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Due anni, cinque mesi e trentuno giorni prima dell'esecuzione

Ava stringeva il fagotto come se fosse il suo stesso cuore. Cameron dietro di lei continuava a far tamburellare il piede sul fango, il fucile alla mano, la pistola nella cintola. Ezra tremava, ma le mani che stringevano il fucile erano ferme. Non avrebbe sbagliato. Elijah era dal capo opposto della trincea. Non potevano vederlo, ma sapevano per certo che anche lui stava tremando.
Stava per iniziare.
Si udì un fischio, un sibilo acuto e da allora Ava iniziò il conto alla rovescia.
Cinque.
Il fischio tramutò in un botto. Una forte luce bianca illuminò a giorno il campo di battaglia.
Quattro.
Iniziarono gli spari.
Tre.
Le urla confuse dei nemici.
Due.
Altri fischi, altre luci ininterrotte, altri spari. Cameron sistemò il fucile sulla spalla, l'occhio attento sull'altra trincea
Uno.
Ava e Cameron si scambiarono un cenno d'intesa.
Ava iniziò a correre, schiena bassa, gambe che si allungavano fino a farle male, silenziose tra il fango e i cadaveri.
Partì il secondo conto alla rovescia.
Otto.
Ava correva e correva e non pensava ad altro se non che a correre e stringere il fagotto al petto sperando di non premere troppo. Andava a zigzag, ma così veloce che in quella confusione era difficile notarla. I nemici, però, dovevano aver sospettato una mossa del genere e non impiegarono molto a vederla.
Quattro.
Anche Cameron ed Ezra iniziarono a sparare.
Ava avanzava. Zigzagava. Chiudeva gli occhi.
Due.
La trincea era vicina. I fucili ancora di più.
Uno.
Si gettò nella trincea, afferrò la pistola e sparò ai cecchini più vicini e nella confusione aprì il fagotto.
Si trattava di un oggetto sferico, un po' rozzo, con una protuberanza sulla sommità. Ava non si chiese cosa fosse. Eseguì semplicemente le istruzioni di Gavin. Premette e la fece rotolare il più lontano possibile.
Arrivavano soldati. Non videro la piccola sfera che rotolava nel cuore della loro trincea, avevano gli occhi fissi sulla piccola figura estranea. Imbracciarono i fucili contro di lei e per un attimo Ava credette di essere spacciata.
Poi qualcuno iniziò a far fuori ad uno ad uno gli uomini attorno a lei.
Ezra ci sapeva fare, ma poi— eccolo, Cameron, in piedi a pochi metri dalla trincea, il fucile in mano.
Idiota, avrebbe voluto urlargli.
"Via!" Le urlò.
Tra lo sparare agli uomini del Di Sotto ed evitare i proiettili, era difficile risalire le pareti della trincea fangosa; affondava gli scarponi nella terra friabile e le dita nel terreno di nessuno, ma ogni volta scivolava indietro.
Gavin aveva detto dieci secondi. Il tempo per attirare gente.
Quanti ne erano passati? Dovevano essere almeno otto.
Finalmente riuscì a salire, Cameron le porse la mano—sentì una presa sulla caviglia e poi un urlo straziante.
Accadde tutto troppo velocemente. Nel momento in cui la bomba esplose e le fiamme immersero la trincea nemica, Ava venne tirata giù. L'ultima cosa che vide fu Cameron, sofferente, stringersi il petto sanguinante.
Poi le fiamme si chiusero sopra di lei.

Dalle CeneriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora