Capitolo 6- La resa dei conti

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-Beth-

Sean passò un paio di volte per fare due chiacchiere, ma non avevo molta voglia di intrattenere una conversazione con lui. Soprattutto, non dopo ciò che era accaduto là fuori.Il ragazzo era stato troppo avventato e, per colpa sua, avevo quasi perso Daryl, quindi non ero particolarmente propensa a essere così condiscendente.

- Ancora nessun segno di ripresa?- mi chiese Carol quel pomeriggio.

Le feci segno di no. Ero uscita sulla veranda per prendere un po' d'aria. -Carl? -

-Lui sta bene! Ora è con Judith. Credeva di averla persa. -

-Sa qualcosa di suo padre? Maggie? Michonne? -

-Da quello che ha detto Carl, sembra che siano a Terminus. E la notizia non può rendermi felice. Ci sono troppe voci contrastanti su quel posto. -

-Potremmo accertarcene.- dissi senza pensare, ero come in una sorta di trance.

-Occorrerà organizzare una spedizione di salvataggio, ma prima il consiglio deve deliberare al riguardo. - quindi la donna si rivolse a me. -Beth sei a pezzi, da quanto non dormi? -

-E credi riuscirei a dormire? -

Mi abbracciò forte e sussurrò. - Chiamami non appena si sveglia, per favore. - Poi fece per allontanarsi, ma tornò indietro - Carl ha chiesto se può venire qualche volta a trovarlo. Gli ho risposto che non appena sarà cosciente, potrà farlo. -

Annui. - Certo. Carl può venire quando vuole, e magari riusciremo anche a non urlarci contro, con lui presente.- aggiunsi rassegnata.

Carol mi sorrise stanca.

-Sai, quando Sophia scomparve, prima che sapessimo la verità, continuavo a ripetermi che non le avevo detto abbastanza volte quanto le volevo bene. Quanto era importante per me. Quanto la mia vita sarebbe stata vuota e priva di significato senza di lei. So che non è la stessa cosa, ma almeno tu questa possibilità ce l'hai ancora. Se è quello che senti davvero, è la cosa giusta da fare. -

Trattenni le lacrime che sentivo arrivare.- Grazie Carol! La vedo molto difficile, ma non perdo la speranza.-

-Non ti invidio per il compito, ma se c'è una persona che può riuscire a fare breccia in quello zuccone, quella sei tu. E tieni ben a mente una cosa: a lui non sei indifferente, anzi. Per quanto faccia e si arrabatti per sembrare distaccato, i suoi occhi sono sempre su di te. E può fingere quanto vuole di essere super partes, ma si sta comportando da adolescente geloso a ogni passo che fa. Fidati. A più tardi Beth!-

Tornai dentro.
Daryl era ancora privo di conoscenza, con una fasciatura sulla testa. Mi ricordava molto la prima volta in cui ci eravamo parlati, anzi, non parlati. Quasi quasi preferivo quando mi rispondeva a grugniti.
Portai la poltrona reclinabile del soggiorno in camera sua, poi mi ci raggomitolai sopra, tirandomi una coperta addosso.

Mi svegliai di soprassalto che era notte, perché avevo sentito un rumore. Immediatamente pensai ai vaganti, poi ricordai che ero al sicuro, dopo tanti mesi, quindi controllai Daryl.

Accesi la candela e lo trovai sveglio che mi fissava di rimando.
Non lo avevo mai visto così a pezzi. Aveva gli occhi cerchiati di viola e febbricitanti. Per una frazione di secondo, pensai fosse accaduto il peggio, poi parlò e mi tranquillizzai.

-Potresti togliermi le manette, per favore? Nemmeno stavolta sono morto, pare.-

Sorrisi. - Per fortuna, aggiungerei. -

-Hai un aspetto orribile! Da quando non dormi? -

-Ha parlato quello che credevo fosse morto...-

Mi sorrise stanco. Era il primo sorriso che vedevo da giorni.

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