2028 - Roma
«Non voglio vederla.»
Erano state quelle le prime parole pronunciate da Aki dopo due giorni di mutismo.
I dottori gli avevano dato speranza; sarebbe stato un percorso lungo, probabilmente doloroso e senza dubbio frustrante, ma erano positivi riguardo all'esito: Aki sarebbe tornato a camminare. Le tempistiche erano variabili, almeno un anno, forse di più, sicuramente non di meno. La lesione era importante, bisognava procedere con cautela e non cercare di affrettare il processo di guarigione e riabilitazione.
La stessa cosa gli sarebbe stata ripetuta più e più volte in seguito, dai dottori italiani, dal team di fisioterapisti, dall'infermiera che veniva a visitarlo e medicarlo ogni due giorni, dai suoi genitori, da qualunque cazzo di persona lo circondava.
Ovviamente Viola non gli aveva dato ascolto, aveva fatto irruzione nella sua stanza e gli aveva detto glaciale: «Abbi almeno il coraggio di dirmelo tu stesso.»
Aveva l'aspetto stravolto, il viso cinereo e gli occhi cerchiati, i capelli in disordine e una macchia di caffè macchiava il cotone della felpa che indossava. Felpa che apparteneva ad Aki, che in quel momento chiuse gli occhi e ripeté: «Non voglio vederti.»
Parole alle quali Viola non aveva replicato, limitandosi a sedersi su una delle poltroncine sotto la finestra che affacciava sul parcheggio dell'ospedale, tirare fuori l'iPad e iniziare a scartabellare in silenzio.
Il silenzio era proseguito per i giorni successivi, si era protratto per tutto il viaggio di ritorno e aveva continuato a esistere una volta sistematosi nella sua vecchia camera nella casa dei suoi genitori.
Roma era stata la scelta più scontata, casa loro era troppo scomoda per permettere il regolare avanti-e-indietro per ospedali che avrebbe caratterizzato i mesi a venire. Susanna aveva preparato una stanza per Viola, ma lei aveva deciso che se Aki voleva fare lo stupido tanto valeva lasciarlo fare ed era andata a vivere da suo padre, nonostante ogni mattina alle otto in punto fosse sempre sulla soglia della stanza di Aki con il vassoio della colazione in mano e lo sguardo tempestoso.
La rottura di quell'equilibrio così precario avvenne poche settimane dopo il rientro in Italia. Quel pomeriggio sia Elias che Susanna erano di turno in farmacia, ma Viola era sempre pronta a dare loro il cambio e così si era proposta di passare lei il pomeriggio in casa con Aki.
Aki non la vide per quasi tutto il giorno, lui immobilizzato a letto al primo piano, e lei da qualche parte giù in soggiorno. L'ordine categorico per i primi due mesi era l'allettamento, uniche eccezioni le frequenti visite e lastre di controllo. Di solito, nonostante l'imbarazzo che gli faceva venire voglia di piangere, erano sempre i suoi genitori ad aiutarlo ad espletare i suoi bisogni fisiologici.
Viola salì verso l'ora di merenda, tra le mani una tazza fumante e un pacchetto di biscotti secchi. Aki la guardò con occhi colmi di orrore superare la soglia.
«Vattene», la implorò.
«Tra un secondo, volevo solo che mangiassi qualcosa», sospirò stancamente lei facendo per avvicinarsi.
«Vai via!», urlò agitandosi tra le coperte, il viso scarlatto e sudato e gli occhi spalancati.
«Aki..»
«Non ti voglio qui!»
Quello la fece fermare, ma non indietreggiare. Lo guardò con preoccupazione e un qualcosa che assomigliava così tanto al modo in cui lei lo guardava prima che accadesse tutto questo che Aki chiuse gli occhi per non vederlo.
![](https://img.wattpad.com/cover/326014063-288-k955904.jpg)
STAI LEGGENDO
QUATTRO
ChickLit[STORIA COMPLETA] Quattro fratelli. Quattro storie. Quattro anni, quelli impiegati da Niko, geniale primogenito, per conseguire una laurea in matematica. Quattro mesi, il tempo trascorso dall'ultima volta che Aki è stato avvistato. Quattro ore, il r...