Just Me And You - Jikook

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Jimins Pov:

La porsche di Tae viaggiava piú lenta del solito, lasciando che dietro di essa si formasse via via una coda sempre piú lunga di auto tanto banali quanto frettolose ed indisponenti.
I clacson risuonavano per le strade ormai buie ed i fari alti lampeggianti delle restanti auto si riflettevano, indispettiti e spasmodici, sugli specchietti retrovisori della nuova auto nera dagli interni beige.

A Kim Taehyung tuttavia non poteva
interessare meno, col suo portamento rilassato, tranquillamente posato sul sedile in pelle e con una sola mano sul volante, anch'esso foderato ed immobile sotto le sue dita longilinee.
Avrebbe infatti continuato imperterrito con la sua andatura e per la sua strada, fregandosene di chi ovviamente non poteva comprendere la natura di quel suo bizarro comportamento.

Ci si aspetterebbe che per un'automobile del genere limiti di velocità imposti dai cartelli stradali fossero dal conducente considerati solo per bellezza, e invece no, affatto, quello non fu il caso; le pinze dei freni rosso fuoco giravano veloci dietro i cerchioni neri, i quali man mano riflettevano le luci più brillanti della città notturna che la carrozzeria del medesimo colore, satinata, non poteva specchiare.

Tae guidava lento e cauto, apparendo così quasi felino, mentre la macchina bassa procedeva lesta sull'asfalto scuro con estrema e maniacale prudenza, evitando ogni minima imperfezione della strada che avrebbe potuto smuovere anche lievemente il veicolo.

"Guarda, la vecchietta col bastone ci ha ufficialmente sorpassato... Tae non ti sembra di star esagerando?"
Rise Jungkook dal sedile del passeggero, nonostante il dolore lancinante come lame roventi che un movimento appena più brusco avrebbe potuto provocargli.
Il nuovo lacerarsi delle ultime ferite avrebbe voluto significare il diretto ritorno in ospedale.

I sedili in pelle posteriori avrebbero potuto accogliere comodamente tre passeggeri, tuttavia solo due posti erano occupati: il mio, alle spalle di Taehyung alla guida, e quello di Jungkook accanto a me.

Rimasi schiacciato contro la portiera, leggermente a disagio e fuori posto nel rapporto fra i due, osservando fuori dal finestrino aperto e percependo l'umidità di quella che era una tipica sera di fine giugno con l'estate ormai alle porte.
Di tanto in tanto portavo indietro alcune ciocche di capelli per evitare che si appiccicassero sulla fronte leggermente inumidita dal caldo a cui da un pò di mesi non eravamo abituati.

Jungkook sedeva tranquillo, con la testa lievemente reclinata all'indietro sul poggiatesta e riservando qualche occhiata a Taehyung attraverso lo specchietto, sbuffando di tanto in tanto divertito.

I suoi occhi guardavano fuori, assenti ed in realtà tristi.
Probabilmente cercava di ridere per non pesare ulteriormente o portare dispiacere a Tae, che tanto si preoccupava e prendeva cura di lui.
Le sue mani intrecciate in grembo, impegnate a giocare fra di loro, provavano i miei sospetti.
Nonostante la natura corretta del comportamento di Taehyung, Jungkook avrebbe di gran lunga preferito un viaggio in macchina come tanti, un rientro a casa come tanti e degli sguardi come tanti.
Era già stanco della pena nei gesti altrui, e questo mi dispiacque.

Tirai un calcio al sedile del guidatore.

"Muoviti Taehyung, siamo praticamente nel vialetto di casa"
Scherzai in modo plateale, evitando il contatto diretto con lo sguardo di Jungkook, quasi sollevato, che però rideva beato allo sgomento di Tae, il quale nel frattempo inveeiva contro di me e minacciandomi di morte in caso gli avessi rovinato il sedile.
Come biasimarlo?

Ad ogni curva però, seppur lenta, Jungkook prese a muoversi, spingendosi sempre più nella mia direzione, fino a che ad un tratto forse esausto e poco propenso a reggersi stretto nel suo posto, si lasciò scivolare completamente fra le mie braccia.
Mi ritirai, schiena verso la portiera, con l'ingenua paura che si potesse far male in qualche modo e che potesse essere colpa mia, e lui spietato non chiuse occhio a quel contatto.