Capitolo 10

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CAPITOLO DIECI

Lorenzo si svegliava ogni mattina con un peso sullo stomaco, non avendo il coraggio di confessare che non aveva alcuna intenzione di diventare un avvocato e che quei corsi, che suo malgrado frequentava, erano per lui una frustata, una violenza, una sofferenza continua. Sapeva anche che se avesse abbandonato l'università i suoi genitori gli avrebbero tagliato i viveri, su questo erano inflessibili, i loro figli dovevano studiare, almeno fino alla laurea, e poi avrebbero trovato la loro strada. Ma una cosa era certa, la sua strada non era certamente la legge, ma così andava, avrebbe terminato gli studi, doveva solo far passare quei quattro o cinque anni e poi sarebbe andato via di casa. Non poteva ancora farlo, anche se ci aveva pensato più volte nelle sue notti insonni, eccome, ma non ne aveva mai avuto il fegato, un po' perché sapeva che avrebbe dato un dolore troppo grande a sua madre, ed avrebbe deluso profondamente suo padre che nonostante tutto credeva in lui, un po' perché sapeva perfettamente che non era ancora in grado di mantenersi autonomamente. Quello era un altro degli altri strani veti che gli erano stati posti, non poteva lavorare come facevano tanti ragazzi della sua età, per guadagnarsi qualche soldo, no, i suoi vecchi lo trovavano sconveniente, un figlio lavoratore era un fatto d'altri tempi, implicava povertà, ignoranza, provincia. I suoi genitori non erano ricchi, anzi, vivevano dello stipendio, mese per mese, non avevano rendite, venivano da famiglie di provincia che poi si erano trasferirsi nella città, il padre soprattutto sapeva bene cosa fosse il lavoro da ragazzi, perché i suoi due fratelli avevano interrotto gli studi a quindici anni ed erano finiti in una impresa edile, lui solo aveva deciso di proseguire gli studi, e per questo si era dovuto trasferire lontano da casa. Non avrebbe permesso che i suoi figli fossero tornati indietro dopo i suoi sacrifici, aveva cercato di farli crescere protetti dallo sporco che si vedeva in strada tutti i giorni, aveva dato loro tutti gli agi possibili compatibilmente con le possibilità economiche della famiglia, ma non aveva mai fatto il passo più lungo della gamba, non aveva mai ceduto alla lusinga delle cambiali e degli acquisti a rate, se aveva i soldi comprava, se no, pazienza, avrebbe aspettato tempi migliori. D'altra parte lui non era certo cresciuto nella bambagia, essendo il terzo di quattro figli, nati durante la guerra. Lui aveva conosciuto la vera povertà, l'ignoranza e la fame, sapeva che grazie a quelle poteva apprezzare la vita che aveva, ma non aveva intenzione di lasciare che nessuno, nella sua famiglia le provasse di nuovo. Lorenzo era grato a suo padre per tutto quello che gli aveva dato, nonostante il suo modo di fare burbero, impulsivo, dallo schiaffo facile accompagnato da un turpiloquio non comune; sapeva che sotto sotto c'era del tenero, semplicemente non era in grado di esprimerlo, ma non tollerava quella ostinazione nei confronti delle sue passioni, lo costringeva a mentire, a studiare controvoglia ed a perdere tempo.

Quella mattina arrivò in leggero ritardo in facoltà, erano già quasi tutti dentro, alcuni si trattenevano a chiacchierare, altri a fumare nel cortile interno, ma il suo occhio si fermò su due che, appoggiati ad un muro in un angolo si baciavano, non si stupì del fatto in se quanto del luogo scelto per le effusioni, e perché gli sembrava di ricordare quei capelli biondi che spuntavano dal cappellino granata, si avvicinò alla coppia per raggiungere l'aula, e la ragazza si staccò dalle braccia del compagno per salutarlo, era lei, Claudia, la tipa che lo aveva invitato a casa per la festa di Natale, e l'altro forse era un loro collega, non sembrò affatto imbarazzata di staccare le labbra da quelle di un maschio e di appoggiarle subito dopo sulla guancia di Lorenzo, lui d'altra parte non le dette la soddisfazione di apparire colpito dall'aver appena capito della nascita di quella nuova relazione.

"Ciao, ti ricordi, lui è Diego!" esordì lei, lui finse una certa noncuranza ed educatamente si rivolse al baciatore appassionato: "Ciao, piacere, tu anche frequenti....", non riuscì a finire la frase che Claudia lo interruppe per far partecipare il suo fidanzato: "Era con noi alla festa di Natale, si chiama Lorenzo, non te lo ricordi?", quello dissentì con poco entusiasmo con un semplice "Io non c'ero alla tua festa di Natale! Comunque piacere, io sono Diego!" , e le battute finirono lì, i due si scambiarono una stretta di mano veloce ed alla fine Lorenzo si avviò a passi veloci verso l'ingresso dell'aula. Rapidamente assimilò l'informazione che la ragazza non fosse libera, non aveva avuto il tempo di chiederle da quanto tempo si frequentasse con quel Diego, ma non doveva essere da molto se ancora avevano l'impulso di baciarsi davanti a tutti. Comunque la cosa non lo aveva turbato più di tanto, anche se per un attimo si era domandato perché mai quella sconosciuta lo avesse invitato a casa sua, senza avere mai scambiato con lui una parola; mentre rifletteva distrattamente, un grido echeggiò dall'interno, seguito da rumori secchi di legno e passi veloci, era il segnale che il professore era stato avvistato nel corridoio, perciò si affrettò a varcare la soglia dell'aula ed a trovare un posto, giusto in tempo per veder entrare il professore di Diritto Costituzionale.

La questione rimase in sospeso nella sua mente per diversi giorni, non ebbe l'occasione di parlare con Claudia o tantomeno con Diego, il suo ragazzo, d'altronde Lorenzo era un po' così, aveva bisogno di attenzione per risvegliare la propria attenzione, difficilmente si avventurava su terreni poco conosciuti, o impervi, a suo giudizio, aveva sempre avuto paura di ricevere un rifiuto o di non essere considerato interessante, per cui evitava di lusingare le ragazze più belle, o le più desiderate, a meno che non fossero state loro a fare un primo passo. Cosa che fino ad allora non era mai accaduto. Ma la sua vita stava cambiando, il liceo era finito, l'acne giovanile aveva lasciato il posto ad un volto leggermente segnato da qualche cicatrice che donava una certa espressività, aveva messo su, con molta fatica a dire il vero, qualche muscolo, ed aveva buttato giù un bel po' di pancia, soprattutto dopo l'ultima vacanza in college in Inghilterra, durante la quale aveva veramente patito la fame. Insomma, se il liceo era stato il vero purgatorio della sua adolescenza, finalmente all'università avrebbe acquisito una sua identità, e le persone cominciavano a notarlo. Lui ancora no.

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