27. Il perdono

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27. Il perdono.

"Il perdono è
l'orientamento
dei forti"

GANDHI

🦋

La mia ridicola suoneria mi fa sussultare e per poco non mi viene un infarto a causa di questo risveglio decisamente violento, ma credo proprio che l'infarto io lo stia per avere davvero. Mi accorgo di non trovarmi a casa mia...

...no...questa non è decisamente casa mia.

Il peggior risveglio della mia vita, non può andare peggio di così, invece, immediatamente mi accorgo che non solo mi trovo a casa di Cesare, ma ho anche la testa poggiata sulla sua spalla.

Questo è il peggio!

Mi metto immediatamente a sedere e afferro il cellulare per controllare chi mi stia chiamando. Mia madre. Scontato. Intanto Cesare inizia ad accennare qualche movimento finché non apre completamente gli occhi e si ferma a guardarmi.

«Pronto?»

«Giulia! Dove sei! Non hai risposto a nessun messaggio!»

Apro velocemente Whatsapp e noto i centoquaranta messaggi inviati da mia madre.

«Ehm...scusa mamma, avevo il telefono in modalità silenziosa»

«Ma ti rendi conto di che ore sono! Saresti dovuta essere a casa due ore fa! Dove sei! Devi rientrare immediatamente!», urla mia madre al telefono in preda al panico.

Due ore? Cazzo!

«Sono...sono a casa di...». Penso a un nome abbastanza credibile, il nome di qualcuno dai cui genitori mia madre non potrebbe sapere nulla. «...a casa di Camilla, sì sono proprio a casa di Camilla». Dicendo queste parole mi volto verso Cesare, intento ad arruffarsi i capelli mentre mi guarda furbo. Alzo gli occhi al cielo e torno a rivolgere la mia attenzione alla voce di mia madre.

«Uno, potevi avvertirmi. Due, non me la bevo. Tre, ora che torni a casa facciamo i conti». Senza neanche lasciarmi il tempo di contestare chiude la chiamata e cala di nuovo il silenzio.

Sbuffo e ripongo il cellulare nella tasca dei miei pantaloni.

«Guai?», domanda il ragazzo al mio fianco mettendosi composto.

«Credo proprio di sì. Devo sbrigarmi ad andarmene». Dichiaro alzandomi in piedi e dirigendomi verso l'ingresso.

Cesare mi segue svelto e mi impedisce di proseguire oltre afferrandomi per il polso. «Riguardo a ieri-».

Mi volto verso di lui, lasciando che le nostre pelli continuino a toccarsi, e lo interrompo. «-non è successo nulla. Io sto bene, non c'è bisogno che finga che ti importi davvero»

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