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Due anni, otto mesi e tredici giorni prima dell'esecuzione

Infine Elijah tornò.

L'attenzione di tutti si spostò all'istante sulle sbarre quando si sentirono dei passi. E poi eccolo. Fermo e sicuro sulle sue gambe. Lo spinsero dentro la cella, ma fallirono nel tentativo di farlo cadere: Elijah semplicemente rizzò le spalle e infilò le mani in tasca, come ogni giorno. Nella semioscurità non si poteva distinguere molto, ma Cameron poteva intravedere grandi cerchi rossi sul suo collo.

Come poteva essere così calmo dopo che—

"Ava?" Aveva la voce roca, stanca e arrabbiata e dopo tutto ciò che aveva passato quella era la prima parola che diceva.

"Qui."

Cameron trasalì quando gli occhi oro di Elijah scintillarono nel buio verso la sua direzione, poi cambiarono obbiettivo e si spostarono lentamente sulla figura intrappolata in sogni turbolenti al suo fianco.

Nessuno all'interno della cella osava fiatare. Sembrava quasi che Elijah, invece che uscire distrutto da quella stanza, ne fosse uscito più forte.

Il ragazzo si diresse a passo sicuro verso Ava. Si inginocchiò davanti a lei e con occhi attenti la squadrò, poi sollevò dita tremanti verso il suo viso ed eccolo, Cameron vide finalmente la paura, un sentimento umano, trasparire nei suoi gesti.

Poi, vergognandosi dei suoi pensieri, si alzò per lasciargli il posto. Non si aspettò un ringraziamento e non fu sorpreso nel non riceverlo, semplicemente fece in modo che nessuno si avvicinasse ai due e rimase ad osservarli.

Ava si era svegliata, gli occhi due piccole fessure stanche, e non disse una parola quando Elijah le si sedette di fianco, la sollevò di peso, la mise sulle sue gambe e poi la strinse al petto, il mento sui capelli rossi e gli occhi fissi di fronte a sé, occhi che promettevano vendetta.

Dalle CeneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora