Jimin POV
"sali in macchina." gli ordinai immediatamente, e senza esitare mi diressi a passo svelto verso la portiera del conducente, intento a partire all'istante. Kook ha bisogno di me adesso, non posso stare a perdere tempo qui con Namjoon, con il quale ne ho sprecato anche troppo.
"Min non muoverti di un passo o giuro che-"
"Ti devo lasciare qui?" Lo interruppi bruscamente, quasi sperando che mi dicesse di si. Dallo specchietto leggermente opaco notai la sua espressione sbigottita ed i suoi gesti infastiditi mentre prendeva posto nel sedile dietro al mio. Trovai inusuale questa sua scelta, ma pensai che fosse meglio così. In quel momento non doveva permettersi di intralciarmi, e non avevo voglia nemmeno di guardarlo in faccia.
"Ci sono ancora molte cosa che devi capire Jimin, ma non sei ancora al mio livello." Affermò con quel suo solito tono saccente e forzatamente pacato.
Partii con cautela, e la luce del display che indicava i parametri era l'unica cosa che spiccava particolarmente all'interno della vettura. I numeri iniziavano ad aumentare esponenzialmente, e con essi anche il disagio misto ad una lieve ansia di Nam. Effettivamente era raro questo suo particolare stato d'animo, e a quel punto mi resi conto di averlo sempre vissuto con preoccupazione. In quel momento invece mi infuse una sensazione nuova che non riuscii a spiegarmi. Soddisfazione? Similare forse, ma non mi soffermai su quello. La vera e unica preoccupazione che avevo era di gran lunga più importante.
"Non ho proprio niente da capire." Sbottai di getto, mentre la mia mano destra maneggiava con sicurezza il cambio, ed il paesaggio che costeggiava l'auto si faceva sempre più veloce, rendendo difficile agli occhi stare al passo. La mia concentrazione era tale che non mi preoccupai del fatto che stessi accelerando eccessivamente.
Nam si sporse in avanti per arrivare più vicino a me, e nel farlo si dovette tirare su con le mani, che come appiglio avevano la parte superiore del mio sedile ed erano particolarmente vicine al mio collo.
"Jimin non parlarmi così, non sei nella posizione."
Poche parole ma giuste per far perdere quel briciolo di pazienza che era rimasta in me. Sarebbe dovuto essere grato ad essa, e anche alla mia coscienza, che insieme mi avevano impedito di abbandonarlo lì in mezzo al niente, in una squallida piazzola di sosta. Invece no, con quella frase oltrepassò definitivamente il limite. Poi dice a me che non capisco le cose, andasse a farsi fottere.
"Non sono nella posizione?" Strinsi il volante fra le mani e accelerai col pedale bruscamente, facendogli sbattere la schiena al sedile e prendendo volontariamente male la curva dell'uscita per scagliarlo contro la portiera.
"Mi sembra di esserci eccome invece, e colgo l'occasione per sottolineare che adesso non sei tu la mia priorità. Questo mi sembra di facile comprensione. " Che goduria.
Raddrizzai il volante, gesto che concesse a Namjoon di risistemarsi sul sedile. Dallo specchietto controllai che non si fosse fatto male, e vedendo che preoccupato si affrettava ad allacciarsi la cintura pensai che forse avevo un po' esagerato, ma a quel punto poco mi importava. Avrei voluto che potesse vedere il mio sorriso in quel momento, ma era tutto intento a cercare degli appigli a cui reggersi e a sistemarsi i capelli sconvolti.
Ripresi a guidare in modo normale, ma ciò non scaturì in Nam la voglia di continuare il suo discorso senza senso per fortuna. Appena trovai un semaforo rosso misi la cintura anche io, e subito ripresi il cellulare dalla mia tasca. Digitai frettolosamente sullo schermo, con gli occhi che facevano su e giù dal telefono al semaforo per poter partire all'istante non appena il colore me lo avrebbe concesso. Misi una chiamata in vivavoce e posai il telefono sul sedile accanto al mio praticamente lanciandolo.
Verde. Sentii le ruote quasi sgommare alla mia partenza brusca sull'asfalto, e dopo qualche squillo la telefonata iniziò.
"Tae, mi senti?"
Egli biascicò qualche frase per farmi capire che lo avevo appena svegliato, ma non avevo assolutamente tempo per starlo a sentire quindi tagliai corto.
"Ascolta, Jungkook mi ha chiamato pochi minuti fa e non ho capito cosa gli stesse succedendo ma di sicuro era qualcosa di orribile. Ti prego corri a casa sua, chiama qualcuno, non lo so ma fai qualcosa, io dovrei arrivare tra una mezz'ora."
Mi veniva da piangere ma non potevo permettermelo, non in quel momento. Le lacrime mi offuscano la vista eccessivamente ogni volta e io mi dovevo sbrigare.
"Jimin sei sicuro?" Chiese con voce assonnata e roca, con un tono pigro che in quel contesto mi fece perdere il controllo della rabbia.
"Tae porca puttana è il tuo migliore amico, abbi la decenza di alzare il culo e andare a controllare cosa cazzo è successo!"
Compresi che a quel punto Tae mi aveva preso sul serio, quindi mi ricomposi.
"Ok, ci vediamo lì" Disse prima di attaccare.
L'auto correva veloce nella notte, e la luce calda dei lampioni ne dipingeva il profilo sulle vetrine buie delle vie del centro.
Eravamo vicini alla destinazione: il palazzo in cui abitava Jungkook sarebbe presto uscito fuori da quel groviglio di edifici tanto alti quanto brutti che lo coprivano. Non riuscivo a pensare ad altro che non fosse la sua voce, quelle parole. Il pensiero che sarebbero potute essere le ultime mi faceva male, mi provocava un dolore al petto che poche volte nella mia vita avevo sperimentato. Quel male che sta lì in mezzo, profondo e incontrollabile... e che in quel momento non accennava ad allentare la sua morsa.
Trattenere le lacrime era difficile, ma dovevo essere forte. Mi costrinsi a non farlo con tutto me stesso, mentre cercavo di autoconvincermi che sarebbe andato tutto bene e che quelle che avevo erano solo brutte sensazioni infondate e prive di senso. Cercavo di concentrarmi su pensieri positivi ma era tutto inutile, ed il mio punto di rottura arrivò quando un paio di ambulanze mi superarono a tutta velocità, con le loro assordanti e caratteristiche sirene. Brutto segno. Cercai di seguirle quanto più potevo, ma ovviamente non avevo la possibilità ignorare i semafori o le altre auto come a loro era consentito, quindi rimasi indietro.
I minuti mi sembrarono ore, ma mi stavo avvicinando sempre di più. I miei pensieri ormai non facevano altro che visualizzare Jungkook in quelle ambulanze, proiettavano immagini autonomamente... immagini difficili da accettare.
Infondo poteva trattarsi solo di una stupida coincidenza, quante ambulanze passano per questa via ogni giorno?
Ecco il palazzo...
"Oh mio Dio... " Si lasciò sfuggire Nam alla vista che avevamo sotto gli occhi. Io rimasi senza parole, tutta la mia testa era momentaneamente in black out, e non ho molti ricordi di quei momenti subito prima dell'arrivo.
Di quell'istante avevo solo stampata in testa come una fotografia, della quale ero certo non mi sarei mai liberato. Il palazzo era in parte avvolto dalle fiamme. Rosse fiamme che incandescenti scorrevano sulla superficie liscia della fiancata della struttura, corrodendola e portandosi via tutto ciò che incontravano. La cosa che mi spaventava maggiormente era che sulla parete vetrata sulla quale doveva trovarsi l'appartamento di kook, c'erano così tante fiamme da non lasciar vedere null'altro oltre ad esse e al fumo nero, il quale saliva imponente sovrastando la punta del grattacielo e delle strutture adiacenti.
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Just Me And You - Jikook
Fanfic"L'auto correva veloce nella notte, e la luce calda dei lampioni ne dipingeva il profilo sulle vetrine buie delle vie del centro. Eravamo vicini alla destinazione: il palazzo in cui abitava Jungkook sarebbe presto uscito fuori da quel groviglio di e...