Pasqua 2022 - Casa Hirvonen, Roma
La famiglia Hirvonen poteva essere un curioso esempio di ibrido tra il mammone italiano e il precocemente emancipato scandinavo, ma, come tutte le famiglie, il giorno di Pasqua si ritrovava seduta insieme attorno al tavolo da pranzo. O perlomeno lo avrebbe fatto di lì a breve.
Al momento la cucina pareva ancora un campo di battaglia che vedeva schierati due soli soldati.
«Se mamma arriva e il tavolo è ancora in queste condizioni le viene una sincope», fece notare Aki, un fianco posato contro lo stipite della porta e gli occhi fissi su sua sorella che alle ore 11.43 stava ancora facendo colazione.
Questa per tutta risposta borbottò qualcosa sputacchiando dei CocoPops mollicci di latte al cioccolato.
«Sempre peggio», mugugnò Aki, munendosi di Scottex e cercando di arginare il disastro di briciole e schizzi di latte che regnava sul tavolo. Sequestrò il pacco di Gocciole, mise il tappo al vasetto della marmellata e sfilò la tovaglietta da sotto il naso della sorella. «Fine della pacchia: vai a vestirti e torna qui. Alla velocità della luce possibilmente, che non ho idea di come si usi questo forno nuovo.»
Isla ingollò in tre secondi esatti l'intero contenuto della sua tazza rischiando di strozzarsi e farsi uscire latte e Nesquik dal naso. Si alzò e mollò tazza e cucchiaio nel lavello, ignorando di proposito suo fratello che le ricordava che la lavastoviglie era giusto lì, bastava aprirla e infilarci dentro le cose sporche.
«Non trovo giusto che Mika sia sempre esentato dalle faccende noiose», fece presente mentre si infilava al polso l'elastico che si era appena sfilata dai capelli che ormai le arrivavano alle scapole e le erano perennemente d'impiccio.
«Quando anche tu sarai ricca e famosa...»
«Sarebbe stato più utile avere un fratello impiegato alle Poste, detesto essere per tutti 'La sorella di'. Cioè, chissenefrega?? Sempre a farmi mille stupide domande, neanche fossi io ad avere voce in capitolo nelle faccende del calciomercato, si dice così? O quando mi dicono: hey, dì a tuo fratello di non abbandonarci! Abbandonare chi? Posso io, la sorella minorenne, decidere cosa ne farà una squadra milionaria del mio debosciato fratello?»
Isla non era nuova a questa serie di lagnanze, dopotutto erano anni che sopportava il fardello dei suoi compagni maschi che sbavavano sulle sue Converse implorandola di portare a Mika delle maglie da far firmare. Cosa a cui lei non si era mai piegata, ovviamente. Era forse lei un fattorino del corriere UPS? Che se ne andassero la domenica allo stadio Olimpico insieme ai loro bro e facessero la coda come tutti.
Aki ridacchiò mentre sciacquava le stoviglie rimaste nel lavello. «Mi avevi detto che a scuola andava tutto bene.»
Isla sbuffò. «Inizio a capire perché ve ne andate tutti da questa città: Mika l'ha resa inabitabile per qualunque erede Hirvonen.»
«Niko sta per tornare...», le ricordò.
«In Italia, non a Roma però!»
«Io potrei tornare.»
«Cosa?», urlò Isla lasciando perdere i capelli che stava cercando di intrecciare e piombando addosso al fratello. «Dici sul serio?»
«Onestamente non lo so», ammise Aki scrollando le spalle.
Isla gli rifilò un pugno sulla spalla. «Non illudere la mamma. E comunque se decidessi di tornare mi servirebbero almeno mmh... diciamo due mesi di preavviso? Ti sarai accorto che mi sono appropriata di quasi tutto lo spazio nel tuo armadio. E la Vespa ormai è praticamente mia. E tutte le volte prometto ai nonni che ti farò avere la paghetta mensile tramite 'i nostri modi tecnologici', ma in realtà me li incasso e basta o ci compro le cose per il comitato scolastico e-»

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QUATTRO
ChickLit[STORIA COMPLETA] Quattro fratelli. Quattro storie. Quattro anni, quelli impiegati da Niko, geniale primogenito, per conseguire una laurea in matematica. Quattro mesi, il tempo trascorso dall'ultima volta che Aki è stato avvistato. Quattro ore, il r...