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Jimin's POV

Probabilmente già avevo le guance rosse, anche se le porte della palazzina si erano appena chiuse pochi passi dietro di me. Non dovevo sottovalutare il gelido vento che soffiava imperterrito contro di me.

Cercai di ripararmi nel mio giacchetto come potevo, infilando le mani nelle tasche e allungando un po' il passo.
Sentivo le labbra congelarsi, avevano la stessa temperatura delle mie guance, che percepivo come trafitte dal vento, come se le graffiasse.
Infilai il viso per quanto possibile nel colletto, lasciando appena fuori la punta del naso, ricercando una qualche residua fonte di calore, un riparo.

Lo sconforto ormai era parte di me e negarlo era impossibile, inutile.
Non sapevo quanti giorni erano passati da quando tutto era successo, non li avevo contati. Semplicemente avevo lasciato che il tempo scorresse senza stargli appresso, percepivo di essere stato lasciato indietro.
Dovevo rimettermi al passo con i giorni, ma la frenesia dello scorrere dei secondi non lascia tregua a nessuno. Non vi è quasi alcun modo per rimettersi in pari con il tempo perso.

Voltai l'angolo della strada, e l'edificio alla mia destra fece un po' da scudo, concedendomi di tirare leggermente fuori il viso dalla giacca per respirare fuori dalla stoffa.

"È Inutile andare."

"Jimin non devi uscire, ok?"

"Non vorrei che Namjoon..."

"Mi raccomando."

Le parole che Tae mi aveva detto negli ultimi giorni mi risuonavano nella testa continuamente in quel momento, ed era perchè mi sentivo tremendamente in colpa.
Tae mi aveva difeso, mi aveva ospitato, aveva cercato di aiutarmi, di starmi accanto... e mi aveva chiesto di rispettare un'unica semplice regola: Rimanere in casa, al sicuro.

Non ce la facevo più, non ce la facevo a lasciare tutto al caso... nonostante sapessi bene che la mia presenza non avrebbe cambiato nulla. Volevo dimostrarmi presente anche se forse non lo avrebbe mai saputo.

Attraversai la strada e delle leggere goccioline di pioggia iniziarono a cadere morbide sull'asfalto.

Mi guardavo costantemente le spalle, attorno a me, ovunque. Ad ogni sguardo che lanciavo in giro speravo con tutto me stesso che non avrei incontrato quello di Nam. La paura era presente in me, ma mai quanto la volontà di vedere Jungkook.

Ero quasi arrivato all'ospedale infatti, e per ogni ragione che la parte razionale di me mi dava per tornare immediatamente a casa, qualcos'altro mi teneva inesorabilmente attaccato al mio obbiettivo. Non sapevo se ciò che stavo per fare mi faceva sentire in ansia o meno, provai un'emozione tanto nuova quanto vagamente nostalgica. Percepii i miei battiti aumentare leggermente, e forse era dovuto al fatto che stessi camminando a passo svelto.

Arrivai dinanzi all'ingresso di quell'imponente struttura bianca.
Vi era un grande parcheggio con alcune ambulanze parcheggiate, caratterizzato dal costante via vai delle automobili.

La grande vetrata posta sulla facciata principale mi lasciava vedere la sala d'attesa e molti medici indaffarati che camminavano avanti e indietro nei loro camici bianchi e celesti. Deve essere difficile... io non potrei mai reggere il peso di una vita sulle spalle, non sopporterei quella responsabilità, non riuscirei a controllare le mie emozioni.

I miei passi rallentarono, fino ad arrestarsi completamente appena arrivai ad un palmo dal naso dalla porta, che si aprì davanti a me per lasciarmi entrare.

"Non dirlo."
Affermò zittendomi.

"Ho parlato con i suoi medici, e mi hanno riferito che in quel momento era appena uscito dalla sala operatoria."

Just Me And You - JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora