20

60 8 2
                                    

Jimin pov

"Non è giusto."

Sbottai con un tono che mi resi conto successivamente essere stato un tantino infantile, nonostante la mia seria preoccupazione.

"Non deve essere giusto, è necessario." Mi sorrise l'infermiera, forse divertita da quelle mie parole.

Tornò ad essere seria ma senza perdere la sua pacata serenità che cercava di infondermi.

"È ricoperto di ustioni e bruciature, se qualcuno intaccasse la sicurezza del suo ambiente sterile correrebbe un grande rischio di infezioni. Tra un paio di settimane se non insorgono complicazioni dovrebbe stabilizzarsi, e solo a quel punto potrà ricevere visite."

Abbassai lo sguardo, un po' deluso dalle speranze utopistiche che mi ero fatto... il mio desiderio di potergli stare accanto aveva offuscato l'oggettiva visione di quello che avrei potuto fare nella realtà.

"Due settimane passano in fretta, e sarò felice di accoglierti nuovamente quando il tuo amico starà meglio..."

Annuii titubante. Era alquanto evidente che non fosse affatto convinta di ciò che mi aveva appena detto.
Nel momento in cui l'infermiera stava per accompagnarmi all'uscita, tirò fuori il suo cerca-persone. Un'espressione preoccupata prese possesso del suo volto, e vidi la sua maschera di serenità cadere miseramente e frantumarsi in mille pezzi.

"Scusa, adesso devo proprio scappare." Sospirò, cercando di autocontrollarsi e di gestire le sue emozioni visibilmente.

Scivolò svelta via dal bancone e dalle scartoffie, silenziando velocemente quel suo strano arnese.
Mi guardò un'ultima volta prima di sparire dietro una porta di servizio riservata al personale proprio lì accanto.

"Puoi uscire da dove sei entrato, spero di rivederti presto insieme al tuo amico!"

Affermò, e subito la porta si chiuse alle sue spalle.
Rimasi fermo lì davanti per qualche secondo, guardandomi attorno e osservando tutto il via vai racchiuso in quella piccola sala d'attesa adiacente all'uscita e ai corridoi che conducevano ai vari ambienti ospedalieri, pubblici o privati che fossero.

Quel posto ovviamente pullulava di medici in camice che sfrecciavano veloci, e loro malgrado per la fretta si trovavano a dover ignorare le famiglie preoccupate che incerte bramavano un loro sguardo rassicurante, un loro cenno, una notizia.

Le infermiere al desk erano indaffarate a direzionare e gestire gli arrivi di nuovi pazienti, mentre alcune persone prendevano titubanti i due percorsi verso le stanze e gli ambulatori, vagando goffamente in cerca di qualcosa o qualcuno.

Mi diressi verso il corridoio di fronte a me dopo aver scartato quello alla mia sinistra, poichè dandogli una breve occhiata notai che fosse inverosimilmente vuoto e silenzioso, con molte porte riservate solo al personale autorizzato.

Mi scostai da dove ero, lasciando passare una serie di medici vestiti tutti in modo diverso che discutevano animatamente. Mi resi quindi conto che come un'idiota ero troppo in mezzo a quei flussi di gente, quindi decisi di sedermi insieme alle altre persone in quella minuta sala d'attesa. Le sedie erano disposte sulle pareti laterali e riprendevano il verdino del bancone, il quale ospitava due ampie postazioni di lavoro attrezzate e piene di fogli impilati disordinatamente.

Scelsi un posto a due sedie di distanza da una donna, che secondo le mie probabilità era il più sicuro. Sapevo che era un ragionamento sciocco e inutile, ma i miei complessi andavano oltre la realisticità degli eventuali pericoli. Ironico, data la mia frequente scelta di dare svariate seconde occasioni a Namjoon.
La plastica si piegò leggermente al mio peso, dandomi una leggera sensazione di instabilità.

Just Me And You - JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora