Capitolo 20: Salve

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Draco aveva avuto uno di quei sogni.

Non aveva nemmeno avuto intenzione di addormentarsi. Ma un drink davanti al caminetto per calmarsi prima della riunione della classe unità l'aveva in qualche modo fatto scivolare nel sonno. E il sonno aveva consegnato il sogno. (Nel suo letto a San Cipriano, lei sopra, finché lui non l'aveva buttata via e l'aveva capovolta. Aveva assaporato la sua maturità finché lei lo aveva pregato di scoparla. E lui aveva obbedito, spingendola da dietro mentre lei seppelliva le sue urla in un cuscino.)

Buffo che mentre il suo corpo da sveglio desiderava Astoria, i suoi sogni erano sempre e solo di Hermione.

Qualcosa nell'avere tutto il suo desiderio esteriore per lei represso aveva reso la sua vita interiore completamente sporca. Non che nulla di ciò che aveva sognato fosse una finzione. Avevano trascorso un pomeriggio quasi identico a quello del sogno.

Sospirò pesantemente. E adesso era in ritardo: corse in classe ancora intontito e mezzo addormentato. Non era nemmeno riuscito a farsi una sega prima di andarsene.

Quindi questo sarebbe andato bene.

Draco scosse la testa e aumentò la velocità per salire le scale fino al quarto piano. Aveva seriamente bisogno di togliersi il sogno dalla testa se voleva essere in grado di tollerare questo incontro.

Aprendo la porta, fu sorpreso di trovare l'aula buia e vuota. Era certo che sarebbe già stata qui - guardandolo e poi guardando l'orologio con quel tocco leggermente esasperato sulla bocca...

Agitò la bacchetta verso le luci mentre si dirigeva verso la parte anteriore dell'aula e si lasciava cadere su una sedia. Un paio di respiri profondi e centrati non fecero assolutamente nulla per placare il suo desiderio furibondo, così frugò nella borsa in cerca dei suoi appunti. Sorprendentemente, si era davvero preparato per questo, in uno dei lunghi e noiosi giorni al maniero durante le vacanze. Aveva riflettuto seriamente su una possibile struttura per la classe e aveva alcune idee di cui era in realtà, in una parte di sé stesso pateticamente ottimista, desideroso di condividere con Hermione. Anche se il suo lato più razionale dubitava di quanto l'incantesimo gli avrebbe permesso di fare o dire.

Alla fine tirò fuori e sistemò tutti i suoi appunti, poi si chinò su di essi con un rapido sguardo. Alzò lo sguardo verso l'orologio e incrociò le braccia. Allungò le gambe e accavallò anche quelle. Chiuse gli occhi e tentò di nuovo di scacciare il sogno dalla sua mente.

Si concentrò invece sulla sfida di quella sera: la prima volta che avrebbe fatto quello che aveva evitato per mesi: stare da solo con Hermione e parlarle. Non aveva contato il negozio di abbigliamento o il corridoio fuori dall'ufficio della McGranitt. Allora aveva dei respingenti.

E anche così, entrambi l'avevano quasi ucciso.

Non aveva davvero idea di come sarebbe andata a finire. Sarebbe riuscito a parlare? E come sarebbe stato? Balenò di nuovo il suo viso arrossato nel negozio di abbigliamento, il modo in cui si era mossa impacciata nella penombra di quel corridoio.

Anche lui si era spostato.

Una piccola, meschina parte di lui era sicura che lei lo volesse ancora... e ne era entusiasta. Anche se sapeva di essere andato oltre il limite con i suoi vari rifiuti nei suoi confronti. E nonostante il maledetto Theo.

Il suo piede batté un rapido tap sul pavimento.

Anche se - smise di picchiettare - poteva giurare che lei e Theo non erano stati insieme molto ultimamente.

Nonostante cercasse di non farlo, la osservava. Di frequente. Segnava la sua presenza e assenza. Ascoltava la sua voce e respirava per un leggero soffio del suo profumo. Ed era per questo che si era insospettito delle intenzioni di Theo molto prima di vederli baciarsi nella sala comune.

Falling Dark - scullymurphy - TRADUZIONE ITALIANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora