Due anni, sette mesi e ventotto giorni dall'esecuzione
Quando si risvegliò, Ava aprì gli occhi su un cuscino.
Un cuscino bianco, morbido e fresco e quando mosse appena le gambe doloranti, le scoprì coperte da un lenzuolo e una coperta di lana. Si trovava in una tenda, una grande tenda bianca con un palo nel mezzo che la reggeva. L'interno non era molto decorato, presentava solo un letto e una scrivania.
Dietro di essa sedeva l'elfo. La fissava.
"Sei sveglia."
Ava sussultò. Tentò subito di mettersi a sedere, ma il dolore le tagliò il fiato. Strizzò gli occhi e si trattenne dall'imprecare. Mordendosi la lingua, si mise lentamente a sedere e tornò a guardare l'elfo. Non si era mosso. Immobile si limitava ad osservarla come un bambino di fronte a qualcosa di mai visto.
Ava lo riconobbe subito come quello che l'aveva salvata.
Dunque non era stato un sogno.
Finalmente l'elfo si riscosse e si alzò. A passi calmi circondò la scrivania, ma non fece un passo oltre verso di lei.
"Sono il Comandante Athelstan. Ieri abbiamo fatto irruzione nella base in cui eravate prigionieri e l'abbiamo occupata." Doveva essersi preparato il discorso. O forse era così che parlava normalmente? In effetti le sembrava una di quelle persone sempre con la schiena dritta e lo sguardo superiore. "Sei stata ritrovata in pessime condizioni e l'infermeria è piena e confusa, perciò ho fatto allestire una tenda."
"Ed Elijah? Sta bene?" Le parole erano scappate prima che potesse fermarle.
L'elfo sollevò un sopracciglio. Sembrava confuso.
"Il ragazzo... che era nell'altra stanza," spiegò piano Ava.
Qualcosa brillò negli occhi affilati del comandante, poi un sorriso divertito si formò sul suo volto. "Ah, sì. Sta bene. Anzi, sai la prima cosa che ha detto quando siamo arrivati?" Sorrideva ancora, lo sguardo al soffitto come se stesse rivivendo la scena. "«Alla buon'ora.»" Athelstan rise, ma senza scomporsi troppo. "È in infermeria. Ha chiesto di te più volte."
"Io... posso vederlo?"
"Sei in grado di camminare?"
Ava aveva la netta sensazione che se ci avesse provato sarebbe stramazzata sul bel tappeto spaccandosi qualche dente.
Il Generale inspirò profondamente, intuendo la risposta e formulando una soluzione.
"Lo farò trasferire in questa tenda." Si incamminò verso l'uscita, ma si fermò prima. "Vi do due settimane per riprendervi." Ava avvertì dei brividi correrle su per le braccia. Non sapeva se fossero dovuti dalla rabbia per l'assurdità di quella frase o per il ribrezzo che provava nel ricordare. "So che è dura, dopo quello che avete passato, ma siamo in guerra e non posso concedervi di più." Il comandante sbuffò, un cenno di ironia sul suo volto. "Sto già facendo troppo il sentimentale. Lì c'è la vostra nuova divisa. Da oggi fate entrambi parte della mia divisione. Buona fortuna." Dicendolo, uscì.
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Dalle Ceneri
FantasyAva Keegan era la ballerina più promettente del Di Sopra. Elijah Kohen era un aristocratico che si dilettava come attore nel tempo libero. I loro futuri erano rosei, le prospettive serene. Dal loro incontro casuale nacque un'amicizia spontanea e nel...