Capitolo 18: Lebbroso moderno

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SECONDA PARTE

Domenica 3 gennaio 1999

Il tè di Draco era freddo.

Fissò la sua tazza, la porcellana quasi traslucida alla debole luce del sole che filtrava attraverso la grande finestra alla sua sinistra. Una sottile pellicola di latte rappreso galleggiava sulla superficie del liquido. Lo colpì con un cucchiaio, quasi sorpreso.

Da quanto tempo era seduto qui?

Non c'era un posto in cui avrebbe dovuto essere?

I suoi occhi andarono alla pendola nell'angolo. Erano appena passate le undici. Ore prima che avesse bisogno di partire per la scuola. Allargò le mani sulla superficie scura del tavolo della colazione e le fissò.

Non che avesse fretta di andare.

La casa non era esattamente piacevole, ma almeno mancava di spiacevoli sorprese. Almeno qui la vedeva solo nella sua mente. Invece che dietro ogni maledetto angolo, in biblioteca, nella sala comune, ai pasti, in classe.

Uscendo dalla stanza di Theo, un sorriso privato sulle labbra.

Draco si allontanò dal tavolo e si alzò, dirigendosi verso la finestra e guardando fuori, dirigendo i suoi pensieri verso altri canali. Qualcos'altro. Qualunque altra cosa. Volare. Era relativamente limpido. Avrebbe potuto volare prima di partire.

Si concentrò sul terreno sotto di lui, sentieri ben curati e ampi prati imbiancati da una crosta di brina. Il freddo farebbe bene. Una distrazione. E avrebbe ucciso alcune ore.

Ucciso.

Buffo, era esattamente quello che voleva fare a Theo. Soprattutto a Capodanno.

Se Lucius non avesse preso le loro bacchette...

Draco chiuse gli occhi e rallentò il respiro. Non richiesta, si sollevò un'immagine di lei, come accadeva quasi ogni volta che chiudeva gli occhi. In quello scrigno di gioielli di un negozio, in piedi sopra di lui con quel vestito... quel fottuto, fottuto vestito: uno stivale su entrambi i lati delle sue gambe, la faccia rossa e i pugni chiusi come se li stesse trattenendo. I suoi capelli. La sua pelle. Il suo profumo. Proprio come a San Cipriano quando prima... Dio, avrebbe voluto allungare la mano e tirarla giù, infilare le dita in quella massa di riccioli e la lingua nella sua bocca. Aveva persino fatto un gesto verso di lei prima che l'incantesimo lo riportasse indietro.

Come un cane al fottuto guinzaglio.

Sbuffò. Si chiedeva se Theo sapesse che le sue guance si scaldavano ancora quando lo vedeva.

Ma poi cedette. Batté la fronte contro il vetro.

Che importava comunque?

Era intrappolato. Senza via d'uscita.

E meglio Theo di qualche altro stronzo. Almeno sapeva che Theo si prendeva cura di lei. Anche se a Capodanno... Il modo in cui aveva guardato Daphne quando pensava che nessun altro lo guardasse.

Draco batté di nuovo la testa contro il vetro. Delicatamente, e poi non così delicatamente.

Era tutta colpa sua.

"Fanculo la mia dannata vita," mormorò.

"Mastro Draco desidera qualcosa?" Una voce di elfo alle sue spalle.

Quasi rise. Sì, il Maestro Draco desidera molto qualcosa.

Non che potesse averla. Non che l'avrebbe mai più avuto.

Falling Dark - scullymurphy - TRADUZIONE ITALIANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora