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«Sei sicuro che averlo portato qui alla base non sia stata una pessima idea..?» mormorò il più basso grattandosi nervosamente il retro della testa.

Felix stava incominciando a svegliarsi. Sentiva dei bisbigli e nell'aria c'era un pessimo odore. Cercò di riaprire gli occhi e le prime persone che vide furono proprio Changbin e Hyunjin, i quali già lo stavano fissando.

«Spero sia un incubo.» biascicò sbattendo di più le palpebre per cercare di mettere a fuoco le due figure accanto a sé.

Si guardò un po' più intorno mezzo intontito e con un incredibile mal di testa che persisteva da prima. Aveva constatato di essere sdraiato su un vecchio divano, ancora ammanettato e legato. Sperava di capire dove diavolo si trovasse, fin quando il castano non dissolse tutti i suoi dilemmi leggendogli lo sguardo alquanto smarrito.

«Ti trovi nell'appartamento puzzolente di questo screanzato. Ti sorveglierà lui e chissà, forse ti torturerà anche finché non dirai la verità. Perciò io me ne vado.» concluse Changbin facendo retromarcia verso la porta alle sue spalle per uscire fuori e tornarsene nel suo appartamento, che si trova ad un piano sopra al loro.

E così dopo che il castano se ne lavò beatamente le mani dileguandosi, i due rimasero da soli. Felix notò le manette ancora incatenate ai polsi e sbuffò scocciato vedendo quanto glieli avesse arrossati. Gli facevano anche male.

«quando hai intenzione di togliermele?» chiese buttando un occhiataccia al corvino che rabbrividì nell'udire la sua voce mattutina così bassa e rauca. Gli stava liberando le gambe affinché non sembrasse un salame.

«se tanto lo vuoi sapere non ho proprio alcuna intenzione di togliertele.» Rispose mentre si andava a sedere sulla poltrona davanti a lui, per guardarlo dritto negli occhi e imparare i tratti del suo viso. «ho frugato nel tuo zaino e non c'era niente, se non dei vestiti, altri oggetti insignificanti e una fotografia.» il corvino si beccò un'altra occhiataccia di fuoco per ciò che aveva appena confessato. Felix odiava a morte quando qualcuno metteva le mani nei propri affari personali e lui aveva superato il limite dichiarando le sue azioni egoistiche.

«quindi puoi gentilmente dirmi chi è la donna nella fotografia? E perché la foto è strappata nel centro? So che la conosci ci sei anche tu accanto con lei.» continuò estraendo quello stesso pezzo di carta dalla propria tasca dei pantaloni. «i capelli neri ti stavano meglio sinceramente.» disse beffandosi spontaneamente di lui senza peli sulla lingua.

«non ti hanno mai insegnato a farti gli affari tuoi? Non risponderò a nessuna delle tue stupide domande. Forse non hai capito che più insisti e meno avrai da me.» rispose alzandosi con la schiena dal divano per raddrizzarla e mordersi l'interno guancia con i denti per il nervoso. «ridammi quella fotografia non è tua e non avresti dovuto prenderla dal mio zaino.»

«Yongbok ti vedo particolarmente agitato o sbaglio?» si beffò di lui ancora una volta, stufo di quella situazione. Si alzò dalla poltrona su cui sedeva per avanzare e diminuire la distanza che li separava. Si chinò con la schiena alla sua altezza e, con ancora in mano la fotografia, la iniziò a sventolare giocosamente davanti ai suoi occhi, con il solo scopo di infastidirlo ancora di più. «forse non hai capito che se non parli questa fotografia farà una brutta fine insieme a te e al tuo zaino di merda, Yongbok.» ripeté ancora una volta il suo nome, evidenziando maggiormente il fastidio che il biondo provava nel sentirlo pronunciare.

«ti ho detto di non chiamarmi in questo modo.» per la prima volta lo sguardo di Felix si incupì e Hyunjin poté percepire quella piccola scintilla di repressione mista a rabbia che sgorgava all'interno dei suoi occhi. Non sapeva se essere felice di quella reazione o divertito perché l'aveva creata a lui. Voleva istigarlo a parlare, voleva fare chiarezza su tutta quella faccenda e sul perché si trovasse proprio in quella città. Voleva sapere quale fosse la persona che stava cercando e che gli avrebbe impedito di trovare se il suo unico scopo fosse stato quello di ucciderla. Non poteva fidarsi di lui, non lo conosceva abbastanza bene e non sembrava nemmeno un tipo troppo debole per apparire proprio di punto in bianco in quella società così malcapitata e caduta oramai in rovina. Sembrava che il biondo conoscesse molto bene quell'ambiente per questo aveva storto il naso quando gli mentì sul suo vero nome.

Run away - hyunlix -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora