27. Perfectly Wrong

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Perfectly Wrong

BEATRICE

La canzone termina ma nessuno dei due ha il coraggio di allontanarsi. Mi perdo in ogni sfumatura delle sue iridi luminose e mi chiedo se ci possa essere sensazione più appagante di quella di stare stretta tra le sue braccia. Serro le palpebre e mi godo il silenzio lasciandomi cullare mentre lui continua a canticchiare qualche canzone che ha in mente.

"Ho incontrato Sam all'officina" dico, dopo minuti di completo silenzio.
"Sam il meccanico?" chiede soltanto, senza alcuna emozione. Annuisco anche se lui non può vedere la mia espressione dato che sono appoggiata contro il suo petto. Il suo mento rimane sulla mia testa e non sembra reagire in alcun modo.
"Non l'hai più sentito?"
Scuoto la testa. Penso a cosa dire e decido di non nasconderlo. "Mi ha chiesto di prendere un caffè e ho accettato."
Non risponde per qualche secondo, continuando ad ondeggiare a tempo di musica trascinandomi con sé.
"Perché? Ti piace ancora?"
"Non lo so, non ci ho mai pensato" ammetto, non particolarmente interessata a scoprirlo. Lui non lo sa che ho occhi soltanto per lui.
"Perché no?" chiede ancora. Mi domando perché stia insistendo ma non glielo chiedo.
Scrollo le spalle. "È passato un anno, sono andata avanti" ma non con te, vorrei aggiungere.

"Secondo te faccio male ad andarci?"
"No, se è quello che vuoi" risponde soltanto, allontanandomi per farmi fare una giravolta. Mi rigira tra le sue braccia e simula un caschè, ma calcola male le distanze dato che inciampa, trascinandomi con sé sul pavimento.
"Ahia, che male" brontolo, massaggiandomi la fronte che sbatte contro la sua.
"Ringraziami, è il mio culo che è finito sul pavimento!" borbotta, massaggiandosi a sua volta la fronte.
"Domani avremo un bel bernoccolo" ridacchio, guardando la sua pelle arrossata con una smorfia. "È colpa tua, il tuo equilibrio fa schifo e non sai ballare" lo insulto giocosamente, guadagnandomi un dito medio in risposta.
"Sei una guastafeste."

Appoggio la testa sul suo petto e ascolto il battito regolare del suo cuore mentre la sua mano mi accarezza lentamente la schiena. "Dovremmo alzarci dal pavimento" commento divertita, senza però muovermi. Sono decisamente fatta e pure lui, ma siamo entrambi coscienti.
"Già, dovremmo" risponde distratto, continuando a tracciare traiettorie sulla mia maglietta leggermente sollevata. Trasalisco quando le sue dita sfiorano la poca pelle scoperta.

"Mi mancava" dice, dopo qualche minuto di silenzio.
"Che cosa?" chiedo, senza spostarmi dalla mia posizione.
"Questo." Appoggio il mento sul suo petto e lo guardo mentre lui osserva il soffitto e continua ad accarezzarmi la schiena. "Tu."
"Anche a me" ammetto, stordita dal suo profumo e dall'effetto dei brownies che inizia a svanire lentamente. "Hai ragione, odio ammetterlo ma sei un bravo cuoco" dico poi seguita da uno sbadiglio. Percepisco le palpebre appesantirsi e lotto con tutta me stessa per resistere, ma l'atmosfera pacifica e la mattinata movimentata iniziano a farsi sentire. La sua leggera risata e la vibrazione del suo petto sono le ultime cose che sento prima di addormentarmi.


H A R R Y

Osservo il soffitto per un tempo indeterminato, senza nessun pensiero in particolare per la testa. Abbasso lo sguardo su Beatrice e non posso evitare di sorridere divertito dall'effetto che i miei brownies hanno avuto su di lei: dorme pacificamente con la testa appoggiata sul mio petto e le braccia avvinghiate attorno al mio collo quasi non volesse che mi spostassi - non che voglia farlo, comunque. Il suo volto è immerso nell'incavo del mio collo e riesco a sentire il suo respiro regolare soffiare sulla mia pelle.
Devo ammettere di essere sorpreso dai suoi atteggiamenti dell'ultimo periodo; sembra cambiata rispetto ad un anno fa. Mi ha detto più volte ciò che prova, rischiando tutto nonostante fosse consapevole di non avere certezze. È più aperta a rivelarmi ciò che pensa, per esempio, e questo un po' mi spaventa; perché questa volta sono io a non volerlo fare, un po' per paura di ripetere gli stessi errori del passato e un po' per salvaguardare entrambi. Eppure sei a casa sua e sta dormendo su di te, ricorda la mia coscienza. È dovuto al mio istinto, che in qualche modo mi spinge sempre verso di lei, anche quando è l'ultima cosa che vorrei fare.
È tutto così sbagliato ma allo stesso tempo perfettamente giusto e la mia anima non ne vuole sapere di lasciar andare. Come si fa a lasciar andare qualcosa che porta la tua anima e il tuo cuore in uno stato di pace assoluta?

La guardo ancora per un po' e percorro i tratti del suo volto che conosco a memoria e che spesso sogno, contro la mia volontà. Sarei un ipocrita se dicessi il contrario. Non abbiamo più parlato di cosa c'è tra noi, un po' per paura e un po', forse, perché non ce n'è bisogno. Io so e lei sa, ma entrambi sappiamo anche che non è abbastanza.
"Vorrei che fosse semplice" sussurro, più a me stesso che a lei. Vorrei tornare a respirare ma troppe sono le cose che mi opprimono il petto. Vorrei eliminare tutto ciò che c'è di sbagliato nella mia vita e concedermi di essere felice, di pensare a me per una volta soltanto. E invece mi ritrovo in un circolo vizioso pieno di bugie, tranelli e compromessi; tutto, ancora una volta, per custodire un sogno.

La porta principale si apre, interrompendo il flusso di pensieri per dare spazio alla realtà. Torno a guardare la ragazza dormiente e le sposto i capelli dalla fronte, che mi impediscono di vedere i suoi occhi blu ora serrati. Anche con i capelli corti è bella, lo è sempre.

"Che avete combinato?" Connor appare in cucina con uno zaino in spalla e un'espressione perplessa. Solo in quel momento mi rendo conto che siamo ancora stesi sul pavimento del soggiorno e penso che debba sembrare una scena piuttosto strana.
"Forse è meglio non chiedere, non voglio saperlo!" continua il fratello di Beatrice, per poi dirigersi alla teglia con i brownies. "Hanno un odore famigliare e non parlo di cioccolato!"
"Certo, l'ingrediente segreto è tuo."

Lui ghigna, mentre io mi alzo dal pavimento con Beatrice in braccio e la sdraio sul divano. Le accarezzo un'ultima volta il volto e poi raggiungo suo fratello, il quale sta assistendo alla scena con un ghigno di uno che la sa lunga. "Che c'è?" faccio il finto tonto. "Anzi, non lo voglio sapere."
Lui scrolla le spalle e addenta il brownie. "Niente, niente" ride sfacciatamente. Gli faccio segno di abbassare la voce e lui in risposta assume un altro sorrisetto. "Oltre a fare il cantante sai pure cucinare. Grande."
"Grazie" borbotto e scappo dalle sue occhiate indagatorie, andando a sistemare il casino che ho lasciato nella fretta di cucinare quei dolci.
"Quindi che avete fatto?" chiede poi, indagatorio. Devo ammettere che mi ricorda molto sua sorella; si assomigliano esteticamente, ma è la somiglianza di carattere a spaventarmi. Connor è una volpe.

"Oltre a cucinare? Nulla, tua sorella non regge affatto quella roba. È crollata come un sasso" commento divertito, lasciando un'occhiata alla ragazza in questione. Anche Connor lo fa e poi scuote la testa.
"Già, dalle storie che mi racconta dei tempi dell'università si è rammolita" ridacchia e io sorrido, finendo di lavare le stoviglie. "Harry Styles, sei diventato una casalinga disperata!"
"Mollami" lo colpisco sulla spalla, ma questo non lo frena dal lanciarmi qualche altro insulto. Si è preso forse un po' troppa confidenza dalla nostra chiaccherata in ospedale, ma forse devo ancora conoscerlo per capire che è fatto così. Infondo mi diverte il suo modo di fare, è decisamente un personaggio con una personalità tutta sua. Mi chiedo come sia sopravvisuto nell'ambiente in cui sono cresciuti – ma forse è proprio questa la ragione per cui vive ora in America.

"Parlando di cose serie..." cambia argomento, abbassando la voce dopo essersi accurato che Beatrice sia ancora nel mondo dei sogni. "Mancano pochi giorni al suo compleanno e stavo pensando."
"Lo so, che hai in mente?"
Connor ci pensa su per qualche secondo per poi scuotere la testa e sbuffare. "Mia sorella è la persona che più al mondo odia il suo compleanno, quindi non azzardarti a nominarlo."
Annuisco divertito. Effettivamente l'ho sempre sentita parlare entusiasta dei compleanni altrui ma mai del proprio. "Ho la bocca cucita."
"Detto questo, ciò non significa che non abbia voglia di infastidirla" ghigna lui in modo malefico. Una parte di me è d'accordo, perché se c'è una persona che ama le sfide è il sottoscritto.
"Motivo per cui faremo una festa a sorpresa."
"Tu vuoi proprio finire male" commento divertito, sapendo che è una pessima idea. "Ti ucciderà."
"È proprio per questo che mi aiuterai, così non sprofondo da solo." Non posso fare a meno di scuotere la testa per la sua espressione da ragazzino malefico. L'idea di infastidire sua sorella, infondo, non suona poi così male.

"Comunque, dato che sappiamo entrambi che odia gli imprevisti e le sorprese, mi risparmio di invitare tutti i contatti nella sua rubrica. Cercherò di chiamare Jade e Sophia, pensi di poter radunare i tuoi colleghi di band?"
Annuisco, abbastanza certo che siano in America. "Me ne occupo io."
"Bene" ghigna. "Al resto ci pensiamo in un altro momento, dato che conoscendola si metterà ad origliare a breve" indica la sorella. La riguardo anch'io e penso al fatto che, in tre anni che la conosco, mai ha nominato il giorno del suo compleanno. Il giorno del mio, un mese fa, mi ha detto di odiare il suo giorno poiché odia le attenzioni e - parole sue - l'ipocrisia. Ovviamente, tipico di Beatrice. Nonostante sappia che l'idea di Connor non la renderà particolarmente felice, infastidirla è sempre stata una delle mie più grandi doti.

Two Ghosts | RDA SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora