L'aria era fredda, ed il vento gelido e tagliente scuoteva gli alberi che costeggiavano la strada... l'ambiente era spettrale, non si vedeva nemmeno la luna. Jimin chiuse lo sportello della vettura e Namjoon era già di fronte a lui, con le braccia conserte e l'aria scocciata. Stava lì, zitto e fermo a osservare la figura bassa del suo ragazzo. Cosa sta aspettando? Jimin voleva tornare a casa, salire in macchina e scappare via da quel luogo.
Voleva riuscire a parlare, a sbloccare quella situazione in qualche modo, ma cosa poteva dire? Ogni volta che apriva bocca non finiva mai bene, ed il fatto che si trovassero in quella situazione ne era una prova."Fanculo, ormai siamo qui, se lui non parla allora lo farò io, tanto non potrà andare peggio di così." pensò Jimin.
-Nam, avremmo potuto parlare anche in macchina civilmente, non abbiamo bisogno di questo teatrino...-
Provò ad utilizzare un tono quanto più sicuro possibile, ma fallì miseramente. Il tremolio insistente della sua voce lo tradiva, ed era la paura ad aver preso le redini ormai.
Namjoon rise leggermente, come se quello che gli era appena detto fosse stata la cosa più ridicola del mondo, poi si avvicinò al ragazzo, fino a prendergli il viso con la mano delicatamente. Che fosse un gesto d'affetto? Per un attimo jimin si illuse che potesse essere dolce come lo era una volta, ma le sue parole lo riportarono immediatamente alla realtà:
-Guardati... osserva i segni delle conseguenze delle tue azioni.-
Ringhiò Nam, facendolo voltare con forza fino a trovare il suo stesso riflesso sul finestrino.-Lo vedi?- continuò. -Tutto questo è colpa tua, tu hai mandato a puttane il nostro rapporto, tu hai distrutto tutto ciò che eravamo e ciò che saremo. Quei lividi stampateli nella memoria, vedi di ricordarteli bene per quando passeranno, perché sono la testimonianza del tuo mero egoismo.-
Calò sovrano il silenzio. Jimin non disse nulla, e quando Nam mollò la presa fece qualche passo indietro.
jimin, ripensando alle sue parole notò che c'era una parte che non aveva capito bene, o che forse aveva frainteso: "ciò che saremo" . In che senso "saremo"? La loro relazione secondo Nam avrebbe avuto un futuro? Secondo Min invece no,affatto. "Dopo quello che gli ho fatto non posso permettermi altre occasioni, ha ragione, ho rovinato tutto." Pensò Jimin fra se e se, poi parlò.
-io penso che a questo punto dovremmo smetterla.- Le parole gli uscirono di getto, senza che avesse riflettuto su come avrebbe potuto reagire l'altro o cosa avrebbe potuto fargli. "A volte mi sento un vero idiota." Pensò ancora.
-Cosa stai dicendo Jimin? Vedi di parlare chiaro. Smetterla di fare cosa? Pensi ancora sia tutto un teatrino questo? Cos'è, non mi prendi sul serio?- Mentre Nam parlava, il suo tono di voce e la sua rabbia crescevano d'intensità e jimin doveva assolutamente mettere un punto, all'istante.
-No, no! Namjoon, io ti prendo molto sul serio e proprio per questo non mi sento di continuare la relazione... ecco.-
Namjoon spalancò gli occhi e guardò il ragazzo come se stesse cercando di capire se fosse serio o meno. Lo era fino in fondo, sia chiaro... ma gli mancava il coraggio di fiatare in quel momento.
-Jimin, forse tu non hai chiaro il fatto che io e te siamo una cosa sola e tu sei mio. Non ti puoi permettere di prendere queste decisioni da solo.- Rispose, avvicinandosi minacciosamente a tal punto da trovarsi ad un palmo dal naso dell'altro, guardandolo fisso negli occhi.
Gli stava davvero impedendo di lasciarlo? Sul serio?-Ma Namjoon, ti prego lasciami spiegare-
-No! Non ti lascio dire proprio niente, tu sai solo inventare scuse e mentire. Dopo tutto quello che mi hai fatto, dovrei crederti? Dovresti solo ringraziarmi che io voglia darti un'altra occasione, sei un ingrato."
Le sue parole lasciano sbigottito jimin, che arrivati a quel punto non sapeva cosa pensare. "Davvero Nam, io capisco il tuo punto di vista ma per favore ho bisogno che mi ascolti-.
Nam Incrociò le braccia appoggiandosi al fianco dell'auto, poi con la testa fece un leggero cenno, concedendogli la parola come se fosse obbligato, come se fosse una cortesia, quasi per pietà.
-Namjoon, io penso che questa relazione non abbia un futuro perché mi sono accorto che non riesco a renderti felice. Non importa quanto in passato io ci abbia provato, non ce l'ho mai fatta... ma forse va bene così, ecco... forse non siamo fatti per stare insieme.-
Io sguardo di Nam si faceva man mano sempre più estraneo, come se il ragazzo avesse appena parlato un'altra lingua, come se quello che gli era appena stato detto non avesse avuto il minimo senso o valore. Jimin raccolse tutto il suo coraggio, e decise di mettere un punto a quella storia: adesso o mai più.
-Io ti sto lasciando Nam. Ma non è assolutamente colpa tua, è solo che... io non me la sento di riuscire a mantenere lo stesso impegno di prima nella nostra storia e non mi sento più felice a vivere così.-
-Perché scusa, ti sembra che così io viva felice? Io ti ho lasciato uscire, ti ho fatto un sacco di regali costosi, ho fatto tantissimi sacrifici per te, ti ho dato il mio amore e tu ricambi in questo modo? Non solo mi tradisci, ma credi anche di potermi lasciare? Sbagli.-
Diede un leggero pugno al fianco dell'auto, ma jimin trovò comunque la forza di rispondergli.
-adesso non "posso" lasciarti?- Affermò alzando leggermente la voce, incurante del fatto che a breve se ne sarebbe pentito.
"No, non puoi."
Il telefono di Jimin squillò, squarciando la tensione e allentando la morsa della paura nel suo animo.
"Hai veramente intenzione di rispondere al telefono? Adesso?"
Sfilò il cellulare dalla tasca dei suoi jeans e lesse il nome che appariva sul display.
"Dimmi chi è."
Jimin rispose d'istinto ignorando tutto ciò che lo circondava, incluso Nam.
"Pronto?" attese una risposta, non aspettandosi minimamente ciò che stava per sapere.
Dal telefono provenì un rumore assordante, tanto che il ragazzo dovette allontanare il dispositivo dall'orecchio. Seguì una serie di suoni confusi, con la linea telefonica che sfarfallava e delle parole incomprensibili che rendevano la chiamata abbastanza inquietante. Persino Namjoon, nonostante la telefonata non fosse in vivavoce, riusciva ad udire perfettamente ciò che usciva dall'altro capo del cellulare e si avvicinò per cercare di capirci qualcosa.
I due si guardarono, incuriositi e al contempo spaventati. "è Jungkook che mi ha chiamato..." affermò lui. Qualche secondo dopo ci fu un forte rumore, poi il frastuono di sottofondo ridusse notevolmente di volume e la linea sembrò stabilizzarsi, lasciando che Jungkook potesse finalmente farsi capire.
"MIN! Jimin ti prego dimmi che adesso mi senti!" Urlò disperatamente, in preda al panico. Le sue emozioni si espansero a macchia d'olio negli animi dei due, che a quelle parole non seppero davvero come reagire.
"Si, Si che ti sento, che succede?"
"Senti Jimin, ti devo dire che mi dispiace, non volevo rovinare tutto, ti prego perdonami!"
Namjoon cercò lo sguardo del ragazzo, non capendo esattamente a cosa si stesse riferendo. Non ebbe tempo di fare domande che jimin gli rispose.
"Tu non hai rovinato niente, Kook, per favore dimmi che cosa sta succedendo!"
Un boato metallico interruppe la linea per qualche istante, che sembrò un'infinità di tempo.
"Kook! Jungkook, mi senti?"
Egli tossì ripetutamente, per poi parlare a fatica nonostante la connessione della chiamata a quel punto fosse davvero debole:
"Si... Senti Min, io avrei voluto che le cose-"
"-davvero, non ti preoccup-"
"il fuoco sta per raggiungermi adesso, non credo che faranno in te-"
La linea cadde definitivamente e il silenzio tornò padrone della scena, lasciando i due senza parole, increduli.
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Just Me And You - Jikook
Fanfiction"L'auto correva veloce nella notte, e la luce calda dei lampioni ne dipingeva il profilo sulle vetrine buie delle vie del centro. Eravamo vicini alla destinazione: il palazzo in cui abitava Jungkook sarebbe presto uscito fuori da quel groviglio di e...