08. NIKO

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Maggio 2022 – Pisa


Aveva ritrovato tutto esattamente come lo aveva lasciato. Meno tutto ciò che era stato di Tessa, che era piaciuto a Tessa, che aveva significato avere Tessa.

In quei mesi senza di lei, a volte gli era mancato persino arrabbiarsi quando trovava nel bidone dell'indifferenziato gli stecchi in legno dei ghiaccioli che Tessa succhiava senza sosta nei mesi caldi, o quando gli dava buca all'ultimo e lui si organizzava in altro modo per poi presentarsi alla sua porta nel cuore della notte, il suo borsone verde per le notti fuori casa gettato su una spalla e una collezione di baci con cui ricoprirlo per farsi perdonare, o l'IDM sparata a tutto volume alle sette di mattina mentre si faceva una delle sue docce decisamente troppo lunghe, o la strana abitudine che aveva di mordicchiarlo ovunque non appena ne aveva l'occasione.

Tornò a riempire i cassetti, senza bisogno di lasciare dello spazio per le mille cose che lei tendeva a dimenticarsi alle spalle. Riempì il proprio ripiano nel frigorifero, senza dover più litigare per incastrare il proprio cartone di latte accanto al suo di quella bevanda vegetale all'avena che le piaceva tanto. Comprò una doppia confezione di spazzolini in offerta e offrì il secondo a Matteo, invece di conservarlo per lei. Riorganizzò i suoi vinili, e nascose nelle retrovie quelli che le ricordavano di più dei momenti passati con lei. Rifece per bene il letto, e optò per le lenzuola bianche, un po' rigide, 'da ospedale', che a lei non erano mai piaciute.

Ma non servì a niente. 

La prima notte a Pisa dopo un anno la passò sveglio a fissare il soffitto e a pensare a lei. Il che era ridicolo, perché quando dormivano lì insieme finivano spessissimo per bisticciare perché Niko alle dieci aveva già sonno, mentre il cervello di Tessa rimaneva iperattivo per ore e ore e di frequente lui si svegliava nel cuore della notte e la trovava a leggere di nascosto sotto le coperte con quella ridicola lucina legata in fronte con una banda elastica che lui le aveva regalato per scherzo.

Quei primi giorni però erano stati resi sopportabili dal ritorno in università, dove aveva ripreso le fila del lavoro che restava da ultimare e raccontato il medesimo riassunto dei propri mesi negli States ad almeno dodici persone diverse, e da Aki. Tenere la mente occupata lo aiutava, meno spazio lasciava per Tessa meglio dormiva la notte. L'arrivo di Mika e Viola era servito a distrarlo ancora di più, ma ora che tutti se ne erano andati lui era rimasto solo, con la testa totalmente sgombra, pronta per essere riempita da quel continuo eco che lo tormentava e riverberava tra le sue meningi Tessa – Tessa – Tessa.

Mai come in quei giorni era stato grato del fatto che nessuno si fosse ancora spinto così in là da ideare qualche sistema di lettura della mente. Non che qualcuno avrebbe voluto leggere la sua mente tra tutte quelle disponibili, anche perché ci avrebbero trovato solo pensieri struggenti e patetici.

Aki – giustamente – gli aveva inviato un pezzo di una vecchia canzone dei Gazebo Penguins che mille anni prima era piaciuta tanto ad entrambi.

Ci si affeziona
E poi è tutto un ricordar le cose
Meglio di com'erano davvero
Di quando avevamo qualche anno di meno

E la cosa che più gli provocava l'insonnia notturna era proprio quella, il non essere certo di quanto il proprio ricordo romantico fosse inquinato dalla nostalgia e dal fatto di sentirsi solo. Eppure erano stati così felici, fino a quando poi non lo erano più stati. E la colpa era stata solo e soltanto sua. La rottura era stata repentina ed improvvisa, talmente inaspettata che chiunque ne era venuto a conoscenza come prima reazione aveva riso e chiesto di smetterla di scherzare.

Susanna aveva pianto, Isla glielo aveva detto. Voleva farlo pentire delle sue azioni, e ci riuscì. Persino Aki, sempre imperturbabile e lontano da qualunque melodramma sentimentale, era sembrato seriamente dispiaciuto. Tanto per Niko, quanto per Tessa.

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