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Tre anni e dieci giorni prima dell'esecuzione

La gente raccoglieva i volantini a manciate, li leggeva, si portava le mani al cuore.
Così fecero anche Ava ed Elijah.
Presero un volantino e si piegarono su di esso a leggere:

GIOVANI DI RASENSTRACHT
Guerra dichiarata tra l'Isola Fluttuante e il Di Sotto.
In quanto alleati degli Elfi dei Cieli, Rasenstracht incita i giovani e le giovani a partire dai diciotto anni ad arruolarsi per l'onore e l'indipendenza del proprio Paese, per il vostro benessere, per la vostra libertà di cittadini dell'Alleanza. Date prova di coraggio e coscienza patriottica.
L'ADDESTRAMENTO AVVIENE A PEACK

Sotto era scritto dove si trovava il centro d'arruolamento e le date e le ore tra le quali era permesso arruolarsi.
Ava ed Elijah rimasero per molto tempo con quel volantino in mano finché Ava non notò che Elijah stava tremando, seppur impercettibilmente, e quando alzò lo sguardo vide i suoi occhi spalancati e spaventati come non li aveva mai visti.
"Una guerra..." sussurrò il ragazzo. Tentò di ricomporsi non appena notò l'espressione preoccupata dell'amica. "Inaspettato, vero?"
Inaspettato.
"Andiamo a prenderci quel caffè, Elijah."
Le parole, o forse il suo nome pronunciato da lei, sembrarono riconciliarlo con la realtà e allora, a braccetto, si diressero verso il loro bar preferito, poco lontano dal Teatro, che offriva un ottimo caffè e ai clienti abituali una fetta di torta offerta dalla casa.
Tentarono di evitare gli sguardi persi e terrorizzati degli altri giovani e degli uomini. L'arruolamento era aperto anche alle donne, ma sembrava che nessuna di quelle che vedevano passeggiare per strada fosse minimamente interessata alla cosa.
"Sapevo che c'erano delle tensioni tra Elfi dei Cieli e quel nuovo mondo sotterraneo che hanno scoperto gli Elfi Oscuri, ma... non pensavo avrebbero coinvolto anche noi del Di Sopra." Sentì dire Ava da un imbianchino a pochi metri da loro.
"Gli Elfi fanno sempre così." Diceva un altro. Ava ed Elijah aumentarono il passo e si infilarono nel loro bar.
Si sedettero al loro posto usuale, accanto alla vetrina, e gli venne portato il solito caffè con una fetta di torta al cioccolato.
"La leva non è obbligatoria," sbottò Ava dopo minuti interi di silenzio. Tentò di sorridergli e mandare giù il groppo che le attanagliava la gola, ma non ci riuscì. D'altra parte l'amico sembrava non vedere altro che le parole stampate sul volantino rosso.
Elijah si leccò le labbra, fece ruotare la tazzina due volte e giocò con la torta prima di parlare. "Io dovrò andare."
Ava deglutì, si portò la tazza alla bocca, ma il caffè era troppo caldo. La riappoggiò. Elijah non le aveva mai parlato troppo dei suoi genitori, ma sapeva bene che il padre, un uomo pragmatico che aveva costruito con le proprie mani il suo impero, aveva partecipato alla guerra contro i fae. Probabilmente avrebbe voluto che suo figlio facesse lo stesso.
"Avremo... avremo le prove per quel tempo. Tu certamente sei stato preso per quella parte, forse anche io."
Elijah scuoteva la testa. "Posso dire addio a Veran, mi sa che ti ritroverai a dover baciare qualcun altro nella scena finale." Prima che Ava potesse ribattere, lui continuò. "Volevo proprio dirtelo, sei stata fantastica al provino, certamente ti hanno presa per fare Galinarael, so che farai un ottimo—"
"Io verrò con te, idiota."
Quelle parole lasciarono di sasso entrambi.
Poi gli occhi color del miele di Elijah si addolcirono. "No, Aev, non verrai con me."
"Puoi dirlo forte, invece. Verrò eccome."
"Non è un gioco, potresti morire—"
"Meglio morire insieme al mio migliore amico che aspettare che mi arrivi una lettera di condoglianze!" Aveva alzato un po' troppo la voce e molti dei clienti al bar si erano voltati verso di loro, le espressioni tristi, come se sapessero di cosa stavano discutendo. Ava riacquistò la calma. "Prova a convincere tuo padre a non mandarti, prova a dirgli dell'opera, prova—"
"Aev, nemmeno un fidanzamento riuscirebbe a impedirgli di mandarmi in guerra." Elijah si passò una mano tra i capelli. "Lui ci è stato. Da bambino mi raccontava sempre i suoi atti eroici, di come salvò dei suoi amici da un palazzo in fiamme, di come sconfisse più di cinque fae in una volta sola... probabilmente alcune di quelle storie se le inventava, ma era così fiero di essere sopravvissuto—diceva che un uomo vero sopravvive alla guerra senza problemi e che anzi, una guerra servirebbe a tutti per provare il proprio valore." Alzò gli occhi su Ava, più serio che mai. "Anche se ti chiedessi in questo momento di sposarmi, mio padre mi farebbe arruolare, capisci?"
Ava abbassò gli occhi sulla sua torta. Le era passata la fame.
"Allora ci andremo insieme."
"Ava, per favore—"
"Non mi trattare come una damigella in pericolo." Elijah aveva stretto la bocca e ora la stava sfidando ad andare avanti. "Sono più veloce e atletica di te, questo è certo. Mi basterà imparare a sparare e un po' di basi sull'autodifesa e me la caverò. Qui sei tu il problema, devi mettere su un bel po' di muscoli se vuoi competere anche minimamente con me."
Elijah aveva sollevato le sopracciglia e gli si erano schiuse le labbra, come a cercare le parole per ribattere, infine un lembo della bocca aveva tremato nel trattenere un sorrisetto divertito. "Sono profondamente offeso, ma... hai ragione."
Scoppiarono a ridere.

Forse non avrebbero dovuto prenderla tanto alla leggera.

Dalle CeneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora