Due anni, sette mesi e venticinque giorni prima dell'esecuzione
I tre regni erano in subbuglio.
Di Sopra, Isole Fluttuanti e Di Sotto erano un unico campo di battaglia, un reticolo di fronti e trincee, di campi devastati, di cadaveri e incendi: una piaga stava oscurando il mondo come nubi che coprono la luce del sole, impetuose e senza alcuno spiraglio.
Persino Dhandrel, la capitale del Regno degli Elfi nell'alto cielo, era macchiata da quella peste; spie e insurrezioni avevano costretto gran parte dell'esercito a tornare, e la famiglia del re si era dovuta rifugiare in un luogo nascosto, per proteggere il piccolo erede.
Regni come Gul o Kerl si erano distanziati da quel panorama e osservavano da lontano, sperando che la piaga non si espandesse anche sulle loro terre e gli uomini delle caverne non covassero anche sotto i loro piedi.
Il Comandante Athelstan stava stilando il suo rapporto per il re. Le forze nemiche si stavano espandendo, si preparavano a qualcosa, pensava, un attacco studiato per circondarlo e costringerli alla resa, forse avrebbero usato anche passaggi sotterranei, che a loro erano ignoti. Stavano camminando su un campo minato. Se avessero appoggiato il piede sulla zolla di terra sbagliata, gli uomini del Di Sotto sarebbero spuntati da ogni parte come formiche. Era una pessima situazione.
Gli elfi oscuri erano stati intelligenti ad attrarli nel Di Sopra. Lì avevano più esperienza e avevano il fattore sorpresa, grazie a questo nuovo regno nascosto, un regno delle caverne, dove milioni di anni prima un gruppo di persone si era nascosto e non vi era più uscito, moltiplicandosi fino a raggiungere le dimensioni di una nazione. Migliaia e migliaia di uomini e donne, i loro occhi nati nel buio, le loro braccia e gambe allenati dalle scarpinate, dal paesaggio roccioso. Erano riusciti a evolversi, anche se reclusi lì sotto fino ad avere l'elettricità, ma erano ancora come dei rudimenti degli uomini del Di Sopra.
Athelstan buttava quei pensieri su carta, sperando che il suo re avrebbe capito la scelta migliore da fare.
Gli uomini del Di Sotto andavano conquistati, con le buone o con le cattive. Si trattava di persone manipolabili, che potevano facilmente essere attratte dalle innovazioni del di sopra, innovazioni che gli elfi oscuri non potevano fornirgli. Potevano sfruttare il vantaggio della ricchezza e dell'influenza con loro. Poi bastava farli tornare alla loro tana sotterranea e convincerli a restarci. Era mentre formulava questi pensieri che una guardia chiese il permesso di entrare.
Athelstan, seppur infastidito, glielo permise e ciò che gli venne riferito non lo fece pentire della sua scelta.
"Comandante Athelstan, mi aveva chiesto di tenere d'occhio quei due umani," iniziò, un po' indeciso, gli occhi che vagavano per tutta la tenda tranne che sul suo superiore. "Sono qui per il rapporto."
"Avanti allora," lo incalzò, impaziente.
"Il ragazzo ogni mattina si sveglia prima degli altri per allenarsi. La ragazza non si è vista per un paio di giorni, ma..."
"Ma?"
"Ora ha iniziato a uscire anche lei la mattina. Si allenano insieme e poi lavorano con gli altri."
Athelstan schioccò la lingua e si appoggiò allo schienale della sedia, gli occhi assottigliati come se potesse vedere oltre la tenda fino a dove quei due ragazzi stavano lavorando. Gli aveva dato due settimane di riposo, per riprendersi fisicamente e psicologicamente. Loro avevano rifiutato. Se lo sarebbe aspettato dal ragazzo, ma lei... forse l'aveva sottovalutata.
Notando che la guardia stava aspettando di essere congedata, si riscosse. "Bene. Continua ad osservarli. Puoi andare."
STAI LEGGENDO
Dalle Ceneri
FantasyAva Keegan era la ballerina più promettente del Di Sopra. Elijah Kohen era un aristocratico che si dilettava come attore nel tempo libero. I loro futuri erano rosei, le prospettive serene. Dal loro incontro casuale nacque un'amicizia spontanea e nel...