Capitolo X

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Adelaide aveva passato l'intero pomeriggio in compagnia di Mercoledì e Enid. Avevano provato a mettere insieme le loro visioni, ma ne avevano ricavato solo una gran confusione.

Adelaide distolse lo sguardo sconsolata e i suoi occhi vennero catturati dal violoncello posizionato in un lato della stanza.

«Mercoledì, mi fai sentire qualcosa?» chiese indicando lo strumento.

«No»

«La Weems ti ha chiesto di suonare alla fiera, sarai bravissima. Fammi sentire qualcosa»

Mercoledì la ignorò.

Adelaide e Enid si scambiarono uno sguardo complice. La loro amica era un caso irrecuperabile.

Adelaide si diresse verso la scrivania di Mercoledì e aprì un cassetto, trovando quello che sembrava essere un manoscritto.

«Mercoledì, scrivi davvero bene» si complimentò mentre leggeva quelle pagine. Mercoledì non sembrava infastidita, forse le piaceva ricevere complimenti.

«Lo so» rispose atona.

Adelaide riposò il libro incompleto e la sua attenzione venne attirata da un disegno poggiato sul legno scuro. Quei pochi schizzi raffiguravano un cancello che aveva già visto da qualche parte, ma dove?

Enid le salutò velocemente. Aveva un appuntamento con Ajax. Quel gorgone le piaceva dal primo anno e finalmente era riuscita a chiedergli di uscire.

«Auguratemi buona fortuna» la licantropa era molto agitata, ma si vedeva che sprizzava gioia da tutti i pori.

Adelaide le sorrise incoraggiante «Andrà benissimo, Enid»

«Se dovesse farti soffrire, userò la sparachiodi» disse senza emozioni Mercoledì come se stesse parlando del tempo.

Adelaide annuì «Sì, quello che ha detto lei»

Quando Enid fu uscita dalla stanza, la sua attenzione tornò al disegno sulla scrivania di Mercoledì. Avvicinò lentamente la mano con l'intenzione di toccare quel tratteggio così preciso e senza sbavature quando un lampo bianco la accecò all'improvviso.

Occhi grandi, fauci spalancate e una preda: Xavier.

Sentì qualcuno scuoterla per un braccio e, quando riuscì a distinguere i contorni della stanza in cui si trovava, vide Mano che provava a svegliarla attaccata alla sua manica.

Xavier. Xavier era in pericolo.

Fece scendere Mano sulla scrivania e corse fuori dalla stanza senza guardare niente intorno a lei. Udì Mercoledì chiamarla, ma Adelaide non si voltò.

Andò di corsa nel dormitorio maschile e si diresse verso la camera di Xavier. Vuota. Dove era finito quel ragazzo?

Poi si ricordò di quando l'aveva baciata. Dove erano? Si ricordava il verde del prato bagnato e un ripostiglio. Come faceva Xavier a sapere dove fosse quel posto?

Decise di seguire il suo istinto e corse verso la collinetta. Doveva trovare Xavier prima che lo trovasse il mostro. Non le sfiorò la mente l'idea che da sola sarebbe stata del tutto inutile contro un mostro di quelle dimensioni. Non le interessava, lei doveva salvare Xavier.

Vide la casupola di legno rovinato ed entrò senza chiedere permesso. Quello che vide lì dentro la destabilizzò.

Le pareti erano ricoperte di disegni raffiguranti un mostro dagli occhi grandi. Non un mostro qualunque, il mostro della sua visione. Xavier la guardava con uno sguardo tra il colpevole e il confuso. Aveva dipinta in volto un'unica domanda: come lo aveva trovato?

«Adelaide»

«Cos'è questo posto?»

«Non è come credi» mise le mani avanti.

Perché, cosa credeva lei? Non riusciva a ragionare lucidamente o a mettere i puntini uno dietro l'altro. Cosa diavolo stava succedendo.

«Da quando sono iniziati gli attacchi, io... Ho delle visioni. Vedo il mostro e per toglierlo dalla mia mente devo disegnarlo, solo così va via almeno per un po'»

Allora non aveva visto Xavier in pericolo, aveva visto quel posto.

«Mercoledì conosce questo posto, vero?»

Xavier la guardò per un attimo poi abbassò lo sguardo «Sì, lei... Mi ha portato un disegno, voleva sapere se lo avessi visto anch'io nelle mie visioni»

«Da quanto tempo hai questo posto?»

«Era abbandonato, ho chiesto il permesso alla Weems ed eccomi qui» sorrise impacciato. «Non mi hai ancora detto cosa ci fai tu qui»

Adelaide si riscosse «Ho avuto una visione. Ti credevo in pericolo e questo posto...»

«È dove ti ho baciato» continuò Xavier dopo qualche attimo di silenzio.

La avvicinò a sé e la abbracciò stretta. Adelaide si inebriò del profumo che emanava il ragazzo avvolto attorno a lei.

«Grazie per esserti preoccupata per me, non ci sono abituato»

Adelaide sapeva che Xavier stava parlando di suo padre. L'unica persona che riusciva a farlo sentire meno di niente. Un segreto dei più torbidi che vanno tenuti nascosti al mondo intero. Un po' come sua madre faceva sentire lei. Uno sbaglio. L'errore più grande della sua vita. Si chiese se avrebbe sofferto se lei fosse sparita dalla sua vita. Probabilmente no. Ma Xavier? Xavier avrebbe sofferto? L'avrebbe cercata? Non voleva illudersi, ma il ragazzo dai capelli lunghi la avvicinò ancora di più a sé e la baciò con passione.

Adelaide avvolse le sue braccia intorno al collo di Xavier e affondò le dita in quella chioma arruffata. Fece cadere tutto quello che era posizionato sul tavolo e la fece sedere continuando a baciarla.

Se era un sogno non si sarebbe mai voluta svegliare. Il mondo esterno non ne valeva la pena, ma quello che stava succedendo lì dentro era tutto il suo universo. Cercando di non cadere, Adelaide si appoggiò ad una tela coperta e la sua mano fece cadere il lenzuolo bianco.

I suoi occhi vennero catturati subito dal disegno che il lenzuolo teneva celato. Mercoledì che suonava il suo violoncello. I tratteggi erano fini e delicati, come se ci avesse messo tutto l'amore che disponeva.

«Cosa è quello?»

Xavier si allontanò da lei e coprì il dipinto, ma Adelaide non demorse «Quando lo hai fatto?»

«Quando l'ho sentita suonare tutta la notte»

Adelaide non ricordava di aver sentito Mercoledì suonare, questo voleva dire solo una cosa.

«Non sei venuto alla caffetteria perché stavi disegnando lei, non è vero?»

Xavier boccheggiò, ma il solo fatto che non riuscisse più a guardarla negli occhi era una risposta più che eloquente.

Adelaide indietreggiò guardandolo con il cuore spezzato. Xavier provò a fermarla, ma lei iniziò a correre per tutta la collinetta. Come era potuta essere così stupida? Come aveva potuto credere che Xavier potesse provare qualcosa per lei?

Non voleva tornare alla Nevermore. Odiava quel posto nello stesso modo in cui odiava se stessa. Tanto e inesorabilmente.

Andò verso il bosco intenzionata a prendere un po' di aria prima di tornare dentro il castello. Il suo respiro era affannato e rumoroso, avrebbe potuto attirare l'attenzione del mostro e forse sarebbe stato meglio. Voleva morire, niente aveva più senso.

Sentì il rumore dei rami che venivano schiacciati dietro di lei. Si voltò di scatto e un grido lasciò la sua gola.

Poi ci fu solo buio.

The Devil Within|| Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora