Capitolo 1: Casa

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30 agosto 1998

Umido. Morbido. Con un accenno di cocco delle ginestre ancora in fiore sulle colline. E freddo, intriso di una promessa di autunno proprio dietro l'angolo.

Hermione Granger prese un'altra boccata d'aria frizzante prima di aprire gli occhi.

Quello che sapeva di più era casa.

Casa.

La parola fluttuò nella sua mente come una melodia agrodolce mentre i suoi piedi toccavano un terreno solido e il suo corpo turbinava in una solida esistenza, le dita dei piedi che indicavano il viadotto di pietra che portava al castello di Hogwarts: la sua unica vera casa ora, almeno per un altro anno. Guardò in basso e attraverso la campata ad arco. A maggio il ponte era in rovina, ma ora sembrava solido e percorribile.

Fece un altro respiro e un piccolo passo avanti, una paura irrazionale che si stringeva al cuore che al suo tocco il castello l'avrebbe scagliata all'indietro o, peggio, sarebbe svanito nel mito e nella nebbia. Apparteneva più qui? Era ancora a casa?

Il suo piede tastò e sentì le barriere, ora più forti e più caute, allungarsi e capovolgerla come un sasso trovato sul letto di un fiume, guardare dentro le sue crepe e fessure per quello che era. E in una frazione di secondo si scoprì che lei apparteneva lì, attirata dalla magia che richiamava dagli antichi terreni la stessa forza che cantava attraverso il suo sangue.

Hermione tirò un sospiro di sollievo, di esultanza, e fece di nuovo un passo, più sicura. Afferrò la piccola borsa di pelle al fianco e iniziò a camminare, prima lentamente e poi a passo svelto, attraverso il ponte.

Si stava facendo buio e una leggera nebbia aleggiava al centro della campata, oscurando l'altro lato, ma poteva vedere la luce e percepire il calore al di là, anche se si chiedeva quale sarebbe stata la sua accoglienza umana. Gli studenti regolari non sarebbero venuti per altri due giorni, e la lettera che Hermione aveva ricevuto aveva detto solo che gli studenti dell'ottavo anno dovevano arrivare prima del 1° settembre con un mezzo diverso dal treno.

Rimuginava sull'idea, mentre camminava a grandi passi attraverso la nebbia che si infrangeva, con le vesti svolazzanti dietro di lei, che fosse in anticipo. Rise un po' tra sé e sé. Sarebbe nel carattere. Ma era stata così irrequieta a Grimmauld da quando era tornata dall'Australia...

Un cipiglio le toccò la fronte quando finalmente si schiarì la nebbia e poté vedere il castello per la prima volta. Sbirciò oltre le statue dei cinghiali volanti mentre una figura si materializzava nella penombra, in piedi sui vecchi gradini di pietra, dritta e fiera, con il cappello a punta piegato da un lato.

"Signorina Granger! Pensavo fossi tu." Le consonanti scozzesi sbavate della professoressa McGranitt risuonarono mentre scendeva i gradini.

"Professoressa!" Hermione si alzò in avanti, le mani tese, dimenticandosi del tutto di sé. Ma la calda stretta della McGranitt incontrò la sua e tremarono in modo goffo ed entusiasta per diversi istanti. Hermione sentì le lacrime pungerle gli occhi e notò anche la direttrice che spazzare qualcosa dall'angolo del suoi.

"Sembra molto appropriato," disse la McGranitt, allontanandosi e guardando Hermione da capo a piedi, "che tu sia la prima studentessa a tornare."

Hermione sorrise e il calore si diffuse attraverso il suo petto. "Quindi sono in anticipo."

"Sciocchezze. Proprio dalla parte giusta della puntualità." La McGranitt si voltò con un gesto di introduzione. "Ora vieni dentro e fuori dall'acqua. La cena sarà servita presto. È la tua unica borsa?"

"Sì, ho lasciato il mio baule con i Weasley per metterlo sull'Express."

"Eccellente." Svoltarono attraverso la porta e nell'atrio, Hermione si guardava intorno per catalogare danni e riparazioni, entrambi in evidenza.

Falling Dark - scullymurphy - TRADUZIONE ITALIANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora