Capitolo 7 - Complicazioni

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- Beth-

Daryl, contrariamente a quello che mi ero aspettata, fece come gli era stato detto, e si prese un po' di riposo. Quello che sconvolse e insospettì Carol, fu la sua arrendevolezza nell'accettare quello che la dottoressa gli impose, anche se in realtà era alle mie regole che stava ubbidendo. O almeno, così voleva farmi credere. La verità - e io lo sapevo bene- era che continuava ad alzarsi nel cuore della notte per andare ad allenarsi, probabilmente per non perdere i riflessi, ma d'altronde era pur sempre Daryl, e non potevo aspettarmi troppi cambiamenti, così in fretta.

36 ore prima di aver parlato con Beth 

 -Daryl-

Mi alzavo verso le quattro del mattino ogni giorno. Ormai i turni di guardia della prigione mi erano entrati nelle ossa. Arrivato al campo di tiro, salutavo la guardia al cancello con un cenno, e mi avviavo al numero otto. Ogni tanto vedevo qualche zombi al di là della tripla cancellata che era stata eretta, ma nulla di preoccupante. Questa gente si era data davvero da fare.
Era davvero- o almeno così sembrava- un'isola felice.
Stando al campo, almeno per un paio d'ore, non pensavo a Beth. Togliermela dalla testa era davvero impossibile, ma almeno se ero impegnato, non ci avrei rimuginato troppo.

Ormai conoscevo gli orari di tutti i gruppi.
Earl e gli uomini della sua squadra, che staccavano dal turno di notte, arrivavano dopo le cinque, si allenavano per circa un'ora, poi avevano il riposo. Dovevano essere ex militari, poiché notai che si facevano ancora il saluto.

Dalle sei e venti era un avvicendarsi di vari gruppi di persone, per lo più singoli che volevano restare in allenamento. C'erano poliziotti, impiegati, casalinghe, tutti sopravvissuti e che volevano restare tali.
Quello che notai maggiormente era che si trattava di tutta gente a posto, quella che, comunemente, Merle avrebbe voluto fregare.

Verso le otto del mattino arrivavano i ragazzi.In effetti era l'unico crocchio che io detestavo davvero, cioè quello di Sean.
I ragazzini arrivavano alla spicciolata, erano tutti impegnati con mansioni diverse al campo prima di quell'ora, ma poi si ritrovavano tutti lì.

Alcuni di loro, i più grandi a giudicare dalle facce, con poche e sparute barbe accennate, erano già parte di gruppi attivi all'esterno. Sean e i suoi amici, Alan e Willie, ne erano la prova vivente, anche se, a giudicare da come usavano le armi, non lo sarebbero rimasti a lungo.
Willie era un ragazzino magro con gli occhiali, i capelli corti e la faccia da sfigato cronico.
Alan era il più robusto, un filo di barba accennato, ma non meglio precisato, su un viso lungo con problemi di acne. Lo avrei visto bene in una sala giochi in tempi diversi, ma anche lui si era adattato. Poi c'era Sean. Ecco, lui era il classico bravo ragazzo. Era interessante, - moro, occhi chiari- o lo avrebbe, probabilmente, potuto essere per una ragazza intelligente che si sentiva troppo vulnerabile per un mondo come questo.
Dio, se solo Beth si fosse resa conto di quanta forza c'era in lei e di quanta ne comunicava, forse non avrebbe cercato l'appoggio di qualcuno come...come Sean.

Non ero geloso di lui, o forse si,, ma non potevo esserlo. Lei non era mia, ma Sean aveva il potere di innervosirmi. Si erano avvicinati alla mia postazione senza notarmi, a giudicare almeno, dai discorsi che stavano facendo.
Non mi piaceva origliare, ma già che ero lì.

-Non ci credo!! Sei un pallista!- faceva Alan

-Dai davvero!? Sean come ci sei riuscito? -

-Bastava chiederlo gentilmente a Earl, e stasera sono di pattuglia con loro. -

-No! Non ci credo. Quindi domani niente turno alla mensa e stanotte fuori sul confine! Sei un grande!! A me già è tanto se mi fanno andare a ricontrollare le trappole – aggiunse Willie, deluso.

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