CAPITOLO VENTUNO
Ho fissato la data delle nozze, sarà tra tre mesi, in inverno, perché odio i matrimoni sudati, quelli in cui tutti passano metà del tempo ad inventarsi un ventaglio con la prima cosa che trovano in mano, dal foglietto della messa quando sono in chiesa, al cartoncino dove è scritto il menù, finanche ai tovaglioli usati. Preferisco una bella sala calda e magari un abito in velluto piuttosto, che essere costretta a lanciarmi in piscina tutta vestita o rischiare di svenire dopo il primo bicchiere di aperitivo. Sì lo so che tutti dicono che al proprio matrimonio non si mangia e non si beve niente per la tensione, ma a me non importa, io mi voglio divertire, e non ho intenzione di restare a digiuno. Con la fame che ho...
Non è vero, mi sto prendendo in giro, no, non la parte che voglio mangiare, quella è sacrosanta, ma non è vero che io odio i matrimoni estivi, no, questa è la scusa che racconto agli amici ed ai parenti, ed anche a me qualche volta. No, a me fanno impazzire i matrimoni estivi, ma quelli belli, ed io saprei come fare. Avrei già in mente cosa tutto, bandirei la biancheria intima per donne e uomini, vabbè magari ai vecchi parenti lontani lo potrei permettere, sotto i vestiti solo costumi, dopo la torta, farei passare un bel cesto pieno di tappine colorate per eliminare tacchi alti e scarpe chiuse, e finalmente potremmo farci tutti un bel bagno in piscina. Sarebbe un matrimonio memorabile.
Ma non posso farlo, non me la sento, dovrei aspettare quasi un anno. E non so se posso. Non per me, ma per mio padre. Ha il cancro, si, lo abbiamo saputo da qualche settimana, un cancro alla prostata con disseminazioni alle ossa. Terribile, mio padre l'invincibile, il più forte, il più bravo, mio padre, proprio lui, ha il cancro. Si lo ripeto perché la gente non ha il coraggio di dire certe parole come cancro, chemioterapia, morte, eppure all'improvviso ti cadono addosso e ti sconvolgono la vita senza lasciarti scampo, senza chiedere perché, senza avvisare, semplicemente si presentano e ti mettono di fronte ad un baratro imminente. Mio padre è forte e cerca di minimizzare, dicendo che non è nulla, ma il primo medico che abbiamo consultato è stato invece peggio di un giudice: non operabile, terapia palliativa. Solo guardando le carte, senza visitarlo o fare una minima indagine in più, semplicemente come se fosse uno speaker alla stazione del treno che annuncia "Paola, stazione di Paola!", atono, inespressivo, ha siglato la sentenza, la condanna a morte. Abbiamo visto altri due medici, uno è stato come il primo, un'altro era più umano e ci ha spiegato cosa dovrà affrontare, la terapia ormonale e ciò che ci dovremmo aspettare. Comunque sono appena due settimane che conviviamo con le terapie, ma la strada è appena iniziata, lui è già cambiato, ha perso i peli sul corpo, è ingrassato, ed è sempre nervoso perché si sente meno maschio. Deve essere terribile, la soppressione ormonale consiste in un farmaco che blocca l'effetto degli ormoni maschili, perché a quanto pare il tumore, per fortuna, cresce grazie al testosterone, perciò impedendone gli effetti anche il lui dovrebbe ridursi, il problema è che gli ormoni regolano un bel po' di cose in un uomo così come in una donna. In pratica mio padre è andato in andropausa, la versione maschile della menopausa, ed è praticamente un'altra persona, gli è cambiato anche il carattere, certo, meglio vivo anche se un po' meno maschio, ma vallo a dire a lui. Io non so che fare, è come se all'improvviso mi mancasse il terreno sotto ai piedi, come se tutte le mie paure di bambina tornassero a galla e mi tirassero giù in fondo, mio padre potrebbe morire, tra tre, sei mesi o un anno, o chissà, ma io non lo so e non voglio che se ne vada senza sapere che mi sono sposata. So che è irrazionale, so che non è questo il motivo che mi deve spingere a fissare la data del matrimonio, ma sento di doverlo fare, sento che è la cosa giusta per me e per lui. Ho mentito a me stessa, a mia madre ed anche a lui, mio padre, ho deciso di sposarmi perché con Luca, sto bene, è uno tranquillo, allegro, senza pensieri, ma il vero motivo è la paura di perdere mio padre prima del tempo. Forse avrei dovuto pensarci di più valutare se lo amo veramente, ma il tempo passa velocemente e io non ne ho. Luca va benissimo. I preparativi con mia suocera, sempre carinissima, e tutto il contorno stanno dando a me ed alla mia famiglia la forza di superare questa tragedia, è come se mi dessero energia e sento che anche mio padre soffra meno pensando a cose belle; quando riesco a farlo uscire per vedere un ristorante o una chiesa, lui sembra stare meglio, non si lamenta nemmeno dei dolori alla schiena che la notte lo tengono sveglio. Io lo sento, anche se tace sulle sofferenze, che si alza trascinando i piedi, percepisco la sua pena quando si siede sul divano perché non riesce a stare sdraiato, quando sussurra al cane, che appena lo vede in piedi gli si avvicina ansioso, di non preoccuparsi. Quando mi sveglio in piena notte, perché lui è in piedi per far muovere le ossa doloranti, vorrei alzarmi anche io per fargli compagnia, ma non lo faccio quasi mai, perché so che lui non vuole farsi vedere così, lui odia quella sua immagine di uomo fragile e sofferente. Solo qualche volta lo faccio con una scusa, e bevo un bicchiere d'acqua in silenzio, senza quasi rivolgergli la parola, gli do un bacio e torno a letto.

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Stelle Gemelle
RomansaDue ragazzi. Due anime. Due corpi. Lorenzo e Claudia. Nati l'uno per l'altra. Si conoscono, tra i banchi dell'università, diventano amici. Molto amici. Condividono gioie, amori, emozioni. Lui, studia per compiacere il padre, uomo all'antica, che non...