
Mi volto a guardarlo: i suoi occhi sono rivolti al mare mentre fuma in silenzio e una ruga contorna la sua fronte. "E?"
Penso che non me la racconta giusta e il modo in cui sembra esitare a parlare me lo conferma. Voglio che sia lui a dirlo e fidarsi di me, perché voglio che sappia che lo sosterrò sempre in qualsiasi cosa. Dentro di me so già la risposta, ma non voglio privarlo della possibilità di sentirsi al sicuro in mia presenza."Non è solo un amico" dice, evitando di guardarmi. Inspira lentamente la nicotina e si morde il labbro con agitazione.
Annuisco. "Lo so, l'avevo capito."
A quel punto i suoi occhi si fermano su di me, che sto sorridendo leggermente per incoraggiarlo. I suoi occhi scuri sono lievemente velati mentre mi guarda.
"Davvero?"
Rispondo con un cenno del capo, per poi sorridere e punzecchiarlo. "Quindi ti piacciono i ragazzi, eh?"
È un momento importante per lui e voglio renderlo più leggero per fargli capire che niente è cambiato ora che lo so."Anche. Non tutti, con Logan è diverso" ammette, lanciando uno sguardo all'oceano. Poi torna a guardarmi con ancora quel luccichio negli occhi. "Credi che sia sbagliato?"
Scuoto la testa. "Perché dovrebbe?"
Lui sorride finalmente, ma torna serio quando realizza qualcosa nella sua mente. "Per nostro padre lo è" sapevo lo avrebbe detto.
Scrollo le spalle e gli pizzico la guancia come farebbe mia nonna materna. "Al diavolo il duca, è il duemila e diciotto." Gli faccio l'occhiolino e lui sorride, appoggiando la mano sul mio ginocchio in una lieve stretta. Nel suo piccolo è il suo modo per dirmi grazie, e io annuisco e porto la mano sulla sua per stringerla in un gesto rassicuratorio."Quindi... ora mi vuoi dire perché mi hai fatto correre in pieno inverno?" chiede poi. Spengo la sigaretta ormai consumata, ma capisco di aver bisogno di un'altra quando non sembra voler mollare la presa.
"Sono turbata" guardo l'oceano e immergo la testa nel cappuccio, cercando di nascondermi. Ma Connor ancora le dita al tessuto e me lo abbassa con fare scocciato.
"Cos'è che ti turba? Oltre al barattolo di Nutella che ti ho mangiato."Gli lancio uno sguardo e poi gioco con i miei anelli. "Io non mi sento in pace senza sapere come sta. Sono due giorni che penso di chiamarlo ma mi blocco."
"Lo sapevo" risponde mio fratello, puntandomi il dito contro. "Sempre colpa di Harry Styles."
"È colpa mia" sottolineo, facendogli scrollare le spalle. "Dici che dovrei cercarlo?"
Connor appoggia i gomiti sulle ginocchia e mi guarda, dopo avermi rubato la sigaretta. "Penso che non ci sia una risposta giusta. Ma è anche vero che non potete ripetere questo circolo vizioso in cui girate da tre anni."
"Lo so" sospiro. Guardo il cielo e penso che potrei ammetterlo anche se fa male. "Ma non riesco a dormire o fare qualsiasi cosa sapendo che lui è a Los Angeles."Mio fratello risponde con un cenno della testa e mi torna la sigaretta che mi affretto a consumare. "Per come la penso io, tu non ti darai mai pace. Devi accettare la possibilità di vederlo a LA e comportarti come se non ti importasse" riflette. "Bea, lo sai che sarò sempre dalla tua parte, ma questa volta la penso come Jade. Devi lasciarlo andare." Osservo le mie scarpe da ginnastica e deglutisco con fatica. Lasciar andare.
"Perché non torni a guardarti attorno? Esci, divertiti, flirta con qualcuno. Un anno è sufficiente per aspettare, non trovi?"
"Io non penso di farcela" ammetto in un sussurro. Sento che vorrei piangere ma sarei patetica dato che mi sono creata questo problema da sola.
"Se io non avessi mandato tutto a puttane a quest'ora saremmo felici, capisci? È questo che non digerisco."
Connor si tira su il cappuccio della sua felpa. "Appunto, l'hai detto anche tu, hai mandato tutto a puttane. E c'è una ragione se l'hai fatto, motivo per cui devi andare avanti e lasciare che anche lui lo faccia."Se pure mio fratello è arrivato al punto di non sostenermi, capisco di non avere più alcuna speranza.
Sospiro e appoggio la testa sulla sua spalla, mentre lui mi lascia un bacio tra i capelli.
"Tra poco è il suo compleanno" rifletto, anche se è un'informazione piuttosto irrilevante dato che non posso cercarlo.
"Passerà, Bea, come passa tutto" mi rassicura. Ma io, delle sue parole, non sono poi così sostenitrice.Mi alzo in piedi e cammino verso la riva, dove immergo i piedi nell'acqua gelida. Ispiro a pieni polmoni l'aria fredda dell'oceano e osservo le onde e l'unico pazzo surfista che sta cercando di cavalcarne una. Mi sposto i capelli dal volto e lascio andare le lacrime in un pianto silenzioso. Mi mordo violentemente il labbro fino a farlo sanguinare, tutto per infliggermi il dolore che ho procurato a lui. Ma non è neanche lontanamente paragonabile e non colma i miei sensi di colpa. Allora la mia mano afferra il cellulare nella tasca della felpa, mentre penso che mai ho dato retta agli altri quando si tratta di prendere una decisione.
Mi asciugo le lacrime e apro la rubrica per cercare il contatto che non ho avuto coraggio di eliminare; le mie dita tremanti digitano e cancellano le parole un paio di volte, pensando al modo migliore di esprimere ciò che sento. Ma la verità è che non c'è un modo migliore.Sono egoista e non riesco a fare finta che tu non sia qui. Mi dispiace. Concedimi almeno di esserti amica, te lo devo.
La malinconia che provo mi fa pensare di lanciare il cellulare nell'oceano, poiché eviterei di rovinarmi ancor di più la stabilità mentale. Potrei lanciarlo e mollare tutto per trasferirmi su un'isola deserta per il resto dei giorni, smettendo così di creare problemi a me e a tutti quelli che mi stanno attorno.
È l'arrivo di un messaggio ad interrompere il mio piano di cambiare identità e residenza.
Te lo concedo, soltanto perché so che l'universo ci farà incontrare ancora e non posso più sopportarlo.
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Two Ghosts | RDA Sequel
Fanfiction[IN REVISIONE] Sequel di Rules Don't Apply (tratto dalla storia) "Pure io sono danneggiato, Beatrice. Pure io ti ho fatto del male entrando nella tua vita, fin dall'inizio, con tutte le bugie. Ho sbagliato a farti entrare nel mio mondo e per questo...