Aprile 2022 - Pisa
Ancora adesso, ad anni di distanza, essere accompagnato in stazione dai suoi genitori lo faceva tornare a sentirsi bambino. Forse era l'insistenza di Susanna ed Elias a volerlo scortare fino alla banchina di partenza, per guardarlo salire sul vagone e poterlo salutare mentre il treno iniziava ad allontanarsi lento, in una scena da film drammatico. Forse era il viaggio in macchina che precedeva la partenza, seduto sul sedile posteriore, mentre i suoi genitori chiacchieravano allegri, sullo sfondo la riproduzione casuale di una playlist indie folk. O forse era solo il ripetersi di quell'addio, di quel distacco dalla sua cameretta, dal suo nido familiare, da quella città.
Quel giorno, accompagnato da Niko, il rituale si ripeté come al solito. Susanna li abbracciò entrambi come se non dovesse vederli mai più, in punta di piedi, una serie di avvertimenti materni sussurrati all'orecchio. Quando si staccò da Aki, invece di scostarsi e fare un passo indietro, si fermò per un attimo, un palmo della mano posato sulla guancia del figlio, e negli occhi uno sguardo accorato.
«Fatti sentire ogni tanto, ok?» Lo pregò, il tono dolce e insieme triste.
Elias la prese per mano e la riportò al proprio fianco. «Fate buon viaggio, ragazzi! E scriveteci quando arrivate a destinazione, grazie.»
Cinque minuti più tardi, incredibilmente in orario, il treno iniziò pigramente a muoversi sui binari. Aki guardò i suoi due genitori diventare sempre più piccoli, le mani ancora sollevate in saluto.
«Ti manca Roma?» Domandò Niko, sistemando lo zaino sotto il sedile davanti al proprio e risollevandosi a sedere dritto.
Glielo chiedeva tutte le volte. E la risposta di Aki era sempre la stessa: una scrollata di spalle.
Gli mancava? Sì, no, a volte. Mai. Sempre.
La risposta cambiava in continuazione, e lo lasciava inquieto e arrabbiato con sé stesso. Aveva tanto voluto andarsene, quindi perché poi si ritrovava a pensare con nostalgia a quella città e alla vita che essa aveva racchiuso? Perché non aveva potuto avere quella rottura netta che aveva auspicato per sé? Cosa lo teneva ancora legato a quei posti? Non lo sapeva, ed era quello a cui pensava ossessivamente nelle notti in cui andava a letto così tardi che ormai il sonno lo aveva lasciato e quindi se ne stava steso sul materasso ad aspettare le prime luci dell'alba.
«A te manca?» Gli rigirò la domanda.
Usava spesso quel trucchetto, riparandosi dietro la facilità con cui le persone più estroverse di lui erano sempre pronte a parlare di come si sentissero e di come la pensassero, a condividere una parte di sé con il mondo.
Niko gli lanciò un'occhiatina divertita mentre abbassava il tavolino di fronte a sé e ci posava sopra il proprio computer portatile. «Mi manca più come mi faceva sentire. Giovane, spensierato, uno tra tanti...»
«Hai ventisei anni», gli ricordò Aki sollevando le sopracciglia.
Il fratello sventolò la mano con fare infastidito. «Non è quello, è...»
Lo schermo del suo pc si illuminò, rivelando lo screensaver di Death Note che Niko aveva mantenuto invariato di anno in anno, di computer in computer, da quando aveva tredici anni.
«...l'avvicinarsi della vita adulta?» Offrì Aki.
L'altro scosse la testa, le dita che scorrevano piano sul touchpad, un programma di calcolo che iniziava rumorosamente ad avviarsi.
«Mi sembra di non avere punti fermi. Tra un anno finisco il mio percorso di studi, cosa posso inventarmi ancora per prolungarlo? Resterò a Pisa? Voglio restare a Pisa? Ho due risparmi in croce, ancora un coinquilino, e-»

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QUATTRO
ChickLit[STORIA COMPLETA] Quattro fratelli. Quattro storie. Quattro anni, quelli impiegati da Niko, geniale primogenito, per conseguire una laurea in matematica. Quattro mesi, il tempo trascorso dall'ultima volta che Aki è stato avvistato. Quattro ore, il r...