Capitolo 16 - Stati di ansia.

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-Daryl-

Godzilla mi prelevò in malo modo, e mi costrinse a seguirlo a ritroso verso la stanza dove ci avevano rinchiusi in precedenza. Il dottore ci seguì senza proferire parola e quando arrivammo, entrò con me. Osservai senza capire le sue mosse, fino a che non mi spiazzò del tutto.

-Potresti porgermi il braccio? - domandò a bruciapelo mentre estraeva dalla sua borsa alcune fialette e una siringa.

-Perché mai dovrei farlo? - domandai a mia volta senza perderlo di vista. Ero già abbastanza in ansia sapendo che Beth era sola e in balia di quel pazzo, e di certo non mi sarei lasciato circuire da quel medico dall'aspetto bonario, che non mi convinceva per niente.

Il dottore sorrise in maniera strana. Non mi piaceva, c'era qualcosa nel suo modo di agire che non mi convinceva.

-Voglio fare un esame del sangue e accertarmi che ciò che ti affligge sia solo un ceppo influenzale, - tentò di spiegarmi – Quindi vorrei iniettarti un antibiotico a ampio spettro. -

Lo guardai cercando di non far trasparire l'ironia della frase.

- Non per essere il solito guastafeste, ma, nelle ultime ore, sono stato rapito e picchiato. Minacciato con una pistola alla nuca, chiuso in una stanza e trattenuto contro la mia volontà. Ora, non so a lei, ma a me non suona bene, quindi perché mai dovrei farmi piantare un ago in un braccio, da qualcuno che non conosco, e di cui non mi fido? -

Stewart non fece una piega. Sorrise, e rispose altrettanto tranquillamente.

-Capisco il tuo punto di vista, e comprendo che tu non sia così propenso a collaborare, ma hai la febbre da un giorno intero e...-

-Due. Ma, sto bene. -

-Due. – mi guardò condiscendente. - Non vorrei che, sottovalutando la cosa, diventasse più seria. -

-Non mi pianterà nessun ago nel braccio, Signore. Qua dentro mi fido di una sola persona, a parte me stesso. E lei non è qui. -

-Daryl - sospirò- Posso chiamarti così? Tuo padre...-

-Questo è uno di quegli argomenti che non mi convinceranno di certo, Dottore, glielo assicuro. Quell'uomo – che ha perso molti anni fa la possibilità di farsi chiamare con quell'appellativo- per me è morto e sepolto e di certo, qualunque ordine le abbia impartito, non può aspettarsi che io obbedisca. -

Stewart si mise allora a sedere su un divanetto, prendendo un libro dalla scarna libreria.

-Sai quali sono esattamente i miei ordini? - spiegò l'uomo.  – Dovrei farti il prelievo e controllare che tutto sia a posto. Voglio dire a parte il contagio e tutto il resto, quindi iniettarti un antibiotico e, intanto, farti assumere una leggera quantità di metanfetamina sintetizzata, per poterti controllare un po' di più. Ti avrei dovuto convincere con le buone, in caso contrario, avrei dovuto chiamare Jake, bloccarti con le cinghie al letto, e inserirti, tuo malgrado, una flebo. -

Restai in silenzio, chiedendomi quale sarebbe stata la sua mossa, in ogni caso, ero pronto a reagire.

- E sai perché non l'ho ancora fatto? -

-Beth-

Mi feci coraggio e mi inoltrai sulla terrazza- Si c'era davvero una terrazza in quel posto infernale - di quella che, pareva, una vera e propria fortezza.

Il balcone si ergeva almeno a tre piani da terra, e sotto, lasciati liberi, a mo' di cani da guardia, ci saranno stati almeno un centinaio di non morti.

-Non c'è modo di fuggire da qui, se è questo che ti stavi domandando. -

-Non pensavo a quello, è che non immaginavo di essere tanto in alto. -

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