Giugno 2022 – Roma
Per quindici giorni Mika si tenne alla larga da Pietro e si gettò a capofitto in quell'ultima domenica di serie A. Giocavano in casa, e dopo sarebbe seguita l'annuale cena di arrivederci con i dirigenti e chiunque contasse qualcosa. Mika per il terzo anno consecutivo si presentò da solo.
Viola si offriva sempre di accompagnarlo nonostante non fosse per niente la sua scena, ma Mika non voleva pretendere fino a quel punto. Quasi tutti a quel tavolo sapevano, e quasi tutti credevano fosse meglio che lui stesse zitto e buono.
Finirono poco dopo mezzanotte. Mika salutò tutti quanti, pacche sulle spalle e promesse di vedersi ad un certo punto durante le lunghe vacanze che li attendevano. Camminò fino al garage dove aveva lasciato la macchina, e una volta dietro il volante guardò oltre il parabrezza senza davvero vedere niente, la testa ingombra di pensieri e l'animo stranamente triste per quel giorno festivo.
Era domenica notte, sette settimane prima aveva matchato Pietro su una stupida applicazione che da allora aveva provveduto a disinstallare. Ora non esisteva più nessun Niko, 23 anni, biondo e sorridente su una spiaggia a Marina di Campo. Restava Mika, 23 anni, biondo e per niente sorridente in un parcheggio sotterraneo.
Ripensò a quell'ultima mattina passata insieme, a come si erano addormentati alle prime luci dell'alba senza aver davvero parlato, e a come poi la sveglia di Mika li avesse strappati dal sonno e l'avesse costretto a scappare dopo un saluto rapido e nessun nuovo appuntamento concordato.
I primi giorni aveva sperato che questa volta fosse Pietro a farsi vivo per prima, una settimana più tardi aveva cominciato a rassegnarsi al fatto che forse era meglio così. Ad inseguire così tanto qualcuno che non voleva essere neanche sfiorato, figurarsi acchiappato e tenuto stretto, si finiva solo per sbucciarsi le ginocchia e rimanere delusi e a mani vuote.
Se quel pomeriggio era riuscito ad arrivare lucido in campo era solo perché aveva prosciugato ogni energia vitale a Viola, tenendola sveglia la notte per analizzare da ogni prospettiva possibile gli incontri con Pietro e pretendendo la sua assoluta attenzione. Si vergognava un po' ora ripensandoci, a come aveva fatto il bambino lamentoso e affamato di attenzioni solo per averla per sé. Avrebbe dovuto farle un regalo indimenticabile non appena avesse consegnato la bozza finale del libro. E avrebbe dovuto farne uno più piccolo anche a Lorenzo.
Ma quella sera era stranamente malinconico. Tra una settimana si sarebbe imbarcato per Ibiza, un viaggio organizzato già da tempo con alcuni suoi ex compagni delle giovanili, e ci sarebbe rimasto per dieci giorni. Aveva contato i giorni che lo separavano a quella vacanza, e ora neanche aveva più voglia di partire.
Al diavolo, si disse lasciando perdere la chiave d'accensione e afferrando il telefono dalla tasca. Cercò il numero e pigiò il tasto verde. Non gli avrebbe lasciato scampo, gli avrebbe dato la caccia e lo avrebbe inchiodato lì dove voleva lui.
Nonostante fosse ciò che aveva sperato, quando sentì la voce di Pietro rispondere pronto ne restò sorpreso.
«Sei a casa?»
Si sentì un frusciare di carta e un tonfo sordo, come se fosse inciampato in qualche cosa.
«Mmh sì, perché?»
Voleva farlo sudare, e se c'era qualcosa che non spaventava Mika quella cosa era un po' di sano sudore. «Posso passare?»
Seguì un lungo silenzio. E Mika se lo figurò seduto al tavolo davanti alla finestra, la lampada da scrivania come unica fonte di luce nella stanza, esattamente come era stato quell'unica volta che era stato da lui. Probabilmente aveva caldo, era stato un fine settimana già bollente per quell'ultima coda di primavera, e lassù al quinto piano, senza aria condizionata, quasi sicuramente già si soffocava.
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QUATTRO
ChickLit[STORIA COMPLETA] Quattro fratelli. Quattro storie. Quattro anni, quelli impiegati da Niko, geniale primogenito, per conseguire una laurea in matematica. Quattro mesi, il tempo trascorso dall'ultima volta che Aki è stato avvistato. Quattro ore, il r...