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- Due mesi dopo -

Jungkook Pov:

Con un tonfo sordo le pagine del libro sbatterono richiudendosi, dandomi modo di osservarne la copertina.
"Interpretazione dei sogni, Sigmund Freud..."
Che razza di libro è da dare a uno quasi morto?
È già tanto se ci vedo ancora.

Lo riappoggiai sul comodino di legno scadente alle mie spalle.
In un'espressione contratta dal dolore e dallo sforzo ritirai il braccio a fatica e poggiai nuovamente la schiena sul telaio della finestra aperta, spostando, con quel poco di movimento rimastomi, la gamba indolenzita sul davanzale su cui ero seduto.
Respirai affaticato, la lettura di quelle 8 pagine mi pesava sul petto come fossero 200 ma per non offendere Tae, che con tanta premura ha insistito a comprarmelo, decisi ugualmente perlomeno di iniziarlo.

Era da tempo ormai che ricordi confusi e sensazioni agghiaccianti ritornavano nei miei sogni senza una connessione logica solo per non lasciarmi dormire in pace; pensai fosse, come regalo, un goffo ma simpatico tentativo di aiutarmi.

Ricordo ancora le prime notti senza narcotici, quando convulso, sudato ed in preda al terrore pregavo le infermiere di chiamare Taehyung e lui, ancora in pigiama, si sistemava accanto al mio letto e mi teneva delicatamente per le dita.
Si attorcigliava su quella piccola sedia appena imbottita, poggiando il capo sul materasso appena accanto al mio braccio e mugugnando melodie sconnesse per calmare il mio pianto.

Si addormentava sempre lui per primo, ma andava bene lo stesso.
La sua premura nei miei confronti sembrava essere senza limiti, e glie ne ero grato ogni giorno.

Osservai il parcheggio a strapiombo sotto di me, oltre il pericolante parapetto arrugginito, ed intravidi la macchina di Taehyung nascondersi lenta sotto i rami di un cipresso, alquanto inquietante in un contesto come quello di un ospedale.

Mi tirai lentamente per non perdere l'equilibrio e mi aggrappai alla maniglia della finestra alla mia sinistra.
Con cautela e affidandomi interamente alla ormai remota forza che avevo nelle braccia, passai il peso praticamente morto della parte inferiore del corpo fino al letto, che si deformò gravemente sotto il mio peso.

Osservai affaticato la plastica grigia del bordo del letto d'ospedale illuminata dalla luce quasi crepuscolare di un pomeriggio di pioggia che ne peggiorava lo squallore, evidenziandone graffi e sbeccature.

Le cicatrici tiravano sulle ginocchia delle gambe lacerate.
Solitamente distoglievo lo sguardo durante le medicazioni ma era impossibile non vedere con la coda dell'occhio le grosse macchie nere degli strati più inferiori della pelle carbonizzati.
Pensavo che la situazione col passare del tempo sarebbe migliorata, invece non faceva che peggiorare: più la pelle si rimarginava come poteva, più i miei movimenti si facevano costretti, non riuscendo nemmeno ad allungare le braccia o piegare il collo in una certa direzione.

Mi era stato detto fin da subito che non sarebbe finita nemmeno una volta guarito, che avrei dovuto fare fisioterapia fino alla morte per potermi muovere normalmente, e questo il pensiero mi incupiva ogni volta come fosse la prima.
Abbassai quindi la testa e chiusi gli occhi, ascoltando i passi che lentamente si avvicinavano alla stanza.

"Toc Toc, se sei nudo vestiti, sto entrando"
Urlò Taehyung dall'altro lato della porta chiusa, riecheggiando per tutto il corridoio.
Una risatina delicata alle sue spalle accompagnò l'irruenta entrata del mio amico all'interno della stanza.

Mi voltai mettendo su un lieve sorriso piuttosto sincero, senza dire nulla.

"Come va?"
Chiese lasciandosi alle spalle Jimin, incaricato di richiudere la porta.

"Non c'è male..."
Dissi cercando di restare vago evitando di mentire completamente, nonostante ogni angolo del mio corpo, se osservato, avrebbe smentito le mie parole.

Just Me And You - JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora