CAPITOLO QUARANTUNO
Non so se crederci, se ci ripenso mi sembra un sogno, come se non fosse mai accaduto eppure ho le foto, gli scontrini, i bigliettini dei bed and breakfast, tutto il necessario. Insomma è vero, ma ancora non ci credo.
Siamo partiti insieme. Per una settimana in moto in giro per la Sicilia. Ed è stato meraviglioso.
Ma andiamo per gradi, dopo Formentera non ci siamo visti per quasi un mese, ed è stata una sofferenza enorme, io avevo fisicamente bisogno di lui, di toccarlo, sentire il suo odore e le sue mani su di me, ma lui doveva lavorare, aveva già preso una settimana di ferie per il viaggio che era stato un disastro su tutta la linea. Io dalla mia sono stata a presso a mia madre con la ristrutturazione di casa, ed ho tenuto aperto lo studio solo per le urgenze e qualche pendenza che era rimasta da sbrigare, insomma un agosto veramente difficile. Comunque sia, abbiamo continuato a sentirci quasi ogni giorno, soprattutto per farci compagnia, visto che avendo rotto con i rispettivi partner eravamo stati identificati dagli amici delle comitive come i carnefici della coppia e quindi come quelli meno bisognosi di svago. Un pregiudizio veramente sbagliato, solo perché uno trova il coraggio di rompere una relazione che non va non significa che stia meglio dell'altro, comunque, così va il mondo, da sempre chi viene lasciato trova conforto, chi lascia trova solo porte chiuse, almeno all'inizio. Io comunque non avevo voglia di incontrare nessuno di quelli che avevo frequentato fino a quel momento, avevo bisogno di stare un po' da sola per capire cosa veramente volessi fare, ora che avevo chiuso con Luca. E così le telefonate con Lorenzo sono state ossigeno per me, mi hanno dato la forza di andare avanti. Anche lui, che prima sembrava un po' più sulle sue piano piano si è scoperto, lasciandosi andare a qualche momento di dolcezza, mi ha anche confessato che gli mancavo da morire. Certo, al momento mi ha fatto quasi svenire, ma poi la notte mi hanno assalito milioni di dubbi sulla sua sincerità e sul fatto che essendo lontani è facile dire belle cose, tanto poi si posa il telefono e tutto passa. Ben altra cosa è stare vicini e dirsi ti amo. Per fortuna poi quando mi svegliavo i pensieri cretini come questo sparivano e se non lo facevano usavo un metodo infallibile: nuotavo. Si, ho nuotato, tantissimo, quasi ogni giorno, proprio per per lavarmi di dosso la negatività e la sensazione di sporco che i resti del matrimonio mi avevano lasciato addosso, si, avevo bisogno di un posto dove potermi ricaricare e la piscina è stata la mia seconda casa. Era dentro la Mostra d'Oltremare, in una struttura di epoca fascista, e quindi di dimensioni e spazi enormi, una vasca da cinquanta metri, scoperta, con al lato un prato perfettamente curato per sdraiarsi e prendere il sole. Io ci passavo quasi tutti i pomeriggi, mi facevo due o tre chilometri in acqua e poi mi rilassavo sull'asciugamano, e intanto mi abbronzavo. Spesso è venuta con me anche Eugenia, visto che la sua piscina coperta era chiusa durante i mesi estivi, fino a che non è partita per le vacanze anche lei. E così ho perso anche l'ultima persona con cui poter parlare.
Poi una notte verso le due mi ha chiamato Lorenzo, ho pensato che fosse una delle solite telefonate per darmi la buona notte, aveva una voce tetra, come se mi dovesse annunciare l'inizio della terza guerra mondiale, e invece lui a bruciapelo mi ha chiesto cosa facessi la seconda settimana di Settembre, era il diciassette Agosto, ancora mi ricordo il giorno, perché in quel momento che la mia vita cambiava strada, io gli ho risposto in modo evasivo, era tardi, stavo dormendo e lui mi aveva svegliata, non mi ricordavo nemmeno chi fossi, figuriamoci cosa avrei fatto di li a tre o quattro settimane. Lui ha aspettato pochi secondi per lasciarmi finire le obiezioni sull'ora tarda e sul sonno, poi con molta calma mi ha detto: "Ci ho pensato molto in questi giorni, se continuare a sentirci oppure no, ed ho capito che non possiamo farlo...".
"Come non possiamo?" lo ho interrotto, senza riflettere sulle parole che dicevo. Ormai il sonno era solo un ricordo. Lui non ha perso il controllo e ha chiesto di lasciarlo parlare senza interromperlo, mentre diceva questo io mi sentivo morire, perché temevo che volesse chiudere senza darci nemmeno una chance, già immaginavo che cercasse le parole meno offensive per dirmi che voleva troncare, ma poi riprese dicendo: "Ho pensato che non possiamo continuare a sentirci così, è troppo una sofferenza, dobbiamo vederci, ti va di venire con me in moto a fare un giro per la Sicilia?". Il mio cuore si è fermato per quasi dieci secondi, ho cercato di ripetere in mente le sue parole, per essere sicura del loro significato. Quindi voleva che io andassi da lui, per stare insieme, da soli per una settimana, era una resa, una dichiarazione, mi stava dicendo che voleva me, solo me, non stavo sbagliando. Dovevo essere sicura che avesse veramente scelto me, dovevo chiederglielo, quindi ho cercato di mantenere il controllo e gli ho chiesto quasi con fare svogliato: "Hai organizzato con gli amici del motoclub e hai bisogno di una compagna?"Lui, che mi conosce bene, ha capito subito quello che intendevo e mi ha risposto per le rime con un semplice: "No, voglio andare solo con te, se ti va, soli io e te!". Cosa avrei dovuto rispondere? Non avevo idea dei turni dell'ufficio, non sapevo come sarebbe stata la situazione dei lavori a casa e quella di mia madre, ma risposi senza nemmeno pensare che sarei andata con lui anche in capo al mondo.

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Stelle Gemelle
Storie d'amoreDue ragazzi. Due anime. Due corpi. Lorenzo e Claudia. Nati l'uno per l'altra. Si conoscono, tra i banchi dell'università, diventano amici. Molto amici. Condividono gioie, amori, emozioni. Lui, studia per compiacere il padre, uomo all'antica, che non...