CAPITOLO TRENTATRE
Tornato in Sicilia, Lorenzo non lasciò passare un giorno senza chiamare Claudia o scriverle un messaggio o una email, sapeva di doverle stare vicino, stava vivendo una situazione molto difficile, e, nonostante avesse deciso di non lasciarsi coinvolgere sentimentalmente, si sentiva in dovere di fare la sua parte. Non era certo un figlio di puttana, capiva quando una persona avesse bisogno di aiuto, e Claudia in quel momento aveva perso il suo riferimento più forte, la sua roccia. Purtroppo il padre non aveva superato la crisi, la situazione si era complicata e nel giro di pochi giorni era andato in insufficienza renale ed alla fine l'incubo che da quando era piccola tormentava Claudia, si era avverato, era morto, e l'aveva lasciata sola. Lorenzo non amava la morte, anzi, la rifiutava, quindi si sentiva estremamente in imbarazzo in quella situazione, non era il tipo da fare le condoglianze, le trovava sciocche e futili, ogni volta che un lutto aveva sfiorato la sua vita la sua reazione era sempre stata di impassibile indifferenza, come se far finta di niente lo potesse proteggere dal soffrire. Aveva reagito così con il suo compagno di classe di otto anni morto in un incidente stradale, e poi molto più grande con la morte dei nonni cui era molto legato, da quel giorno non li ha mai nominati né visitati al cimitero. Per fortuna non poteva e non voleva comportarsi con la stessa indifferenza in quella situazione, quindi cercò a modo suo di starle vicino, non riuscì ad andare al funerale nonostante sapesse che a Claudia avrebbe fatto piacere, purtroppo doveva lavorare, e nessuno poteva sostituirlo in quel periodo, così la chiamava spesso e cercava di distrarla un po' chiacchierando del più e del meno ed ascoltandola quando lei cercava di sfogarsi. Eppure, nonostante la situazione fosse pesante, la morte del padre di Simone ebbe la capacità di avvicinarli ancora di più, mentre parlavano già pianificavano di rivedersi, lui con una scusa o con un'altra cercava di trovare una data libera per partire. Non se ne rendevano ancora conto, stavano raggiungendo pericolosamente il punto di non ritorno, nonostante lui pensasse ancora di essere abbastanza controllato e sicuro.
Cinzia dal canto suo non sospettava di niente, continuava a fare la sua vita di sempre, la mattina in ufficio, ed il pomeriggio a sistemare la casa nuova, una bella casa al centro della città, che il padre le aveva comprato per cominciare a costruire la sua vita da adulta, lei ne era stata entusiasta anche perché già aveva pensato di andarci a vivere insieme con Lorenzo, peccato che lui non fosse stato dello stesso avviso, ed avesse gentilmente declinato l'invito, preferendo mantenere la sua amata indipendenza, e soprattutto perché in fondo non era affatto convinto dei suoi sentimenti nei confronti di lei. Comunque, indomita come molte donne, lei aveva deciso di convincere il recalcitrante ragazzo cercando di coinvolgerlo nei piccoli lavoretti che sempre sono necessari quando si abita una casa nuova, e così gli chiese aiuto per montare le tende, i porta asciugamani nel bagno, i lampadari ed anche alcuni mobili. Lui trovava insopportabile dover perdere tempo ad abbellire casa di Cinzia, proprio non gli andava di passare le poche ore libere che aveva col trapano in mano a fare buchi nei muri, avrebbe preferito di gran lunga inforcare la bicicletta e farsi un giro per i dintorni della città oppure, salire i tornanti del Monte Pellegrino e guardare il panorama lontano dal rumore delle auto e dal vociare della gente. Non gli venne mai in mente che quella sua reazione alle richieste di una ragazza che in fondo aveva tutto il diritto di coinvolgerlo in una cosa per lei così importante, fosse anormale, ed in effetti lo era davvero anche considerando che, invece, queste cose con Claudia le aveva fatte molte volte e sempre con estremo piacere, praticamente avevano arredato insieme la prima casa di lei, ed anche nella seconda c'era stata qualche sua consulenza nella scelta dei divani.
Un lunedì mattina, dopo una settimana particolarmente impegnativa, ed una domenica sera terminata molto tardi, Cinzia si era svegliata con la febbre, senza forze e con un forte mal di gola, lui, invece aveva la giornata libera, doveva far brillare tutta l'energia compressa di sette giorni di lavoro intensi, ed aveva pronto un programma che attendeva da diverso tempo: prendere la moto, imboccare l'autostrada verso Trapani, uscire a Castellammare del golfo, raggiungere Scopello, passare alla salumeria del borgo per farsi incartare il tipico pane cunzatu, e poi, raggiunti i faraglioni sedersi in riva al mare e mangiare con gusto davanti a una birra ghiacciata e contemporaneamente contemplare quella meraviglia della natura. Invece andò in tutt'altra maniera, Cinzia lo chiamò alle nove del mattino, con un voce che pareva provenire dall'oltretomba, gli comunicò che non sarebbe andata a lavoro perché stava male e gli chiese di passare per consolarla e prepararle una tisana calda. Quella mattina il cielo era di un azzurro quasi innaturale, come se fosse stato colorato con i pastelli a cera da un bambino, Lorenzo dopo la telefonata, si affacciò come a cercarne la fine, ma non la trovò, scorse invece il limite tra il cielo e mare, quell'orizzonte sfumato e tremolante che in giornate come quelle si confonde e lascia trasparire l'infinito dell'universo. Lo fissò per un po', come per avvicinarlo a se, o per lasciarsi trasportare fino a quel punto lontano, poi sospirò, tornò dentro, chiuse le imposte quasi con rabbia, sapeva che il suo bel programma era appena sfumato, non aveva via d'uscita, sarebbe andato da lei, avrebbe atteso al suo capezzale, avrebbe cucinato per lei, e poi chissà cos'altro ancora. Ma non era solo quello il problema, non vedeva via d'uscita nella sua via, che ancora una vola sembrava ferma in un punto morto. Una donna che non amava, un lavoro che gli toglieva tutto il tempo, gli dava da mangiare, si, è vero, ma non gli dava gioia. No, non era felice, e questo lo faceva impazzire, perché lui voleva esserlo, ma continuava a mettersi nelle condizioni sbagliate. Gli venero le lacrime agli occhi, ma si vestì ed affrontò il suo destino. Con scarsi risultati. Si, perché appena entrò a casa di Cinzia si sentì mancare l'aria, soffocava, un odore acre permeava la stanza nella penombra, la notte doveva essere stata difficile, poi aprì le imposte per lasciare entrare un po' d'aria fresca e la vide sdraiata sul letto, con i capelli appiccicati sulla fronte, per il sudore della febbre, gli occhi lucidi e la coperta tirata fino al collo, si avvicinò a lei per salutarla, ma istintivamente si bloccò a trenta centimetri di distanza, non riuscì ad andare oltre, lei gli chiedeva di sdraiarsi al suo fianco per consolarla ed abbracciarla, ma a lui veniva la nausea, cercò ogni scusa per evitarlo, dal fatto che aveva ancora le scarpe, al pantalone sporco di polvere della moto. Poi riuscì a prendere tempo preparando una tisana in cucina, che durò almeno venti minuti, durante i quali lui non smise di pensare a come era stato bene con Claudia, e quanto avesse voglia di sentirla, toccarla, baciarla, mentre nell'altra stanza aveva una donna che per qualche motivo non riusciva più neanche a guardare in faccia. Si chiese se fosse sempre stata così e lui non se ne fosse accorto, oppure il suo modo di vederla che era drammaticamente cambiato dopo aver fatto l'amore con Claudia, in fondo però non gli importava, non poteva rimanere un minuto di più in quella casa, così decise che le avrebbe portato la tazza al letto e poi con una scusa sarebbe uscito, magari a farle un po' di spesa, si quella era una buona scusa, vicino casa di lei c'era il mercato del Capo. Era proprio una buona idea. Infatti funzionò, lei credette che il suo caro ragazzo si preoccupasse per lei e che le volesse far mangiare qualcosa di buono, e lui finalmente tornò all'aria aperta, ebbe l'istinto di fuggire, lontano, ma ovviamente non poteva, allora di diresse verso l'ingresso del mercato, e piano piano si lasciò avvolgere dalla folla rumorosa tra le bancarelle del pesce e della frutta e dimenticò per un po' il suo triste destino, concentrandosi sulla teatralità dei colori che incrociava. Quel posto lo aveva sempre affascinato, con tutti i prodotti messi in bella mostra come voler indicare quanto fertile fosse quella terra per regalare tutto quel cibo e quando ricco fosse il mare che li bagnava così da vicino, la gente si accalcava chiedendo l'attenzione dei venditori per essere serviti e per pagare, come se tutto potesse svanire da un momento all'altro e ci fosse il rischio di tornare a casa senza niente da mangiare. Scese fino in fondo, dove il mercato diventa meno caotico, e la merce cambia aspetto ed origine, passando dal mediterraneo all'esotico, e vide cassette di peperoncini verdi, marroni, gialli, banane piccolissime ed altre strane, più verdi e lunghe, chiamate platani, poi altra roba che non riusciva a riconoscere, forse spezie, delle radici, un vecchio indiano dalla pelle rugosa e scurissima gli rivolse la parola in un idioma antico e sconosciuto, gli venne quasi la voglia intrattenersi con lui, o lei, non ne intuiva nemmeno il sesso, chissà quale storia lo aveva portato nelle viscere della città, ma poi abbandonò l'idea, quando un altro individuo, dall'aspetto simile, si fermò davanti alla bancarella per comprare realmente qualcosa, allora si fece da parte e seguì l'acquisto a breve distanza, così, senza un reale scopo, più che altro per sapere come chiamavano tutte quelle cose strane. Ovviamente non capì una parola di quelle che si scambiarono, se non l'ultima, un italianissimo ciao, quando si salutarono. Lo prese come un segno, decise di risalire la via del mercato, comprò due fette di tonno fresco e un'insalata, veloce ed efficace, poi, arrivato fuori al portone del palazzo di Cinzia si fermò, non aveva alcuna voglia di rientrare, camminò avanti e indietro per un po' senza decidersi, poi prese il telefono e chiamò l'unica persona che in quel momento poteva farlo star bene. Gli era venuta una idea geniale.

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Stelle Gemelle
RomanceDue ragazzi. Due anime. Due corpi. Lorenzo e Claudia. Nati l'uno per l'altra. Si conoscono, tra i banchi dell'università, diventano amici. Molto amici. Condividono gioie, amori, emozioni. Lui, studia per compiacere il padre, uomo all'antica, che non...