Capitolo 44

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Quante volte nella mia vita mi sono sentita sbagliata voi non ne avete idea, talmente tante volte ho pensato di non meritarmi di stare al mondo da avere perso anche il conto. Penso che ognuno di noi, per un motivo o per un altro, per un periodo di tempo relativamente breve o eccessivamente lungo, ha preferito pensare che morire o non essere nato sarebbe stato molto più semplice che continuare a vivere. Una sopravvivenza estrema che talvolta ci lascia capire quanto in realtà la vita sia breve ma sopratutto importane, quanto in realtà quello che crediamo non valga la pena essere vissuto sia solamente la batteria da inserire nel telecomando per accendere il televisione o la chiave giusta per far partire quell'auto.

Da quando aveva 16 anni, Lauren aveva smesso di sentirsi viva, aveva smesso di considerarsi una persona lasciando che il suo personaggio si appropriasse di lei in tutto e per tutto, anche quando i riflettori erano spenti e lei non teneva un microfono nelle mani. Aveva imparato a convivere con la consapevolezza che ciò che aveva perso molto probabilmente non avrebbe più potuto riaverlo indietro e con la sapienza che andando avanti, la sua vita non sarebbe più potuta tornare ad essere la stessa, marchiata ormai da quel segno indelebile che Simon Cowell aveva inciso sulla sua pelle.

Sarebbe voluta sparire, desiderava che che ad ogni concerto quando si spegnevano le luci, potesse farlo anche lei, ma in realtà era proprio lì che il film cominciava ad essere girato, il palco era realmente il posto in cui i problemi sparivano per poi aspettarla subito fuori da esso. Amava i suoi fan, amava cantare ed adorava farlo con quelle quattro ragazze che ormai chiamava 'famiglia' ma che, come lei, si sentivano come delle principesse intrappolate dentro ad una torre con un drago sputa fuoco a ronzarci intorno. Evadere risultava impossibile così come ribellarsi a quell'essere che invece che proteggerle voleva solo distruggerle.

Per anni aveva cercato il suo personale modo per scappare e per staccare anche solo per delle ore il cervello da tutto quel caos. Normani aveva Dinah, Dinah aveva Normani, Ally aveva Troy e Camila ai tempi aveva Austin, lei invece chi aveva ? Per tanto tempo aveva considerato Ariana il suo rifugio, stare con la sua migliore amica le permetteva di non doversi paragonare a nessuno e di non sentirsi inferiore ad alcun essere poiché sapeva che lei l'avrebbe capita. I giochi però erano stati manipolati dall'alto, e ben presto il posto di Ariana era stato preso da qualcuno che letteralmente possedeva il suo stesso sangue, il suo stesso carisma ed anche molti dei suoi stessi tratti fisici nonché anche aspetti del suo carattere.

Giorgia era molto simile alla sorella maggiore, essendo cresciute insieme le due avevano imparato a completarsi essendo l'una il pezzo mancante dell'altra. Ariana era buona, dolce ma spesso indecisa, Gorgia era dura, sicura di se è più determinata rispetto alla maggiore ma con una debolezza a livello di fiducia in se stessa, qualità che invece in sua sorella emergeva particolarmente. Ariana sapeva di essere se stessa e sapeva sfruttare al meglio tutte le sue qualità, la bionda invece a volte faticava a riconoscere le stesse.
Ma Lauren amava questa sua caratteristica, amava il fatto di dover essere lei a fargliele notare o addirittura ad insegnarle a notarle da sola, così come era stato con la musica. Voleva essere per lei il suo punto di riferimento, voleva che i suoi occhi potessero essere per la ragazzina quello specchio ove riflessa avrebbe visto tutto ciò che in uno comune non avrebbe visto, desiderava che Giorgia potesse vedersi con i suoi occhi così da non dubitare più della propria persona e così che riuscisse a rendersi conto di quando grande fosse, non solo di nome ma anche di fatto.

Lauren le sarebbe voluta rimanere accanto sempre, le avrebbe voluto insegnare tante cose ed accompagnarla lungo il cammino verso la sua crescita, anche se Giorgia era già matura e lei lo sapeva bene. Tuttavia le piaceva vederla come se fosse ancora una bimba da educare e da seguire, la sua bimba da far diventare presto donna. Voleva essere lei a farla diventare tale, motivo per cui aveva scelto di aspettarla.

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