19. TUTTI (1)

42 3 1
                                    

Dicembre 2022 - Fregene


Solo una cosa era inesorabile ed inevitabile come il capodanno, e questa era la festa organizzata da Mika Hirvonen alla casa al mare. 

Era stato un anno faticosissimo per tutti. Addii, grandi spaventi, ricongiungimenti, nuovi amori. Nessuno più del clan Hirvonen meritava di lasciarsi tutto alle spalle salutando con il botto quel 2022 così tribolato.

Così Mika, al settimo cielo per l'inaspettato mese di vacanza offertogli dalla pausa Mondiali, aveva trascinato Pietro e tutti i suoi fratelli a Fregene con la scusa di voler festeggiare, ma con il vero intento di voler giocare a fare da fata madrina e garantire che anche tutti quelli a cui voleva più bene potessero essere finalmente felici come lo era lui.

E nonostante Pietro avesse manifestato il proprio dissenso almeno cinque volte al giorno da quando gli aveva illustrato il proprio piano d'azione, lui aveva proceduto imperterrito nel proprio intento di riunire i suoi tre fratelli, Viola, Tessa e Milo tutti sotto lo stesso tetto per quegli ultimi giorni dell'anno.

«È una pessima idea», ripeté come un disco rotto Pietro mentre caricava il proprio zaino nel bagagliaio dell'auto di Mika. «Non sei Emma!»

Mika aveva ricevuto tantissimi omaggi, ancor più degli anni passati, e non sapeva come interpretare quella nuova benevolenza. Cesti, casse di spumante, almeno una quindicina di panettoni di pasticceria. Dopo averli distribuiti tra parenti ed amici, tenendo il meglio per sé e Pietro, aveva deciso di liberarsi di tutto il resto offrendolo agli invitati dell'epico veglione di fine anno targato Hirvonen. 

«È una splendida idea. E non ho idea di chi sia questa Emma», Mika lo corresse lasciandogli un pizzicotto sul fianco e sorpassandolo diretto al posto di guida.

L'altro si limitò a sospirare e premere il pulsante di chiusura del baule. «Sai benissimo chi è Emma, abbiamo visto il film meno di un mese fa», borbottò allacciandosi la cintura.

Mika per tutta risposta scrollò le spalle e sistemò lo specchietto retrovisore, che, lui sosteneva, sembrava spostarsi da solo nel corso della notte. «Sono un calciatore, non pretendere troppo.»

A quell'affermazione Pietro non ribatté, decidendo che era troppo presto per riaprire il discorso senza fine che lo vedeva intento a convincere Mika del fatto che l'unica cosa che lo facesse sembrare stupido era il ritenersi tale quando chiaramente non lo era neanche un po'.

«Ricordati che Isla e Milo sono minorenni.»

«Cosa vuoi che combinino?»

L'altro scosse il capo. «Non lo voglio sapere, grazie. Responsabilità tua.»

Uscirono dal garage sotterraneo in direzione dell'autostrada. C'era molto traffico, era giornata di partenze e la strada per l'aeroporto era congestionata nonostante l'orario. 

«Ho messo Milo in stanza con Aki», Mika riprese il discorso di poco prima.

«Hai la mente di uno stratega», lo prese in giro Pietro.

«Vero?», si entusiasmò Mika, premendo tutto contento sull'acceleratore.

Pietro cercò con la mano la maniglia sopra la propria testa e la strinse forte, pregando di non morire. «No. Hai la mente di una mamma impicciona che vuol vedere maritate le figliolette.»

«Tu devi fidarti di me.»

«Devo proprio?», squittì, le nocche della mano bianche da quanto forte stava stritolando la plastica della maniglia.

«Finora non ti è andata male, no?»

«No», si arrese Pietro, ignorando volutamente il sorrisone che spuntò sulle labbra del suo autista.

QUATTRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora