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Nel totale silenzio di quella notte già inoltrata da ore, una mano affusolata si insidiava vispa sotto le coperte calde del letto, la quale veniva riscaldata dal tepore che contenevano. Il merito era tutto del biondino che inconsciamente lo emanava attraverso il suo corpo minuto e piccino. Era una piccola stufa a detta del corvino.

Quest'ultimo era andato ad accarezzare più e più volte i suoi fianchi, fino ad arrivare alle sue natiche che strinse debolmente. Non riusciva a dormire. Di solito dormiva sul fianco destro o al limite sul sinistro quando non digeriva bene, ora impossibilitato a farlo e guardava il soffitto sopra di loro, annoiato e dolorante.

«Hai finito di palpeggiarmi?» una voce bassa e rauca gli fece voltare la testa nella sua direzione. C'era una piccolissima fonte di luce proveniente da uno spiraglio rotto delle tapparelle, probabilmente all'esterno vi era una magnifica luna piena che donava luce con il suo splendido chiarore.

«Non ti preoccupi per me? Magari ti stavo chiamando agonizzante.» rispose neutro il corvino guardando la sua figura spostargli bruscamente la mano da sotto le coperte. Lo vide mettersi seduto e mandarsi nervosamente indietro i capelli, scompigliandoli ancora di più.

«Vado a dormire sul divano. Sei fastidioso.» lo avvertí con una nota aspra nel suo tono di voce. Gli stava facendo perdere il sonno e in più lo stava palpeggiando senza consenso. Non era cambiato affatto dopo averlo salvato, anzi era diventato ancora più difficile sopportarlo. «Depravato.» aggiunse prendendo un cuscino che portò al petto mentre se la svignava verso la sala, sempre sotto lo sguardo attento del maggiore.

Guardò il letto, ora libero come un tempo, dove abitava in solitudine e in pace con sé stesso. L'arrivo del biondino era stato tutto un po' caotico. Non aveva programmato di portarlo con sé quella notte ma la chiamata del capo dove lo avvertiva di un possibile pericolo da parte dell'altra famiglia lo aveva spaventato.

Si poteva intuire che non fossero propriamente delle belle persone. Per quanto ne sapevano Hyunjin e gli altri, uccidevano persino le persone più innocenti pur di arrivare alla verità e fare soldi facili. In una città dove il costo di ogni singolo prodotto era arrivato alle stelle, potersi permettere tutto aveva un accesso davvero elevato, ecco perché li riteneva corrotti e molto pericolosi. Erano letteralmente il loro opposto. Mai avrebbe permesso a quegli stolti di torcere anche un solo capello ai propri compagni di squadra. Erano pur sempre fratelli, non dello stesso sangue, ma vivendo insieme e frequentandosi tutti i giorni da anni e anni avevano instaurato un legame inseparabile.

Quei mille pensieri vennero messi a tacere da dei piccoli passi leggeri che rientrarono in quella stanza. Alzò la testa per scorgere nuovamente il più piccolo che teneva il cuscino abbracciato al petto, con un muso lungo fino al pavimento.

«Non dovevi dormire sul divano perché ti dò fastidio?» domandò con un sorrisetto strafottente, guadagnandosi il cucino in questione dritto in faccia.

«Taci una buona volta, devo solo fare pipì.» rispose a tono dirigendosi a passo veloce e arrabbiato verso il bagno, impegnandosi per bene nel fargli sentire la propria frustrazione, passo dopo passo.

«Sei proprio un bugiardo Yongbok, arriverà il giorno in cui te la taglierò quella lingua lunga che ti ritrovi.» esordì prendendo il pacchetto di sigarette sul comodino per sfilarne una e portarla alle labbra in modo delicato. La accese udendo a fatica qualche borbottio dentro al bagno. Gli venne da ridere silenziosamente, sicuramente gliene stava dicendo di tutti i colori per ciò che gli aveva detto e la cosa lo divertì.

Aspirò il fumo che gli scuriva quotidianamente i polmoni sino a rilasciarlo dalle narici. Pigramente buttò la cenere prodotta sul comodino, sbadigliando stanco in sua attesa.

Run away - hyunlix -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora