20. my tears ricochet

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And I can go anywhere I want,

Anywhere I want,

Just not home


Max non aveva mai visto Maggie così abbattuta. Mai, neppure quando la prendeva in giro riguardo a cose strane e la faceva talmente tanto ridere da scoppiare a piangere. Mai.

Aveva gli occhi stracolmi di lacrime e se ne stava seduta sul divano, con gli occhiali sul viso, a guardare il vecchio filmato. C'era lei sullo schermo dell'immensa televisione. Lei, mentre faceva il suo trionfale ingresso sulla passerella, con indosso una creazione originale di Louis Vuitton.

L'olandese rimase a bocca aperta di fronte alla meraviglia che era. Quel vestito sembrava cucito esattamente su di lei, le stava d'incanto. Gli ricordava una principessa, tanto splendeva. Aveva un trucco perfetto ed i capelli rosso fuoco, il suo marchio di fabbrica, erano acconciati in due trecce alla francese.

Era bellissima.

<<Wow>> si lasciò scappare, con Maggie che si voltò subito a guardarlo.

<<Che hai... che hai detto?>>

<<Ho detto wow. Davvero meisje, wow! Eri bellissima!>>

La osservò abbassare lo sguardo, portandolo istintivamente sul suo bastone. <<?>>

<<Cioè, non fraintendere!>> Max alzò le mani, istintivamente, scattando leggermente in avanti. <<Sei bellissima anche ora!>>

Maggie abbozzò un sorriso. <<Non devi giustificarti. È vero...>> bisbigliò. <<Ero bella, prima>>

<<Lo sei anche ora>> ripeté, più sincero di quanto fosse mai stato.

Lei scosse il capo. <<Non più>>

<<Meisje...>>

<<Volevi capire? Guarda quel video>> lo zittì con gentilezza, invitandolo a tornare a prestare attenzione allo schermo. Già era doloroso, per lei. Voleva solo che quella tortura violenta che la stava corrodendo dall'interno finisse al più presto.

La modella stava camminando sulla passerella con passo sicuro, regale come lui non l'aveva mai vista e, soprattutto, senza bastone. Faceva un effetto stranissimo, in effetti, trovarla senza quello. Le luci dei flash dei fotografi si concentravano tutte sulla sua figura, potente e orgogliosa.

Max si concesse di lasciar slittare nuovamente l'occhio sull'amica. E dunque era quella la vita che a Maggie Soler mancava così tanto. Sapeva che prima faceva la modella, solo... solo che conoscendola, così riservata e chiusa, quello era l'ultimo lavoro che avrebbe mai proposto se avesse dovuto tirare ad indovinare!

Cosa c'era di tanto speciale nel camminare verso un punto per poi dover tornare indietro?

Come se avesse intuito i pensieri del pilota, Maggie si asciugò una lacrima e glielo spiegò. <<È lo stesso motivo per cui tu corri, tonto>>

<<Eh?>>

<<Stai pensando, ti stai chiedendo quale sia il bello di sfilare. Cosa c'è di bello nel correre per te? Così come provi adrenalina tu a trecento chilometri orari, la provavo io sulla passerella. Era il mio mondo quello, Max. Era la mia vita. Ero felice, lo ero davvero tanto. Non c'era niente che mi facesse sentire quello stesso brio>> confessò, sventolandosi una mano davanti agli occhi per cercare di ricacciare dentro tutte le goccioline che minacciavano di cadere.

<<Mi spiace per avertelo chiesto. Non avrei dovuto...>>

<<No, no, va bene>> lo confortò, con un sorriso dolce a comparirle sul viso. <<Era naturale che sorgessero delle perplessità su di me, intorno alla mia vita. Chiedere non è peccato>>

Survivor - Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora