12. Volano palloni

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12. Volano palloni.

"Io accetto la grande avventura
di essere me stessa."

SIMONE DE BEAUVOIR

🦋

«Giulia!». La voce potente di mia madre mi fa sussultare.

«Ilenia!». Urla ancora spalancando la finestra e aprendo le tende.

Mi porto il lenzuolo fin sopra la testa per evitare che la luce mi accechi e per convincermi del fatto che possa dormire ancora un po'.

Il rumore delle lenzuola a poca distanza da me mi fa intendere che Ilenia, senza protestare, si stia alzando diretta verso il bagno.

«Giulia! Alzati! Ma ti rendi conto che sei grande e potresti comprarti una sveglia?», mi rimprovera la voce squillante di mia madre, mentre mi scopre il corpo, facendomi venire la pelle d'oca.

«Non la sentirei comunque!», le urlo di rimando, ma vedo solo la sua figura scomparire oltre la porta in legno bianco.

Mi stropiccio gli occhi e lascio che la luce di questo nuovo giorno mi illumini. Fisso lo sguardo sul soffitto e penso a quello che è successo appena due sere fa. Dopo aver pianto tutta la notte stretta tra le braccia di mia sorella, il mattino seguente ho raccontato tutto a Ilenia e le ho fatto giurare di non dire nulla ai nostri genitori. Ho ricevuto un milione di messaggi e chiamate dalle mie amiche che volevano che raccontassi ogni dettaglio di quello che è successo, ma ho deciso di fare una descrizione molto generale. Adesso mi sento meglio però. Mi sono alzata finalmente con una nuova consapevolezza: sono libera.

Questo è il primo lunedì che affronteró dopo quello che è successo e sono felice.

Sto tornando.

Mi alzo, mi preparo e, dopo aver preso il mio immancabile skateboard, mi dirigo verso scuola.

♡ ♡ ♡

Oggi a scuola nell'orario è prevista un'ora di educazione fisica e quando il professor Bruni, l'unico che non è stato sostituito, ci comunica che ci alleneremo a pallavolo contro un'altra classe della nostra scuola si sollevano versi di protesta dalla parte femminile dell'aula, mentre i ragazzi sembrano dei bambini ai quali è stato regalato il giocattolo che volevano da tempo.

La voce di Luna, naturalmente, prevale su quelle di tutti gli altri. «Io non gioco!»

«Moretti non iniziare a lamentarti. Giocherai», risponde severo il professore, un uomo di circa quarant'anni, alto, capelli del colore della cenere, occhi verde intenso , un sorriso da favola e un corpo super allenato. Ci ha raccontato più e più volte di quando, da giovane, era stato un campione di atletica leggera.

«Ma prof, io ho le mie cose», posso vedere alcuni miei compagni di classe alzare gli occhi al cielo, non ancora abituati all'esuberanza della mia amica.

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