Capitolo 29

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CAPITOLO VENTINOVE

"Chi ti manda un messaggio a quest'ora?", Cinzia si scosse dal dormiveglia nel quale era scivolata nonostante fossero soltanto le nove e mezzo. Lorenzo era ancora in piedi e non aveva intenzione di mettersi a letto così presto, soprattutto dopo la tre giorni che aveva trascorso in compagnia della sua amica Claudia. Prese in mano il telefono lampeggiante con leggerezza ma appena lesse il mittente gli si fermò il cuore.

"Allora chi è?" lo incalzò Cinzia, che forse aveva notato un certo turbamento.

"Ah, niente, è Claudia che ci ringrazia per l'ospitalità e dice che le è piaciuta la città!", Lorenzo non era mai stato bravo a mentire, ma in quel caso non avrebbe mai potuto rivelare la verità. Cancellò immediatamente il messaggio e si mise a letto.

"Non le rispondi?", chiese lei.

"Dovrei?", ovviamente avrebbe dovuto, ma non voleva farlo davanti alla sua ragazza, poi riprese: "Vabbè lo faccio domani mattina, a quest'ora il telefono non prende più, sarà in alto in mare." Spense la luce e rimase immobile con gli occhi spalancati, lei accennò un approccio accarezzandogli il petto, ma lui non ne aveva alcuna intenzione, e finse di dormire, accennando ad un respiro più pesante e rimanendo immobile. Quando i tentativi di lei si spensero, lui attese che il sonno la prendesse, si alzò in silenzio e si chiuse in bagno, aveva ancora in mente le parole di Claudia, che non accennavano ad abbandonarlo, il loro significato era così forte che gli si erano impresse e a fuoco nella testa, così violente che non le avrebbe mai più dimenticate, erano praticamente una dichiarazione di guerra alla vita che stava conducendo, mentre camminava verso il bagno, sentiva la voce di lei che gli ripeteva: Comunque sono convinta che io e te saremmo stati una coppia fantastica. Lui deglutì si guardò intorno con orrore, gli asciugamani del bagno ben ordinati, profumi, creme, lozioni di bellezza tutti allineati sulle mensole, quella sera avevano deciso di stare a casa di Cinzia, ma lui odiava quella casa perfetta e asettica. Poi ripensò in pochi istanti a tutte le volte che invece, era stato insieme a Claudia, negli anni, da quando si erano conosciuti tra le panche dell'università, a quando la aveva vista alla festa di Natale, poi al fine settimana in montagna, quando la gelosia lo aveva sorpreso; le volte che la domenica mattina si telefonavano alle otto per farsi un giro al Vomero; o quella volta che lui l'aveva chiamata perché aveva comprato la moto nuova e voleva condividere la sua felicità con qualcuno ed aveva scelto sempre lei; ed ancora quando lei suonava al citofono per scendere e portare il cane in giro, e lui non faceva una piega, qualunque cosa stesse facendo la interrompeva ed andava con lei, con piacere; per non parlare della volta che mezzo ubriaco la avrebbe baciata nel cantiere di casa di lei, fregandosene della sua ragazza. Poi ripensò alla sera prima, quando per festeggiare li aveva portati tutti al suo ristorante, il Moro, sapeva il fatto suo, sapeva che quel posto ricavato in un tratto di spiaggia tra fabbriche e cantieri, di giorno praticamente non esisteva, ma la sera, si trasformava con un gioco di luci ed ombre in un magico locale con atmosfera orientale, dove l'aperitivo si consuma seduti su tappeti nel mezzo della spiaggia e poi la cena è servita su una terrazza di legno con vista sulla baia. Quella sera si era voluto superare, aveva fatto servire un crudo di pesce con delle bollicine come apertura e per primo piatto un riso venere con ananas e gamberi, presentato in modo superbo, con il giallo dell'ananas nella parte inferiore, il riso sopra e le code dei gamberi che sembravano due delfini nel mare. Aveva insegnato proprio bene ai suoi ragazzi. La cena proseguiva con un assaggio di pesce spada locale con crema di zucchine alla scapece ed è finita con un cannolo scomposto al pistacchio di Bronte. Ancora aveva davanti lo sguardo stupito di lei, alla vista dei piatti, e le espressioni di godimento che seguivano. Si, in fondo aveva cercato di sedurla con la cucina. Aprì gli occhi e realizzò che gran parte delle volte che era stato felice, aveva avuto Claudia vicino, ed ora si trovava in casa con...con... non ricordava nemmeno il nome. Quanto tempo aveva perso... e per cosa, carriera? libertà? follia? chi poteva saperlo. Sbloccò il telefono e finalmente con estrema precisione scelse le parole che la mattina dopo Claudia avrebbe trovato sul display, poi digitò: Hai proprio ragione, l'ho sempre pensato anche io, ma nella vita non si può mai sapere...

Nonostante avesse l'impulso di fuggire da quella casa, non lo fece, sarebbe stata un follia, troppo complicata da spiegare, perciò si sciacquò la faccia, e mentre si asciugava con tutta la calma possibile, pensò che la vita era curiosa, con tutte le occasioni che avevano avuto per stare insieme e confessarsi quello che era probabilmente evidente a tutti, avevano lasciato ad un messaggio che viaggiava sul mediterraneo il compito di salvare le loro esistenze. Era stato un gesto forse un po' codardo, o forse poetico, come chiudere un grido di aiuto in una bottiglia e buttarlo in mare confidando che qualcuno potesse leggerlo, oppure affidarlo ad un piccione viaggiatore sperando arrivi a destinazione, tante cose potevano andare storte, in quella maniera, ma evidentemente il destino aveva lasciato uno spiraglio per loro, ed aveva sfruttato quella occasione. Anche se loro non lo sapevano ancora.

Lui tornò a letto, perfettamente conscio che non avrebbe chiuso occhio, scivolò sotto le lenzuola silenziosamente, e tentò di rimanere immobile, non tanto per usare una gentilezza nei confronti di Cinzia che sembrava stare beatamente dormendo, ignara della battaglia interiore che Lorenzo stava combattendo, ma piuttosto perché non aveva voglia di parlare con lei nel caso si fosse svegliata, tanto meno fare l'amore. Sentiva il cuore rimbombargli nelle orecchie, regolare, forte, impietoso, un metronomo a scandire il tempo della notte, quanti erano? Settanta, ottanta battiti al minuto? Non lo sapeva, istintivamente cominciò a contarli, uno, due, tre, quattro, e via così, sperava in fondo di avere l'effetto delle pecore che saltano lo steccato, ma arrivato al numero milletrecentoventidue capì che la sua speranza era stata mal riposta. L'alba era lontana, ma anche Claudia era lontana, in viaggio, verso casa, e probabilmente anche lei non riusciva a dormire, ma quando sarebbe arrivata a destinazione avrebbe letto la sua risposta, ed allora forse, chissà, lei lo avrebbe chiamato. Con gli occhi chiusi, in una specie di dormiveglia onirico, fantasticava sul suo futuro, si vedeva con Claudia al mare a Mondello, lei in un bikini striminzito verde militare che le fasciava perfettamente le curve piccole e toniche, lo invitava a fare il bagno, in un'acqua cristallina e lui che dopo qualche reticenza accettava e la accompagnava, poteva quasi sentire il fresco bagnato sulla pelle, la stoffa del costume che sfregava contro il suo petto, e la dolce pressione del seno. Il suoi corpi cavernosi non tardarono a rispondere a quelle fantasie e lui, preda di una dolce e malinconica eccitazione, nulla fece per fermare l'erezione che si palesava inesorabilmente. Si abbracciavano, si baciavano, la sua bocca era morbida e calda, la sua lingua dolce ed esperta, intorno a loro il vuoto, la luce lentamente svaniva e si faceva sera, loro erano ancora li, ma stavolta erano nudi, stretti in un amplesso marino. Una mano lo toccò li in basso la sensazione era reale stavolta, una voce gli sussurrò qualcosa che lui non sentì minimamente, ma capì che probabilmente era una sorta di gemito di soddisfazione, lui non mosse un muscolo, ma alla donna che giaceva accanto a lui non importava affatto, era interessata solo alla bandiera che fiera gridava la sua mascolinità. Lo scoprì e ne afferrò il sesso con decisione, lui gemette ma era in un'altra dimensione, corpo e anima anni luce distanti, lei interpretò il gemito come un incoraggiamento e gli sussurrò qualcos'altro nell'orecchio che per un attimo afferrò tra i denti, prima di cominciare ad esplorare il suo corpo con la bocca, fin giù, sotto l'ombelico, poi lui sentì qualcosa di umido, come una ventosa, che andava e veniva, anche lei godeva nel farlo godere, ignara di essere per lui solo un corpo vuoto senza volto. Quando si ritenne soddisfatta risalì dalle profondità delle lenzuola, lo immobilizzò tra le cosce e lo prese finalmente dentro di lei. Continuò per qualche minuto, muovendosi ritmicamente su e giù ed allo stesso tempo emettendo gemiti di piacere, lui invece faceva l'amore alla luce pallida della luna, sulla spiaggia deserta di Mondello, non aprì mai gli occhi per non interrompere il flusso delle immagini, ma fece il suo dovere malgrado tutto ed alla fine anche lui venne, inarcando leggermente la schiena. Restò immobile, anche quando lei si sdraiò su di lui soddisfatta con aria sognante e gli chiese in un sospiro: "Ti è piaciuto?". Lui attese qualche secondo di troppo prima di abbandonare la spiaggia e tornare tra le quattro mura di casa, ma alla fine le rispose un asciutto: "Certo!".

Così, ancora con l'odore del sesso nelle narici, il corpo di Cinzia abbandonato accanto al suo, e l'immagine di Claudia negli occhi, scivolò lentamente in un sonno senza sogni.

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