Agosto 2022 - Pisa
«Oh, eccoti, ciao Niko, cercavo proprio te», fu il saluto del Professor Beccaria quando lo raggiunse di fronte al proprio ufficio dove lo stava aspettando da una decina di minuti.
Il docente estrasse la chiave dalla tasca della propria giacca, aprì la porta e lo invitò ad entrare, per poi seguirlo, senza premurarsi di richiuderla alle loro spalle. Si accomodò sul suo sgabello ortopedico posturale e si infilò gli occhiali. Non appariva molto professionale appollaiato in quella stramba posizione genuflessa, ma era l'unica posizione che gli permettesse di passare almeno un'ora consecutiva seduto alla scrivania senza urlare di dolore per il mal di schiena e doversi di conseguenza ingoiare due pasticche di ibuprofene.
Dopo oltre cinque anni passati al suo fianco, Niko aveva imparato a conoscere quell'uomo piccoletto e un poco goffo. Gli era stato simpatico fin dall'inizio, quando gli aveva dato del tu e chiesto da dove venisse. Quando stupidamente Niko aveva raccontato la solita storia trita e ritrita del padre finlandese per spiegare il proprio colore di capelli, Beccaria aveva scosso il capo confuso e gli aveva riposto la domanda, specificando come intendesse chiedere da quale ateneo o città provenisse. Al che Niko era arrossito e aveva balbettato Roma, mentre il docente annuiva tra sé e sé soddisfatto. Bel colore di capelli però, aveva commentato infine, vorrei averli io, indicando la sua testa calva e liscia.
Era simpatico e terribilmente gioviale, e scriveva a Niko delle email del tutto informali e piene di racconti personali. Addirittura l'estate prima era andato a trovarlo nella sua casa a Marina di Pisa, dove aveva conosciuto sua moglie, i suoi due nipotini gemelli e il pastore tedesco Fritz. Negli Stati Uniti tanti docenti e ricercatori, nonostante le loro posizioni di rilievo, si comportavano con i dottorandi e gli studenti in modo molto più rilassato e meno pomposo rispetto all'Italia. Per Niko era stato un poco uno choc, ma l'esperienza con Beccaria lo aveva temprato e quindi non si sorprendeva quando in mensa si ritrovava seduto accanto al capo del dipartimento che a bocca piena gli chiedeva se fosse andato al cinema a vedere l'ultimo film della Disney.
Alzò per aria il telecomando del condizionatore e si mise a pigiare un po' di tasti a caso, armeggiando senza concludere niente. Quella scena si ripeteva ogni stagione calda, e Niko senza dire niente si alzò e sfruttando il proprio metro e novanta accese manualmente lo split premendoci sopra.
«Si è ricordato di sostituire le batterie del telecomando?», gli ricordò gentilmente, conoscendo già la risposta.
Beccaria scoppiò in una delle sue risate fragorose e un poco affannose a causa dell'asma e della sua passione smodata per le sigarette. «Come farei senza di te!», esclamò appuntandosi un promemoria su un foglio volante, che Niko sapeva avrebbe smarrito entro la mezz'ora successiva.
Si riaccomodò. Amava quell'ufficio, le finestre erano esposte a ovest e ricevevano tutta la luce dorata del caldo pomeriggio, e in quelle giornate infinite si poteva lavorare al sole fino a dopo le sette, cosa che aveva fatto innumerevoli volte durante gli anni di dottorato, quando Beccaria se ne andava augurandogli buona serata e lasciandogli la chiave per chiudere.
«Ho letto tutto. Due volte. Ecco perché ci ho messo tanto, perdonami. Vuoi venire a cena da noi stasera? Teresa ha fatto il pollo alla cacciatora, uno dei suoi cavalli di battaglia. Una rarità in casa Beccaria, da quando mi hanno messo a dieta e prescritto un secondo antipertensivo, conviene approfittarne», chiacchierò allegro, digitando qualcosa sul suo vecchio computer.
Succedeva sempre così, Ferdinando Beccaria era una delle menti matematiche più brillanti del paese, ma al tempo stesso era probabilmente uno dei più grandi chiacchieroni che la comunità scientifica italiana avesse mai visto, abituata com'era a scienziati musoni ed introversi.

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QUATTRO
Literatura Feminina[STORIA COMPLETA] Quattro fratelli. Quattro storie. Quattro anni, quelli impiegati da Niko, geniale primogenito, per conseguire una laurea in matematica. Quattro mesi, il tempo trascorso dall'ultima volta che Aki è stato avvistato. Quattro ore, il r...