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Appena si rinchiuse dentro quella stanza buia, si prese del tempo sia per tornare a respirare normalmente che per guardarsi un po' intorno. Accese la luce, era un po' fioca, però almeno riusciva ad intravedere qualcosa. Continuò a massaggiarsi un po' la testa, dove il più alto gli aveva tirato malatamente i capelli, tra l'altro ne vide alcuni rimanere intrappolati fra le dita, segno che si fossero strappati.

Sospirò osservando davanti a sé come la sala e quella camera avessero qualcosa in comune. Entrambe erano un vero e proprio caos; c'erano dei vestiti sparsi a terra, delle lattine vuote di birra e anche l'aria che si respirava non era granché anzi, era piuttosto nauseabonda. Capì immediatamente a chi appartenessero quelle quattro mura, al corvino, che in preda all'ira ancora sbatteva le mani contro la porta.
Ignorò beatamente i continui pugni e minacce per andare verso la finestra, dove cercò di aprirla, fallendo miseramente.

Aveva notato come le tapparelle fossero state sigillate dall'esterno, però optò per aprire almeno i vetri e far passare un po' d'aria.
La stanza era molto cupa e le pareti viravano sul grigio scuro. I comodini come anche l'armadio erano fatti di un legno particolarmente torbido, sembravano antichi.

«ti consiglio di aprire sta cazzo di porta prima che ti stacchi la testa!» lo minacciò sbattendo l'ennesimo pugno contro colei che gli impediva di entrare, facendo sobbalzare il più piccolo, il quale si portò una mano al petto per lo spavento.

Anche se l'altro non poteva vederlo, gli fece una linguaccia in risposta e con il passare del tempo assestò i battiti del cuore nell'udire solamente silenzio.

Si ritrovò a sentirsi totalmente calmo mentre passava il dito, più specificatamente l'indice, contro le ante dell'armadio davanti a sé. Era curioso di rovistare fra la sua roba proprio come lui aveva fatto con lo zaino che possedeva. Quel caos per terra però gli stava dando troppo a nervi, così in fretta e furia ammucchiò la roba più sporca su una sedia e quella più pulita la ripiegò nell'armadio. Fortunatamente almeno i vestiti erano piegati e messi in ordine, forse non dal maggiore stesso, ma poco gli importava da chi dipendeva quella sistemazione.

Si sfilò la felpa che teneva da ormai due giorni addosso e ne scelse una fra le sue. Ne prese una nera anche perché il proprio vestiario non spaziava di chissà quanti colori. Si accontentò di quella, era bella, semplice e larga. Forse gli piaceva proprio perché gli sembrava pulita e morbida. Quando finì di indossarla sentì trapelare dal tessuto l'odore del corvino, quindi si era sbagliato, probabilmente l'aveva indossata e ripiegata successivamente, ecco perché non dava troppo l'idea di essere sporca. Si sentì comunque più pulito nell'indossarla, inoltre gli arrivava a metà coscia quindi era perfetta.

Quel pomeriggio si era dato una bella lavata ma non si era fatto la doccia perché si vergognava a farla davanti a Chris. Per tutto il tempo lo stava sorvegliando, lo aveva lasciato da solo solamente per urinare un minimo. L'imbarazzo nell'aria era talmente palpabile da essere disagiante.

Adesso era arrivato il momento dei pantaloni. Temeva quel momento perché la sera in cui il corvino l'aveva fatto cadere per terra e si era sbucciato entrambe le ginocchia non li aveva tolti e di conseguenza il sangue si era appiccicato al tessuto di essi. Anche quando camminava o faceva un minimo spostamento si sentiva tirare la pelle ma adesso stava realizzando che avrebbe dovuto strapparseli di dosso se voleva far guarire le ferite.

Hyunjin che nel mentre stava ancora dietro la porta, scazzato ed esausto di tirargli i pugni, poté udire alcuni piagnucolii dall'altra parte. Aggrottò le sopracciglia confuso, si sporse di più con il viso e attaccò l'orecchio sopra il legno, sobbalzando nel sentire un urlo strozzato.

«Ma che cazzo..» borbottò confuso per lo spavento. «Hey! Che diavolo stai combinando? Eh? Apri questa cazzo di porta!» gli ordinò per l'ennesima volta ricevendo solamente silenzio come risposta.
Finì quindi per rassegnarsi e andarsi a preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Il nervoso in quel momento gli aveva aumentato l'appetito quindi, visto che sicuramente il più piccolo non sarebbe uscito presto da lì, si recò in cucina.





Run away - hyunlix -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora