Prologo

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Mio amato maestro,
Questa è la fine. Avresti dovuto dirmi che il sipario sarebbe calato su questa squallida scena. Doveva per forza andare a finire così? Nell'ennesima pira.

Ava odiava il fuoco.

Era una giornata limpida, senza l'ombra di una nuvola, cosa insolita per chi viveva da sempre a Rasenstracht e che per tutta la vita aveva visto solo e solamente un cielo coperto, ma Ava non ebbe il tempo di notarlo.

Mentre con una mano si aggrappava al lavandino, fino a qualche minuto prima di un bianco splendente, con l'altra continuava il frenetico lavoro di grattare il sangue dalle guance, il collo, le clavicole. Era dappertutto.

Nella sua mente, come un brutto mal di testa, pulsava un unico pensiero: ormai è troppo tardi.

Prese la saponetta. Un ovale bianco, profumato, appena scartato dal suo involucro. Presto avrebbe preso il colore rugginoso del sangue.
Ormai è troppo tardi.

Già sentiva i richiami rabbiosi provenire dall'esterno. La stavano cercando, non aveva scampo.

Voleva nascondersi, scappare, ma come avrebbe potuto? Tutti conoscevano le sue fattezze ed Elijah glielo diceva sempre: "Quando sei sul palcoscenico è impossibile distogliere gli occhi da te." Sembrava così lontano il tempo in cui aveva pronunciato quelle parole. Una vita prima.

Le urla si avvicinavano.

Il viso era a posto. Rimaneva qualche traccia di fuliggine sul collo e sulle braccia, ma non c'era tempo.

Ormai è troppo tardi, continuava la sua testa.

Raccolse il cambio di vestiti e la parrucca—
Ormai è troppo tardi.

Degli uomini sfondarono la porta d'ingresso. Sentì dei colpi di pistola, i vasi venir rotti, i quadri buttati a terra, poi dei passi salire le scale.
Ava a tentoni prese la pistola che aveva appoggiato sul bordo della vasca da bagno, controllò quanti colpi le rimanessero. Solo due.

Non ce l'avrebbe fatta.

Ormai è troppo tardi.

Era arrivata anche la sua ora.

Chissà dov'era Elijah in quel momento. Forse a beffarsi di lei, forse si era già dimenticato della sua esistenza, abbandonata in balia di Rasenstracht, alla furia della sua gente. Se mai l'avesse rivisto, come prima cosa gli avrebbe dato un pugno dritto in faccia.

Si nascose dietro la porta del bagno. Forse sarebbero stati tanto stupidi da non vederla e pensare che se ne fosse già andata.

Stringeva la rivoltella come se stesse stringendo la sua stessa vita, attaccata a un filo che piano piano, ormai da anni, si stava sfaldando.

La chiamavano in grandi ruggiti, sfondavano ogni porta, rompevano ogni mobile, ogni finestra.

Infine un uomo entrò nel bagno.

Ava non riusciva a respirare: era bloccata dal terrore. Non sapeva cosa fare. Elijah a questo punto avrebbe già trovato la soluzione, ma lei? Lei era un semplice corridore, un'attrice alle prime armi e una ladra mediocre. Nessuna di quelle cose avrebbe potuto salvarla.

Poi l'uomo si voltò, e la vide.

Ava non pensò, sollevò la rivoltella e gli sparò un colpo in mezzo agli occhi. Fu una mossa stupida. Le sembrò di sentire Elijah ridere di lei. Il suono dello sparo attirò gli altri uomini. Ce n'erano almeno cinque sul piano, chissà quanti altri al piano terra o al terzo, quanti altri per strada che aspettavano di bruciarla viva.
Le rimaneva un colpo.

La sfiorò l'idea, dolce e invitante, di rivolgere la canna fredda alla sua tempia e farla finita, smetterla di correre e vivere quella vita falsa, smetterla e basta. Ma era una codarda, lo era sempre stata, perciò, quando delle mani le afferrarono la pistola e la immobilizzarono, lei non oppose resistenza.

La spintonarono giù dalle scale e la fecero cadere più volte, ma furono attenti a non ammazzarla: quello sarebbe venuto dopo.

Ava li seguiva, non sapendo neanche se avesse paura o meno. Sapeva solo che stava per finire tutto.

Chissà se Elijah stava pensando a lei, abbandonata tra il fango e il fuoco.

La trascinarono per le strade di Rasenstracht urlando, spintonandola, facendola cadere e ridendo mentre tentava di rialzarsi. Stanca. Tremendamente stanca.

Si era fatta notte dall'ultima volta che aveva guardato il cielo. I cittadini di Rasenstracht erano tutti riversi sulle strade, chi nelle sue camicie da notte, chi pronto e curioso, gli occhi puntati su di lei.

Era da molto tempo che una strega non veniva bruciata.

La piazza di Rasenstracht non era mai stata un gran ché e negli ultimi anni era stata utilizzata solo come luogo di raduno dei rivoluzionari, dei discorsi pubblici; prima di allora Ava non ci aveva mai fatto caso. Prima che la guerra sconvolgesse la sua vita, aveva sempre e solo saputo che prendendo il vicolo sulla destra sarebbe arrivata in Teatro.

Ma ora, al centro della piazza era stato eretto un grande palo di legno, su una piattaforma, sotto la quale erano stati ammucchiati rami secchi e attorno alla quale stavano ancora raccogliendo legna da ardere. La sua pira.

La issarono su. Continuò a non opporre resistenza. Che senso aveva?

La legarono e per ore la lasciarono lì, mentre i rami attorno a lei aumentavano così come la gente che si accalcava nella piazza, i bambini, le madri spaventate, gli uomini ghignanti.

Tutti la guardavano con occhi grandi, nessuno riusciva a staccarglieli di dosso.

"Quando sei sul palco... sia come ballerina che come attrice, fidati quando ti dico che nessuno osa distogliere lo sguardo da te." Queste erano state le esatte parole di Elijah, vero?

Non ricordava quale era stata la sua reazione, ma se glielo avesse ripetuto in quel momento, gli sarebbe scoppiata a ridere in faccia.

All'alba, quando la piazza fu piena, gli uomini che l'avevano catturata si fecero avanti. Era arrivato il momento.

Ava appoggiò la testa al palo dietro di sé e finalmente notò il cielo. Era un bel cielo. Limpido come poche volte l'aveva visto. Ma presto sarebbe stato coperto dal fumo. Come al solito.

I due dissero qualcosa—qualcosa contro le streghe e le negromanti— mentre altri loro colleghi spargevano la benzina ai suoi piedi. Quando il discorso finì, fecero scattare un accendino e lo lanciarono all'interno della pira.

Ava chiuse gli occhi, si abbandonò al palo e per l'ultima volta si disse che sarebbe stato bello rivedere Elijah, il suo sorriso, quei suoi occhi dorati. Si chiese come erano arrivati a quel punto. Ma ormai non importava. Ormai era troppo tardi.

Presto sarebbe tutto finito.

N. A.
Aggiornerò ogni lunedì, mercoledì, venerdì e domenica.

Dalle CeneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora