Capitolo 4: Orlo del dirupo

298 16 23
                                    

Hermione aveva immaginato l'arrivo di Draco a Hogwarts in molti modi; forse sarebbe entrato nella Sala Grande e semplicemente... l'avrebbe tirata tra le braccia. O forse una notte avrebbe bussato piano alla porta della sua camera da letto e l'avrebbe aperta al suo tenero sorriso. O forse l'avrebbe trovata in biblioteca, il suo nome un dolce respiro sulle sue labbra.

Quello che non si sarebbe mai aspettata era che si presentasse alla lezione di Incantesimi un mercoledì a caso a tre settimane dall'inizio del semestre. Seduto nell'ultima fila, alto e rigido, mentre lei entrava, ridendo, con Theo.

Si fermò, quasi soffocata, sentì il colore defluire dal suo viso.

I suoi occhi si fissarono su di lei e così tante cose si precipitarono su di lei contemporaneamente. Era pallido fino al punto che sembrava malato, sembrava mortalmente stanco, lei voleva andare da lui, voleva sentire la sua voce, toccare le sue mani appoggiate sulla scrivania, era così bello, voleva, voleva.

Fece un passo incerto verso il punto in cui era seduto in fondo all'aula, ma nel momento in cui si mosse lui guardò in basso, ruppe il contatto palpitante che il loro sguardo fisso aveva creato tra loro. E allo stesso tempo - sentiva che stava succedendo a qualcun altro - un piccolissimo tocco sul gomito. Theo. Ricordandole dove si trovavano, rassicurandola in qualche modo che ci sarebbe stato tempo. In un futuro molto prossimo.

Hermione si sentì sgattaiolare indietro nel momento presente, riconoscendo l'accresciuta attenzione nella stanza, vedendo lo sguardo leggermente perplesso sul viso del Professor Vitious, rendendosi conto che stava bloccando la maledetta porta.

Si mosse rapidamente e scuotendo la testa, scivolando nel suo posto abituale in prima fila, non volendo girarsi e fissare Draco. I mormorii degli altri mentre percepivano la sua presenza vorticavano intorno a lei. Vide Theo girarsi e abbassare la testa in segno di saluto e il viso di Parkinson si illuminava mentre entrava nella stanza.

Poi Vitious iniziò la lezione e tutto tacque.

Cos'era appena successo?

Hermione non sentì nulla dei primi due terzi della lezione mentre ripeteva freneticamente i dieci secondi dopo essere entrata nella stanza ancora e ancora nella sua testa. L'aveva guardata, sì. Ma cosa c'era nel suo sguardo? Non tenerezza o amore, ma una... diffidenza. Qualcosa in esso le ricordava i giorni più bui a San Cipriano, quando si era tenuto lontano da lei.

E perché non l'aveva cercata prima di quella mattina? Perché aveva lasciato che il loro primo incontro fosse stato così?

Cazzo.

Sì, una parte di lei se l'era aspettato, ma questo non rendeva le cose più facili. Le mani di Hermione si strinsero intorno agli angoli della sua scrivania, il suo stomaco si abbassava mentre il suo respiro diventava veloce e superficiale. Per un momento pensò che avrebbe dovuto lasciare la stanza, ma invece gettò la penna a terra e si girò per raccoglierla, cogliendo l'occasione per guardare di nuovo Draco.

Anche lui la stava guardando, e nel momento incustodito, la sua espressione era cruda. Inciso d'amore - eccolo - ma anche di dolore. Il cuore di Hermione batteva sia per la speranza che per la paura e pronunciò le prime parole disperate che le vennero in mente: mi sei mancato.

Vide il messaggio colpirlo come una freccia. Il suo viso si rilassò e c'era la tenerezza che aveva cercato, solo per un secondo, pura e dolce come una melodia. La sua bocca si aprì, e fugacemente si chiese cosa avrebbe risposto.

Ma invece guardò in basso.

E non alzò più lo sguardo.

Hermione afferrò la penna con dita tremanti mentre si raddrizzava sulla sedia, sentendosi come se si trovasse sull'orlo di un dirupo aguzzo e ripido. Dondolarsi in avanti l'avrebbe portata alla disperazione, lo sapeva.

Falling Dark - scullymurphy - TRADUZIONE ITALIANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora